“Amori tossici”, al Teatro Alfeo di Siracusa debutta “Il mio nome è Aretusa”

Con “Il mio nome è Aretusa” prosegue “Amori tossici”, la rassegna teatrale diretta da Massimo Tuccitto e promossa dall’associazione culturale Godot con il Teatro Alfeo e la partecipazione del Centro Antiviolenza Ipazia.

Lo spettacolo, diretto da Ornella Matranga, debutterà sabato 6 aprile, alle 20.30, al Teatro Alfeo di Siracusa, nel cuore di Ortigia, per poi andare in replica il 7 aprile alle 18.30 e il 20 aprile di nuovo alle 20.30. Ovidio dà voce a un’Aretusa che parla di sé in prima persona, si riappropria della sua storia, dipinge i fatti in modo tanto nitido da renderli concreti, tangibili. Ciò che in modo più violento subisce da Alfeo sono le sue parole, la sua voce che la chiama: “Aretusa, dove corri Aretusa?”.

Questo è stato il punto di partenza per lo studio condotto da Ornella Matranga e Arianna Pastena, co-autrice del testo e attrice che interpreterà Aretusa, in scena con Massimo Tuccitto. Alfeo si appropria del nome di Aretusa, non è lei a presentarsi, non apre nessun varco all’insistenza dell’uomo, lui la chiama ed ecco che ciò che di più caro esiste per un essere umano, la sua identità, il suo nome, diventa violenza, un incubo reiterato per l’eternità, impossibile da rimuovere.

Spiegano Matranga e Pastena: «“Il mio nome è Aretusaè il nostro desiderio di restituire a una donna la propria libertà, di riscattare una solitudine cinta da alte mura, di restituirle la vita e il modo giusto di amare, perché non c’è niente di romantico in quello che Alfeo le infligge. La nostra eroina trascinerà gli spettatori in un rapporto intimo e confidenziale in cui svelerà che tutto quello che accade da secoli attorno alla sua fonte si riflette nelle sue acque e le permette di immaginare e scoprire esperienze e sentimenti che non potrà mai vivere. Voci e suoni contemporanei entreranno in dialogo con la dimensione mitologica di Aretusa che giocherà a imitare e rincorrere frammenti di vita umana, fino a renderli ricordi propri, talvolta dolci, talvolta dolorosi, frammenti che allevieranno la sua eternità e che la renderanno protettrice di chi desidera amare davvero».

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