Cecil Hotel, il caso irrisolto sulla morte di Elisa Lam

Storia di cronaca nera accaduta nel 2013 a Los Angeles, e che ha incuriosito e allo stesso tempo inquietato tutto il mondo.

Un caso irrisolto e avvolto ancora oggi nel mistero, la cui protagonista è una studentessa 21enne canadese di origini cinesi, Elisa Lam, morta in circostanze alquanto inspiegabili. Sulla piattaforma digitale Netflix è stato rilasciato l’11 febbraio scorso il documentario “Sulla scena del delitto: il caso del Cecil Hotel“, diventato già uno tra i più gettonati. La scomparsa della ragazza è avvenuta nel 2013 a Los Angeles, in California, e fa ancora parlare tutto il mondo. Cosa accadde all’interno del Cecil Hotel? Un poliziotto che indagò sul caso ha affermato: «Il Cecil è un hotel ingannevole, in apparenza è bello, ma in realtà è l’opposto della bellezza», mentre una ex dipendente dell’hotel che ha rilasciato un’intervista, ha confessato: «Dirigere un hotel come il Cecil, presenta delle difficoltà molto particolari. È un luogo pieno di problemi. Già al mio secondo giorno di lavoro, il capo della manutenzione venne a dirmi che c’era un problema. Gli chiesi, in che senso? – continua la donna – uno dei nostri ospiti era morto in una delle camere. È un evento difficile da elaborare…molto difficile. Prima di lavorare lì non avevo mai avuto a che fare con cadaveri o medici legali o anche con la polizia. Fu un’esperienza che mi fece aprire gli occhi, ma poi scoprii che succedeva spesso». L’hotel (in cui attualmente nello stesso edificio vi è un’altra struttura che si chiama “Stay on main“) è situato nel quartiere degradato di Skid Row e ospita sin dalla sua apertura persone di ogni ceto sociale. È conosciuto perché teatro di strane sparizioni e omicidi e perché frequentato soprattutto da criminali ricercati, tossicodipendenti, prostitute e malati mentali.

A Elisa venne diagnosticato il disturbo bipolare di tipo 1, assumeva quattro farmaci tra cui antidepressivi, ma nonostante ciò sembrava una normalissima ragazza e non aveva mai mostrato istinti suicidi. Prima della permanenza all’interno dell’hotel era solita postare sui social i suoi pensieri (spesso anche negativi), viaggi e immagini che riguardavano l’arte, ragion per cui la polizia di Los Angeles (LAPD) sezione omicidi e rapine, analizzò ogni singolo dettaglio a partire da queste piste. Come è cominciato tutto? La 21enne si trovava in viaggio da sola negli Stati Uniti, passando prima da San Diego per poi infine alloggiare a Los Angeles. I detective vagliarono delle possibilità, una è che Elisa non volesse essere trovata e l’altra che si fosse persa o che le fosse successo qualcosa di grave. Infatti, il Cecil Hotel venne perlustrato stanza per stanza alla ricerca di indizi utili per il ritrovamento, ma sfortunatamente non venne trovato nulla e quindi l’ipotesi più plausibile sarebbe stata il suicidio. Antecedente alla sua morte vennero trovati dei filmati delle telecamere di sorveglianza in cui veniva ripresa in ascensore. Il comportamento, come si può notare dalle immagini era anomalo, poiché improvvisamente iniziò a premere tutti i tasti della pulsantiera e successivamente, in stato di allerta si nascose in un angolo. Dopo ciò, continuò a guardare fuori e a uscire dall’ascensore come se lì fuori ci fosse qualcuno. Questo sospetto era da attribuire al post che scrisse sui social riguardo dei presunti inseguimenti. Si ipotizza, dunque, che in realtà fosse davvero in compagnia di qualcuno. I gesti erano sempre più bizzarri e a tratti anche inquietanti. Il video venne reso pubblico in rete dagli investigatori e divenne subito virale, raggiungendo milioni di visualizzazioni. Il corpo esanime di Elisa fu ritrovato 19 giorni dopo, da un addetto alla manutenzione che fu incaricato di verificare la pressione dell’acqua. Esso si ritrovava già in avanzato stato di decomposizione, all’interno di una cisterna sul tetto dell’hotel. I risultati autoptici non rilevarono nulla di anomalo, sia a livello tossicologico che di violenza fisica. Le uniche sostanze ritrovate nel corpo della ragazza furono i farmaci che già assumeva per il curare il suo disturbo. La polizia, tutt’oggi, brancola nel buio e dopo aver considerato diverse ipotesi non ha una spiegazione su cosa ci facesse il suo corpo proprio lassù, considerato il fatto che il coperchio della cisterna si trovasse completamente chiuso (il dipendente dichiarò inizialmente di averlo trovato aperto, mentre la polizia dichiarò il contrario) e che la ragazza venne ritrovata senza vestiti addosso. Ad oggi, però, gli investigatori propendono più pensare che si sia trattata di una morte accidentale, ovvero che sia morta per annegamento dopo essersi introdotta all’interno e non essere più riuscita a ritornare a galla. Dopotutto, Elisa soffriva del disturbo bipolare, malattia molto grave che spesso causa anche allucinazioni.

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