Al Palazzo della Cultura di Catania si è svolta la seconda edizione di
“Etnabook – festival internazionale del libro”.
Un evento all’insegna della cultura che, animato da molti artisti ed autori, ha suscitato grande interesse tra il pubblico, spinto da una volontà di conoscenza, gli autori, editori e curioso di fronte ad un programma ricco di contenuti, rinnovato rispetto all’edizione passata.
“Il mondo dell’arte non è quello dell‘immortalità, è quello della metamorfosi.”
Ed è stata proprio la Metamorfosi il tema portante del festival, un mutamento interiore e esteriore, sia individuale che collettivo, che ha coinvolto gli autori e gli artisti nelle trame delle loro storie.
Intervista a Cirino Cristaldi, direttore artistico “Etnabook”
Com’è stato organizzare un festival con le misure anti-COVID?
“È stata una bella sfida. Ci siamo dovuti rimboccare le maniche sin da Marzo, abbiamo fatto una edizione online a Maggio con ventidue ospiti per il ‘Maggio dei libri‘ ma sono stati sessantadue ospiti in tutto il lockdown da fine Febbraio ad inizio Giugno e posso dire che è stata una sfida che abbiamo in parte vinto perché essendo in casa, siamo riusciti ad avere molto pubblico e a metter su un bel cartello. Il nostro festival era già pronto da prima infatti avevamo chiuso il programma già da Marzo. Il COVID ci ha messo a dura prova anche a livello economico però alla fine siamo qui. Ci abbiamo creduto, non abbiamo rinviato né annullato e alla fine il destino ha voluto che tutto andasse leggermente meglio anche se ancora siamo in lotta contro questa pandemia.”
Tra l’altro causa COVID avete avuto delle assenze…
“La nostra conduttrice non è risulta positiva, per fortuna tampone negativo però per tutta la normativa anticovid (che va seguita), l’intero cast è stato sottoposto al tampone ed ha perso diverse ore per la verifica del caso. Ester era molto dispiaciuta ma dobbiamo esser precisi e scrupolosi purtroppo.”
Cos’è cambiato dalla scorsa edizione?
“Bisogna sempre partire da una idea di base che deve essere ben strutturata cioè avere delle radici forti e poi è bello reinventarsi, aggiungere qualcosa con criterio. La tematica di quest’anno è la Metamorfosi. Abbiamo aggiunto nuove sezioni come Etna Kids, Etnabook Lab e per la prossima edizione abbiamo già altre idee che non possiamo svelare ancora. Pian piano cerchiamo di crescere sempre, puntando verso l’alto ma con tantissima umiltà che è quello che deve contraddistinguere sempre il nostro lavoro.“
Intervista a Claudio Pelizzeni autore di “In viaggio”
Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
“Il mio libro è un manuale di viaggio nel senso inteso come viaggio magari in solitaria che è quello che più spaventa le persone. Io ho un blog molto seguito (Trip Therapy) e mi capita di ricevere messaggi che all’apparenza appaiono anche banali ma evidentemente non sono così per le persone che hanno bisogno di cercare informazioni e di trovare la spinta giusta per partire. Allora ho deciso di mettere per iscritto tutto quello che ho imparato in tanti anni di viaggio, ormai sei anni. Ho fatto il giro del mondo senza aerei, ho affrontato frontiere all’apparenza impossibili e questo che possa essere un libro che permette alle persone di evitarsi settimane su internet per cercare informazioni richiesta ma arrivare dritto al punto e fare poi i conti con se stessi e partire davvero“.
Cosa ti ha spinto ad avere questo stile di vita?
“L’infelicità latente che avevo prima quando lavoravo in banca. Pur avendo uno stipendio fisso, un lavoro che molti anche cercano, ero una persona spenta dentro e così a trentadue anni mi sono licenziato, non avevo moglie né figli, ero responsabile solo di me stesso e ho provato ad inseguire i sogni e fortunatamente li ho realizzati“.
