Alkantara Fest ospiterà Ciatuzza, Rita Botto e Meszecsinka

Giovedì 25 agosto, due protagoniste della nuova canzone di radice popolare per la serata al femminile del festival etneo di musica folk e world music; venerdì 26 dall’Ungheria la formazione che fonde folk bulgaro e ungherese con echi orientali e la sperimentazione su ritmi latini e funky.

Ciatuzza ph Danilo Pavone

E’ la giornata delle donne quella di giovedì 25 agosto all’Alkantara Fest, la rassegna itinerante di musica folk e world in provincia di Catania, diretta da Mario Gulisano e ideata e organizzata dall’Associazione culturale Darshan. Al Castello Ursino di Catania saranno le “Vuci ri donna” a cantare, con due protagoniste catanesi della canzone siciliana di radice rivisitata. Da una parte Ciatuzza, nome d’arte di Giada Salerno, accompagnata dal chitarrista Danilo Pavone; dall’altra Rita Botto, eccezionalmente accompagnata da Raffaele Gulisano alla chitarra e Davide Urso al marranzano, ai tamburi e al mandolino.
Ciatuzza. Nata e cresciuta a Catania, Giada Salerno si è appassionata al canto da ragazza dietro l’esempio della madre Mirella Maugeri, che cantava in casa ed era una studiosa di teatro e poesia dialettale. Negli anni del liceo e dell’università ha coltivato l’interesse e l’amore per la musica attraverso lo studio del pianoforte, della chitarra e del canto popolare. Giada, infatti, ha continuato a studiare la poesia dialettale, la letteratura siciliana e l’etnomusicologia dedicandosi a qualche “ricerca sul campo” anche attraverso la professione di insegnante nella scuola secondaria. Nel 2001 si è trasferita a Milano, dove ha intrapreso lo studio delle sillogi ottocentesche, e non solo, di canti popolari, con accresciuto interesse per le composizioni femminili. Risalgono al 2009 le prime composizioni su testi dialettali e “nasce” Ciatuzza. Nel 2010 studia tamburello siciliano col polistrumentista catanese Fabio Tricomi e col cantante e polistrumentista Stefano Torre, mentre approfondisce la conoscenza della chitarra e della musica sefardì col chitarrista Denis Stern. Nel 2012 esce autoprodotto Tant’amuri r’unni veni che l’anno dopo viene pubblicato dall’etichetta Aicsound Map di Milano. Inizia a collaborare anche col polistrumentista Giorgio Maltese, con l’autore, poeta e cantante popolare Francesco Giuffrida e altri musicisti del panorama folk esibendosi in vari eventi sia a Milano che in Sicilia.
Ciatuzza pratica il dovere della memoria con gioia. Se il primo disco Tant’amuri r’unni veni raccoglie 27 canti popolari, il secondo Vurria vulari contiene 19 “canzuni”, alcune inedite scritte dallo studioso catanese di canti popolari Francesco Giuffrida, due delle quali, L’amanti miu e Unni si, omaggio a Peppino Impastato attraverso la voce della madre Felicia, vincitrici del premio nazionale Giovanna Daffini nel 2013 e 2014. «Nella copertina realizzata dall’artista catanese Alice Valenti, una ruota di carretto, tutta istoriata, si libera in aria – spiega Ciatuzza e attaccata c’è una donna col “tuppo”, lo sguardo basso, la voglia di leggerezza, di evasione, una vedova o la madre di un figlio morto di mafia. Storie di “fimmini”, che riportano un’immagine della siciliana fuori dallo stereotipo della donna casta, modesta, silenziosa. Ci sono anche ninne nanne che comunicano dolore, miseria, preoccupazione».

