Il giardino Bellini ed il suo trenino dei ricordi

I ricordi hanno un suono , un colore, un profumo e viaggiano dentro di noi gelosamente custoditi nel cuore di ogni essere umano portando il nome della nostalgia

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Memorie forti che lasciano il segno nel proprio percorso di vita, a volte emozioni pure, come quelle trasmesse da una carezza ricevuta dalla mano gentile e premurosa del proprio nonno.

Gesti d’affetto che riaffiorano nella mente di ogni catanese, appartenente ad una generazione un po’ datata, che varca la soglia della Villa Bellini e viene catapultato indietro nel tempo, quando i cigni dentro la vasca centrale erano veri e non di metallo, quando le piume colorate dei pavoni accendevano la fantasia dei bambini che un po’ spaventati o forse stupiti si nascondevano dietro la rassicurante sagoma dei genitori.

I figli degli anni 2000 , probabilmente abbagliati dalla luce degli smart phone, non riescono più ad apprezzare la naturale bellezza del giardino Bellini, e purtroppo o per fortuna, non hanno più la possibilità di ammirare gli animali del piccolo zoo che animava le domeniche familiari, piccoli e grandi si soffermavano a salutare “Gino” la scimmietta dispettosa o a meravigliarsi davanti la calma dell’imponenza dell’elefantino indiano donato alla città dal Circo Orfei.

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L’affetto continua a riscaldare il cuore di chi lo ha ricevuto, e così tra la tristezza e la nostalgia, gli adulti ricordano indimenticabili papà che avevano la pazienza di portarli alla villa con le biciclette nel “piazzale delle carrozze”, o noleggiavano per loro le macchinine a pedali ( difficilissime da gestire ) per le corse nel piazzale di sabbia, o ancora, dopo varie insistenze e capricci, gli permettevano l’ennesimo giro sul trenino rosso con tanto di palloncino legato al polso per non farlo volare via durante la corsa.

Nonni che stringono forte la mano dei propri nipotini realizzando i sogni di entrambi.

Ed ecco davanti ai propri occhi il ricordo del volto della spensieratezza, che involontariamente ci riporta alla realtà schiaffeggiandoci il peso della vita. La nostalgia deve essere “somministrata” a piccole dosi, altrimenti diventa tristezza nella memoria di ciò che si è perduto.

Per i più romantici il Giardino Bellini è stato la cornice dei primi incontri d’amore, dei primi baci sulle panchine, delle prime passeggiate mano nella mano lungo il viale degli uomini illustri, a sussurrarsi con l’aiuto del profumo dei fiori ammalianti frasi d’amore .

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Eppure c’è chi da grande osava scavalcare il cancello per andare a giocare a frisbee o a calcio con gli amici, ed incredibile ma vero, c’e’ chi di notte si è intrufolato all’interno del giardino per rubarne le papere di metallo sistemate all’interno della fontana principale.

Anche per lo straniero la Villa Bellini conserva dei ricordi unici e indelebili, come ad esempio l’infinito piacere di stare seduti al sole, lungo la scalinata principale, a degustare la specialità dei nostri arancini al sugo.

Oggi nel polmone verde della città non esistono più le macchinine, non si vedono più le numerose famiglie ben vestite a spasso nei suoi viali, il tempo dei ricordi ha cambiato forma nello spazio, ed ecco la villa Bellini ricca di manifestazioni politiche, concerti, pop – market, ballerini di swing che saltellano felici a ritmo di musica, atletici cinquantenni fare del sano jogging, insomma i tempi cambiano e bisogna adeguarsi.

Probabilmente l’unica considerazione da fare e’ quella fatta dal noto giornalista inglese Ted Koppel:

“Diventa sempre più facile, quando si invecchia, annegare nella nostalgia”

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