Una persona perennemente in viaggio che si è ritrovata a dover star chiuso durante il periodo di lockdown e a limitare i viaggi. Come stai vivendo tutto questo?
“Malissimo. E’ una situazione molto difficile per uno come me che ritiene che i confini siano una aberrazione. Non esistono in natura i confini, è una questione puramente politica. Ritrovarsi chiusi a non poter viaggiare è una sofferenza. Io mi sono dedicato all’Italia perché, avendo visitato circa cento Paesi nel mondo, posso serenamente dire senza campanilismo che è il Paese più bello del mondo però non rispetto al resto del mondo cioè presi singolarmente i Paesi sì, però ci sono centonovantasei Paesi nel mondo ed insieme non sono meglio dell’Italia. Manca ad una persona come me poter andare anche all’estero, poter essere anche libero di muoversi e di andare a stretto contatto con le culture e realtà locali come faccio io. Io non viaggio per collezionare cartoline ma per accumulare esperienze.“
Intervista a Emanuela Calì, editore della Lekton Edizioni, e a Simone Belvedere, scrittore di “Mens Extensa”.
“Siamo all’Etnabook ad esporre intanto la nostra prima collana che abbiamo presentato durante la prima edizione del festival, in particolare parliamo di “Mens Extensa” di Simone Belvedere e di “Verificare di essere umani” di Selenia Anastasi. In questa collana stiamo indagando il rapporto uomo/tecnologia sotto vari punti di vista infatti parliamo di saggistica, sia di filosofia della mente che di sociologia della cultura e fra pochissimo un anello sarà dedicato alla psicologia.”
Un tema che avrà attirato particolare attenzione anche nel mondo universitario.
“Certamente, entrambi i due anelli sono corredati da una prefazione scritta da docenti universitari dell’Università di Catania: Marco Mazzone e Alberto Giovanni Biuso.”
Come ha vissuto l’editoria la situazione covid19 e che soluzioni avete adottato in seguito?
“Come tutti gli ambiti anche quello dell’editoria ha subito una forte battuta di arresto dovuta al covid però non ci si perde d’animo, credo che la soluzione stia proprio nella tenacia.”
Di cosa tratta “Mens Extensa”?
” ‘Mens Extensa‘ è un saggio dedicato al rapporto dell’anima con il corpo e con il tempo è divenuto il rapporto tra hardware e software, un dualismo che divide l’uomo ieri come oggi.”
L’uomo è cambiato attraverso la tecnologia? Come vedi il rapporto tra i due aspetti?
“Vedo il rapporto dell’uomo con la tecnologia in dislivello: una facoltà in anticipo sull’altra e quella che arranca dietro è quella umana. Tutto ormai passa attraverso i social o deve avere una manifestazione social. Più che social si valorizzano i valori antisociali. Nonostante questo nei momenti critici come quelli del lockdown, un social network può tornare utile magari a sopperire alla lontananza.”
Intervista a Alessandro Giovanni Bulla, scrittore di “L’elefante dall’animo di cristallo”
“Il mio libro potrebbe essere definito come un viaggio all’interno dell’anima di una persona che ritorna verso la propria terra e che attraverso l’utilizzo della prosa lirica, mescolata alla prosa vera e propria, mostra quelle che sono le sue visioni sulla vita, sull’arte, sull’amore, sul tempo e sulla famiglia, attraverso l’inserimento di vari incontri, varie esperienze e ricordi. Credo che sia un libro pieno di messaggi significativi che ho voluto dare al pubblico.”
Un animale maestoso come l’elefante ma con un animo fragile, da ciò si evince una certa sensibilità all’interno del libro.
“Rappresenta pienamente la dicotomia tra quello che può essere l’aspetto esteriore di una persona rispetto alla sua interiorità che può essere così vasta e delicata a volte.”
Da cosa è nata l’esigenza di scrivere questo libro?
“Semplicemente la voglia di esprimere agli altri qualcosa che nella vita reale di tutti i giorni è difficile comunicare.“