AL VIA LA VUELTA, L’ULTIMO DEI GRANDI GIRI. Sabato prossimo, 22 settembre, prenderà il via il Giro di Spagna, terzo ed ultimo grande giro della stagione.
Tanti motivi e qualche matassa imbrogliata da districare, rendono questa edizione particolarmente attesa. La corsa spagnola da tempo ha assunto un’importanza fondamentale per la sua collocazione nel calendario internazionale, ciò a seguito dello spostamento del periodo in cui viene disputata che ha portato la corsa iberica a stretto a ridosso del campionato del mondo. Un perfetto trampolino di lancio che ha sin da subito ha contribuito ad impreziosire il suo parterre. Con il consequenziale accrescimento di prestigio, legato indissolubilmente al livello dei partecipanti, la corsa è finita per diventare, oltre che un importante obiettivo, anche un ottimo esame di riparazione.
Valenze, non tutte presenti quando la Vuelta si disputava poco prima del Giro d’Italia, che invece riscontreremo nell’edizione che si appresta a partire. Un’edizione molto nervosa che promette grande spettacolo. Riallacciandomi al post pubblicato in gennaio subito dopo la sua presentazione, il tracciato sembra studiato nei dettagli per ammiccare gli uomini di casa Valverde e Rodriguez. La stagione in corso ha poi fatto i suoi distinguo, indicando chiaramente nel primo quello fra i due che possiede le migliori credenziali.
E’ presumibile infatti che l’Embatido, uscito galvanizzato dall’ottimo Tour de France, raggranellando secondi nei tanti arrivi in salita presenti nella prima fase (nelle frazioni 2^-4^-6^-7^-9^) , buoni solo per gli abbuoni, riesca a rimanere a galla fino all’atto decisivo che potrebbe coincidere con la crono di Burgos (17^). Sulla non impossibile distanza di questa prova, di soli 39 km, Valverde potrebbe provare a difendersi egregiamente. Rodriguez, invece, aldilà dei buoni propositi dichiarati, sembra essere tornato alle antiche attitudini che lo vedono soprattutto tagliato per i successi parziali. In ogni caso difficile per lui colmare l’handicap contro il tempo con il quale presumibilmente concluderà la prova di Burgos.
Cominciamo con la prima matassa non del tutto dipanata nel corso del Tour. Valverde ha in casa il principale avversario, probabilmente il migliore del lotto. La Movistar, infatti, schiera un Quintana voglioso di ribadire la evidente superiorità messa in mostra nell’ultima fase del Tour. Il colombiano, in barba alla condotta di gara del compagno di casacca, potrebbe approfittare delle notevoli pendenze negli arrivi a Cumbre del Sol (9^), a Cortals d’Encamp (11^), a Sotres Cabrales (15^),ad Ermita de Alba (16^), per mettere sufficiente distanza fra se e gli altri.
Alla Movistar cercherà di opporsi in primis l’orgoglio rimasto a Froome. L’inglese ha concluso il Tour assai stanco e resta un grosso punto di domanda quale sia la sua volontà di saper stringere i denti e soffrire; in ogni caso si avvarrà di una compagine di primissimo ordine. Poi anche l’Astana, altra intricatissima matassa. Lo squadrone kazako si presenta con Nibali incastonato, senza non poca pressione, nel gruppo fedele a Aru.
In squadra anche Landa, il quale sembra fuori dai giochi per la leadership interna. Il nuovo contratto, che l’anno prossimo lo porterà a vestire i colori Sky, e la forma approssimativa messa in mostra alla Vuelta a Burgos, lasciano pochi dubbi.
Aru ed il suo gruppo, che sin dall’inizio della stagione hanno avuto in programma di disputare la Vuelta, oggi si trovano a dover ospitare fra le loro fila Nibali, una personalità ed un blasone di primissimo spicco. Nessuno pensa che il messinese si schieri per fare numero o per accettare facilmente ruoli di subalternità, Vincenzo parte per far bene, per vincere. La strada indicherà se ciò sarà possibile, ma ognuno sin da ora credo conosca bene quali siano le gerarchie in squadra.
Un ingeneroso esame di riparazione, richiesto pubblicamente a Nibali, ha generato questa situazione ai danni di Aru che non meritava questo brusco cambio di programma. Entrambi sono dei numero uno. Un concetto ben chiaro a Vinokurov visto che nelle ultime due stagioni non hanno mai corso assieme. Sistema più che sicuro per evitare l’insorgere di pericolose rivalità. Oggi, la logica delle cose, ci indica che solo flebili motivazioni del messinese, oppure una sua scarsa condizione di forma, possono ribaltare le scontate gerarchie a favore del sardo. Se ciò dovesse accadere speriamo non sia troppo tardi.
Fra gli altri, diversi meritano più di una attenzione. Van Garderen ci riprova, al comando della BMC, dopo il brutto stop del Tour. Majka cercherà di rialzare la cresta in una stagione con tanti passaggi grigi, sarà lui il capitano Tinkoff.
Rolland speriamo abbia voglia dimostrare di essere uomo di classifica. Il francese è spesso protagonista quando finisce fuori dalle zone alte. Ciò non rappresenta un attestato di valore assoluto. Un po’ di considerazione la meritano anche Chaves, sempre sulla rampa di lancio e mai decollato, Frank Schleck per i suoi trascorsi, Tom Doumulin, uscito di scena troppo presto al Tour ma uomo di sicura classe, forse Van den Broecke, se sarà capace di cercare un difficile rilancio.
Conservo per ultima la sottolineatura di Pozzovivo. Il lucano, caduto malamente al Giro, non schierato al Tour per non creare ombre ai padroni di casa Peroud e Bardet, parte con ottimi propositi. Punta alla top 5. Difficile, ma non impossibile. Lo seguirò con attenzione e simpatia. Ritornando un po’ indietro alla storia degli esami, scherzandoci un po’ sopra, penso che se a Nibali viene idealmente imposto di superare un esame di riparazione, contemporaneamente, ad Aru viene chiesto di affrontare un imprevisto esame di maturità.
Non mi resta che augurare ad entrambi di superarli brillantemente.