“Il fruscio del tempo – Essere o non essere… umano”, con Antonio Starrantino, approda venerdì 30 settembre, alle ore 21 al Castello Ursino di Catania
Dopo i successi delle repliche precedenti, alla Sala Magma (in primavera) e a Noto (estate, ospite della rassegna “Atto Unico Teatro Festival 2016”), “Il fruscio del tempo – Essere o non essere… umano”, di cui è protagonista assoluto Antonio Starrantino, approda venerdì 30 settembre, alle ore 21 alla Corte del Castello Ursino, piazza Federico II di Svevia (ma, in caso di avverse condizioni atmosferiche, al coperto, dentro il Maniero) continuando quel percorso da laboratorio permanente tanto caro al regista Salvo Nicotra coadiuvato, in questa produzione, dall’autore Antonio Caruso che offre anche mobile e quasi impalpabile “presenza” e voce per alcune citazioni da Seneca e Pirandello.
Lo spettacolo, che fa parte del ciclo “Dalla Sala Magma al Castello Ursino”, è ospite della rassegna “Estate in città”, organizzata dal Comune di Catania, Assessorato ai saperi e alla bellezza condivisa (assessore, Orazio Licandro) ed è realizzato sotto gli auspici dell’Assessorato al Turismo, sport e spettacolo della Regione siciliana. È previsto un biglietto di ingresso di euro 5,00 e – per motivi di sicurezza – saranno ammessi spettatori sino ad esaurimento dei posti.
Mentre attende di sostenere l’ennesimo “improbabile” provino, un attore, muovendosi come in una sorta di labirinto, concreto e astratto allo stesso tempo, si misura con il monologo più noto dell’intera letteratura teatrale; in ballo c’è l’attribuzione del ruolo più ambito, quello del protagonista Amleto.
Le parole del Bardo diventano pretesto per una lunga serie d’ipotesi interpretative, non solo in chiave tecnico-attoriale ma anche in quella più ampiamente semantica. Il protrarsi dell’attesa porta la sottile introspezione sino a esiti inaspettati in cui, partendo dai “come” e dai “perché” connessi al “mestiere” di attore, si giunge a riflessioni sullo scorrere del tempo, sul suo valore e sull’uso o abuso che se ne fa.
Il tempo coincide ovviamente con l’esistenza ed il nesso tra l’essere (e il non essere) e lo scorrere lieve – solo apparentemente silenzioso – del tempo appare evidente nell’accostamento, che diventa irrimediabilmente confronto, tra il minimalismo delle azioni quotidiane – ripetitive, spinte sino al paradosso e all’assurdo, persino al ridicolo e al grottesco – e il senso profondo dell’umana esistenza, con la consapevolezza che, in un’ideale ciclicità, è assai impalpabile il confine tra commedia e tragedia come quello tra vita e l’aldilà.
Direttore di scena è Orazio Indelicato; fotografo di scena: Simone Nicotra.