Caso Nibali espulso dalla Vuelta. Il rispetto delle regole

IL RISPETTO DELLE REGOLE: ma forse la gara poteva essere neutralizzata. Nibali l’ha combinata grossa al Giro di Spagna: coinvolto in una maxi caduta ha usufruito di qualche centinaio di metri di traino da parte della sua ammiraglia. Qualche precedente dimenticato e qualche screzio evidenziato. Tiralongo ritirato. 

La seconda tappa della Vuelta, da Alaurin de la Torre a Caminito del Rey, ha detto tante cose, forse più di quanto era lecito attendersi. Ha detto che l’inedita salita finale non era di certo una salita solo buona per gli abbuoni, come qualcuno aveva con troppa sufficienza sostenuto. Ha ufficializzato il fatto che Chavez sia un buon corridore. Ha evidenziato che la distribuzione di forze e gli equilibri fra i migliori sono un po’ cambiati.
Ha ricordato a tutti che il gruppo ha buona memoria, mentre invece gli organizzatori dimenticano facilmente. Che il traino è punito con l’espulsione dalla corsa, che l’esperienza di Vincenzo Nibali all’Astana forse si è conclusa, in quanto i kazaki l’hanno pressoché scaricato. 
Cerchiamo di andare con ordine.
Il colombiano Chavez ha vinto in modo autoritario dimostrandosi il più sapiente sul duro strappo finale, rinvenendo perentoriamente su Quintana, Doumulin e Roche che si stavano spegnendo dopo essere partiti troppo presto. Quintana aveva aperto le danze all’inizio dell’erta finale anticipando stranamente le sue abitudini.
Un segnale che Nairo corre in appoggio a Valverde? Troppo presto per dirlo, in ogni caso segniamo questo indizio. Sta di fatto che il murciano non è mai arrivato e Quintana più si saliva più perdeva smalto. Per contro, Chavez in un nonnulla, lasciando ai meno due la nobile compagnia di Froome, Valverde e Rodriguez, si portava sui primi ed aveva facilmente ragione di loro. Segniamo anche questo sul taccuino, più avanti potrebbe essere utile.
Si diceva della distribuzione delle forze, Froome è apparso un po’ appannato, Valverde poco disposto a spendere, Rodriguez non troppo pimpante, di Quintana dallo strano atteggiamento si è già detto, da Aru era lecito attendersi qualcosa in più su pendenze amiche, Van Garderen in linea con le sue capacità.
Nibali è già a casa. L’ha combinata grossa.
Coinvolto in una maxi caduta ai meno trenta con buona parte del gruppo, ha probabilmente usufruito di qualche centinaio di metri di traino da parte della sua ammiraglia guidata da Shefer. Si era ai meno quindici ed il momento era delicato, da un po’ Cataldo, Vanotti e Rosa si erano staccati dopo aver dato quel che potevano per poter riportarlo sotto. Il gruppo dei migliori era però ancora lontano. La stupida ed irregolare boccata d’ossigeno è servita forse a portalo più rapidamente su Zeits con il quale avrebbe poi completato il complicato inseguimento. Sciocchezza colossale sotto gli occhi di tutti, forse inutile, in ogni caso non giustificabile. Decisione inevitabile ed esemplare. Sul fatto non aggiungo altro, sarebbe come rigirare il coltello nella ferita.
Invece vorrei sottolineare come in tanti abbiano abbiano rapidamente dimenticato cosa fosse successo solo un mese fa in condizioni assai simili. Nella tappa dello scorso Tour, da Anversa ad Huy, una maxi caduta aveva portato in quel caso alla neutralizzazione della corsa. In pochi in quella occasione hanno avuto a che ridire. Ieri, chi prende le decisioni, ha dimostrato di aver già dimenticato quel singolare precedente. 
Non dimenticano in tanti nel gruppo, che sapendo delle difficoltà di Nibali, hanno invece calcato i piedi sui pedali.
Ritornando sul brutto episodio che ha visto protagonista Nibali, vorrei soffermarmi su alcuni particolari che non mi sembrano marginali.
Subito dopo la caduta, i tanti Astana, coinvolti assieme a Nibali, prendono immediatamente il via ad eccezione di Tiralongo e del messinese. Nella interminabile attesa che dall’ammiraglia arrivasse una nuova bici perché Vincenzo possa ripartire, i due, uno accanto all’altro, non si scambiano neanche una battuta. Due estranei. Strano, ma forse non troppo, Tiralongo è uomo di fiducia di Aru.
Successivamente, cominciato l’inseguimento, Nibali troverà più avanti ad attenderlo prima tre uomini, Cataldo, Rosa e Vanotti, più tardi Zeits. Leon Sanchez non si è stato mai fermato. La squadra forse doveva prima assicurarsi che Aru fosse rientrato?
In ogni caso si è avuta la sensazione che il rientro di Nibali non fosse una priorità assoluta del team.
Questi indizi credo sia più importante fossero segnati sul taccuino di Nibali.
Mentre scrivo, apprendo che nel corso della frazione da Mjias a Malaga, che Tiralongo, regolarmente partito, si è ritirato. Dispiace.
L’argomento che ruba la scena è però la clamorosa esclusione di Nibali. Inutili fiumi di parole faranno da contorno a questa fase della corsa. Inutili perché lo sport dovrebbe basarsi sulla chiarezza delle norme, delle eventuali sanzioni e sulla imparzialità della loro applicazione.

Io, da sempre, sono per il rispetto delle regole.

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