I mini – tagli del cuneo fiscale vanno sostituiti da interventi straordinari per le nuove assunzioni

Francofonte, 10 settembre 2023 – Per stimolare la ripresa economica, servono provvedimenti che devono dare speranze alle imprese e ai professionisti che intendono investire e assumere, e fiducia ai giovani in un futuro che al momento è piuttosto oscuro.

Per sperare in una vera ripresa economica e per agevolare le assunzioni dei giovani, servono provvedimenti straordinari. Il taglio del cuneo fiscale, con la mini – riduzione delle tasse e dei contributi in busta paga, per aumentare lo stipendio dei lavoratori, si è finora rivelato insufficiente. Il cosiddetto “cuneo fiscale”, di cui si sente parlare spesso, è un indicatore percentuale che determina il rapporto tra le imposte sul lavoro e il costo del lavoro totale. Invece dei mini – tagli del cuneo fiscale operati negli ultimi tempi, servono interventi più significativi. Sono cioè indispensabili provvedimenti che devono dare speranze alle imprese e ai professionisti che intendono investire e assumere, e fiducia ai giovani in un futuro che al momento è piuttosto oscuro. Per stimolare la ripresa economica ed aiutare imprese, professionisti e giovani alla ricerca di lavoro, si devono introdurre agevolazioni che devono avere un triplice scopo:

  • evitare i licenziamenti del personale in carico;
  • incentivare le nuove assunzioni;
  • evitare che i giovani siano costretti a lasciare l’Italia per andare all’estero alla ricerca di lavoro.

Proposta per nuove assunzioni agevolate

Le proposte del Governo devono avere un forte impatto incentivante per imprese, professionisti e per i giovani. Ad esempio, il Governo potrebbe proporre agevolazioni a favore dei datori di lavoro privati e agli enti pubblici economici, che nei prossimi 10 anni, nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2024 e il 1° gennaio 2034, incrementeranno il numero dei lavoratori dipendenti con contratto di lavoro a tempo indeterminato. L’incremento della base occupazionale va considerato al netto delle diminuzioni occupazionali che si verificano in società controllate o collegate, a norma dell’articolo 2359 del codice civile o facenti capo, anche per interposta persona, allo stesso soggetto. Per i soggetti che assumono la qualifica di datore di lavoro a decorrere dal 1º gennaio 2024, ogni lavoratore dipendente assunto costituisce incremento della base occupazionale. I lavoratori dipendenti con contratto di lavoro a tempo parziale si assumono nella base occupazionale in misura proporzionale alle ore prestate rispetto a quelle del contratto nazionale. L’agevolazione spetta a condizione che:

a) i nuovi assunti siano di età non inferiore a 21 anni;

b) i nuovi assunti non abbiano svolto attività di lavoro dipendente a tempo indeterminato da almeno 12 mesi o siano portatori di handicap;

c) siano osservati i contratti collettivi nazionali;

d) siano rispettate le prescrizioni sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori.

Agevolazione con il limite annuo di 25mila euro

L’agevolazione potrebbe riguardare, fino al limite annuo di 25mila euro di emolumenti per ogni nuova assunzione, l’esonero dal pagamento di qualsiasi contributo previdenziale e assistenziale, nonché da qualsiasi pagamento di imposte in relazione alle somme corrisposte ai dipendenti. Per le nuove assunzioni agevolate, gli emolumenti percepiti dai dipendenti non dovrebbe costituire reddito tassabile ai fini Irpef e relative addizionali. Quindi, senza contributi e senza tasse per 10 anni, anche per dare certezze a imprese, professionisti e giovani. Superato il limite di 25mila euro, sugli importi eccedenti, saranno dovuti gli ordinari contributi e le imposte.

Bonus per ogni dipendente in più rispetto al 2023

L’esonero dal pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali, nonché delle imposte in relazione alle somme corrisposte ai dipendenti, dovrebbe spettare per ciascun lavoratore assunto e per ciascun mese, in base alla differenza tra il numero dei lavoratori con contratto di lavoro a tempo indeterminato rilevato in ciascun mese, rispetto al numero dei lavoratori con contratto di lavoro a tempo indeterminato mediamente occupati nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2023 e il 31 dicembre 2023. Per le assunzioni di dipendenti con contratti di lavoro a tempo parziale, l’agevolazione dovrebbe spettare in misura proporzionale alle ore prestate, rispetto a quelle del contratto nazionale. L’agevolazione dovrebbe spettare anche ai datori di lavoro operanti nel settore agricolo che incrementeranno il numero dei lavoratori operai, ciascuno occupato per almeno 230 giornate all’anno. In ogni caso, che sia questa la proposta del Governo, o che sia un’altra, l’importante è che si faccia presto per raggiungere gli stessi obiettivi, per stimolare la ripresa economica e aiutare le imprese, i professionisti e i giovani alla ricerca di lavoro. Diversamente, come spesso si dice, l’Italia diventerà sempre più un paese per soli vecchi.

Come spendere i soldi dell’Europa?

In questi ultimi mesi, si è anche parlato di un Governo in difficoltà perché non sa come spendere l’enorme quantità di soldi, circa 209 miliardi di euro, messa a disposizione dall’Europa. La situazione è paradossale perché i soldi ci sono, ma mancano progetti concreti. Insomma, i soldi ci sono, le risorse non mancano, ma manca la capacità di spenderle. Il Governo è in difficoltà perché messo di fronte a un problema con il quale nessun esecutivo della recente storia repubblicana aveva dovuto confrontarsi, almeno dai tempi del Piano Marshall, cioè dal 1945. E cioè: come spendere i 209 miliardi di euro messi a disposizione dall’Unione europea? E’ grande la preoccupazione dei cittadini, in considerazione delle difficoltà che si hanno abitualmente a spendere i fondi europei ordinari, e persino a formulare progetti seri e credibili per somme così ingenti.

Il Governo deve fare presto

Il Governo deve sfruttare al meglio le risorse europee, con l’Italia che tra sussidi e prestiti può accedere a ben 209 miliardi di euro. Per Mattarella, il Governo deve fornire “indicazioni ragionevoli e chiare”, ma senza perdere tempo. Al riguardo, è sempre attuale il “fate presto”, che gridò nel 1980 l’allora Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, in occasione del terremoto del 23 novembre 1980 che colpì l’Irpinia: “Fate presto per salvare chi è ancora vivo, per aiutare chi non ha più nulla”. Il “fate presto” di oggi significa anche sperare in interventi mirati del Governo per aiutare le tante persone in difficoltà, in particolare i giovani, che sono il futuro dell’Italia.

Mimma Cocciufa e Tonino Morina Esperti fiscali del Sole 24 – Ore

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