“Gregoretti”: quinta udienza preliminare del procedimento a Catania

Il Gup Nunzio Sarpietro dice “no” all’audizione di Palamara. Per Salvini decisione il 14 maggio. Lamorgese svela i trucchi delle navi-taxi Ong sui migranti.

Il Gup Nunzio Sarpietro ha saputo sicuramente costruire questo processo che allarga continuamente le sue maglie come una tela infinita, saggiamente componendo questo puzzle con l’audizione dei molteplici attori del caso “Gregoretti”, un quadro dal quale emergono multi criticità. Un processo internazionale che rivela grosse interferenze e problematiche politiche e diplomatiche da risolvere, per la richiesta di rinvio a giudizio dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona per aver ritardato lo sbarco da nave “Gregoretti” di 131 migranti nel luglio del 2019 ad Augusta, nel Siracusano.

Udienza iniziata a  ottobre, sono state raccolte tante testimonianze: Toninelli, Trenta, l’ex premier Conte, Lamorgese, Di Maio e il 5 marzo l’ambasciatore Massari su ‘ridistribuzione’ migranti in Europa. In qualità di rappresentante permanente dell’Italia all’Ue, tiene i contatti tra Italia e Unione per la redistribuzione dei migranti, compresi quelli della “Gregoretti”. L’ex ministro Salvini ancora presente nell’aula bunker del carcere catanese di Bicocca con il suo legale, l’avvocato senatrice Giulia Bongiorno.

Già una svolta importante era stata data dal ministro dell’Interno Lamorgese che, nella deposizione del 18 febbraio, rivela i trucchi Ong sui migranti: “Stazionano per giorni nelle acque libiche per caricare più persone possibile, aspettando anche tre, quattro giorni ”. Rivelazione deflagrante dove si evince che le navi Ong non sono altro che taxi del mare.

Testualmente: «Sono navi che possono stazionare con delle persone appena recuperate in acqua in attesa del Pos (place of safety), e che solo quando hanno l’imbarcazione piena ritornano». Continua: «Se non fossero in queste condizioni, allora appena recuperate le prime persone in difficoltà in mare dovrebbero immediatamente avvicinarsi verso Paesi sicuri; viceversa talora rimangono al largo anche più giorni».

Altro assist a Salvini, quando il giudice chiede: «Secondo lei qual è la differenza fra il caso Diciotti, Gregoretti e Ocean Viking?» risponde: «Ogni volta che c’è uno sbarco sicuramente ci sono delle difficoltà che affrontano tutti gli uffici. Oggi noi seguiamo la linea stabilita ne l decreto “Sicurezza”, nel 2018: possibilità di interdizione del porto poi effettivamente utilizzato. Ma, se vogliamo, nonostante il decreto di interdizione, sostanzialmente tutte le volte regolarmente sono scesi, perché c’è anche da dire che quando arrivano sulle nostre coste dobbiamo iniziare tutta la procedura della redistribuzione, rapporti con l’Europa e quant’altro. Su questo non c’è dubbio».

Il giudice Sarpietro chiede ancora «Quindi non trova una differenza sostanziale in questi tre casi?» e il ministro risponde: «Alla fine il risultato è stato, diciamo, più o meno analogo a quello precedente, anche se con motivazioni diverse».

Anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, nella sua testimonianza dà una versione dei fatti che aiuta Salvini«di solito, quando c’era un momento di criticità nel governo, a questo corrispondeva sempre un momento politico a tre, di solito o addirittura a due, in alcuni casi tra i due vicepremier e il presidente del Consiglio in cui si cercava la soluzione per lo sbarco». Quindi, la decisione di non far scendere i migranti fu presa di comune accordo con l’allora premier Giuseppe Conte. E aggiunge che anche in quel caso «potrebbe esserci stata una condivisione politica». E sulla redistribuzione dei migranti di quel periodo sostiene: «Il principio era quello di provocare il meccanismo della redistribuzione e di questo si trova traccia da più parti sia del ministro Toninelli, ma anche mia».

Il 14 maggio si saprà se il leader della Lega sarà rinviato a giudizio per sequestro di persona.

«L’ambasciatore ha ricordato la realtà – ha commentato Salvini alla fine dell’udienza –. Le politiche sull’immigrazione erano le stesse prima, durante e dopo. Anzi noi abbiamo avuto il merito storico di avere svegliato l’Europa». Su come finirà l’udienza preliminare «Non faccio pronostici, continuo a ritenere di aver fatto il mio dovere».

«La testimonianza dell’ambasciatore Massari è stata particolarmente efficace – ha continuato la senatrice Bongiornosiamo soddisfatti perché c’è stata continuità politica tra il “Conte uno” e il “Conte due”, tra Salvini e Lamorgese».

Salvini, che il 20 marzo dovrà comparire davanti al Gup di Palermo per la richiesta di rinvio a giudizio per i ritardi nello sbarco di 147 migranti dalla Open Arms nell’agrigentino, ha lanciato una sorta di allarme sbarchi, preoccupato perché «se nel 2021 gli sbarchi continueranno ai ritmi di gennaio e febbraio, rischiamo di superare quota 120 mila arrivi in un anno, impensabile con il Covid e le difficoltà economiche: Il governo Draghi si dovrà impegnare e concentrare sul controllo di chi entra e di chi esce in Italia, perché all’emergenza economica si somma quella sanitaria. Non ho alcun dubbio che anche su questo fronte l’Italia farà dei passi in avanti».

Presenti le parti civili nel procedimento: AccoglieRete, Legambiente ed Arci, rappresentate rispettivamente dagli avvocati Corrado Giuliano, Daniela Ciancimino e Antonio Feroleto; per una famiglia di migranti che era a bordo della “Gregoretti”, l’avvocato Massimo Ferrrante. Per la Procura distrettuale di Catania è presente il sostituto Andrea Bonomo.

L’avv. Giuliano aveva formalizzato la richiesta al gup Sarpietro di sentire come testimone l’ex pm Luca Palamara. Ma il gup, dopo una camera di consiglio, ha deciso che non sarà necessario.

La Bongiorno, nel sottolineare l’importanza della sicurezza negli sbarchi, poiché nei barconi si può anche confondere un terrorista, aggiunge «Non pensate che per me la vicenda Palamara finisca qui. Noi  siamo concreti, abbiamo un processo che si deve concludere e non possiamo fare in questo processo un altro processo che pure probabilmente ci sarà. Abbiamo chiesto al giudice di chiudere al più presto».

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