Rita Botto

Rita Botto. Anche per Rita Botto, sarà un concerto molto al “femminile” questo per Alkantara Fest che pescherà molto dal canzoniere popolare di Rosa Balistreri e dal disco di ninne nanne Ninnaò del 2012. In mezzo anche un inedito – Garofalo germato scritto per lei da Davide Urso dei Beddi che la accompagna insieme con Raffeele Gulisano degli Uzeda, bassista rock “fuori contesto” in un ambito folk, per un trio inedito che mette insieme la voglia di tre amici di sperimentare nuove idee.
Rita Botto è una cantante che trova nella sua Sicilia l’energia di riprendere le radici sonore che oggi son tornate di attualità. Artista versatile, la cui principale dote è la comunicatività, vanta una voce mediterranea tutta da scoprire: potente, duttile, spesso accarezzata da un vento aspro e malinconico. Rita Botto musicalmente esordisce a Bologna, vero trampolino di lancio per il suo futuro artistico. Gli stili che Rita Botto fa propri vanno dal repertorio della musica leggera italiana a quella brasiliana, passando per i registri afroamericani del blues e del jazz. Durante un lungo periodo di riflessione nasce la voglia di dare voce ai suoni della propria lingua: il siciliano. Il calore del timbro della voce, la passionalità, quella sua maniera di mettere in scena una certa espressività “teatralmente” mediterranea calzano a pennello per l’inizio di questa esperienza. Folgorante è stata la scoperta della cantante folk Rosa Balistreri, vera icona della canzone tradizionale siciliana. Inizia così l’attività concertistica in giro per l’Italia, accompagnata da musicisti che reinterpretano la tradizione popolare in una chiave moderna di matrice world-jazz che trova la sua prima espressione su disco in Ethnea. Il 2004 è l’anno della svolta, quello della prima tournée internazionale con Banda Ionica e Roy Paci, in importanti festival a Siviglia e Barcellona; e soprattutto l’anno del vero esordio discografico con Stranizza d’amuri, 14 canzoni tra brani originali e cover d’autore. A novembre 2007 arriva il secondo disco, “Donna Rita”, un doppio cd nel cui packaging c’è spazio anche per la ristampa di Ethnea. Nel 2012, Rita realizza il suo sogno d’incidere un disco sulle ninne nanne siciliane, dal titolo Ninnaò, puntando sulla ricerca dell’essenzialità e dell’eleganza. Nello stesso anno, per il festival internazionale “La Notte di Giufà”, la Botto e La Banda di Avola rielaborano canzoni del repertorio isolano, raggiungendo una nuova sintesi, potente, emozionante, a volte ironica tra due espressioni musicali radicate nella cultura popolare siciliana: il canto femminile e le bande cittadine. Da questa esperienza nasce, a distanza di pochi mesi da “Ninnaò”, un altro lavoro discografico da titolo Terra ca nun senti. Nel 2015 Rita e La Banda di Avola si ritroveranno sul palco del Capodanno di Torino per l’evento “Quando la Banda passò”, una sfilata di bande provenienti da varie parti del mondo, preludio al concerto di Vinicio Capossela e della Banda della Posta.

Meszecsinka by Jónás Jácint

 

 

Venerdì 26 agosto l’Alkantara Fest, la rassegna itinerante di musica folk e world in provincia di Catania, diretta da Mario Gulisano e ideata e organizzata dall’Associazione culturale Darshan, ospita al Castello Ursino di Catania i magiari Meszecsinka, brillante esempio di world music ricca di spunti e influenze.
La formazione: Annamári Oláh voce e flauti; Emil Biljarszki tastiere e chitarra; Árpád Vajdovich basso; Dávid Krolikowski percussioni. Meszecsinka è figlia di una storia d’amore, cominciata sotto la luna piena. In bulgaro, infatti, significa “piccola luna” e viene da una delle canzoni folk bulgare preferite di Annamari. Meszecsinka è intimo, magico e fragile, come ogni figlio d’amore. Lei canta in sette lingue (ungherese, zingaro, bulgaro, finnico, inglese, arabo e spagnolo), viene da due Paesi (Ungheria e Bulgaria) e conduce nel Paese delle meraviglie, dove il folk bulgaro e ungherese convivono con la musica latina e il funky, con gli echi orientali e la sperimentazione. I membri di Meszecsinka provengono da band riconosciute a livello internazionale – Korai Öröm, Fokatelep, Kampec Dolores – verso questo luogo intimo con uno scopo: stare bene e fare solo ciò che vogliono fare. La musica realizzata con questo spirito ha raggiunto molta gente, la band si è esibita nei principali teatri d’Ungheria come il Millenáris o il Palace of Arts e in tanti festival in patria e all’estero (Austria, Croatia, Poland, Slovenia, Bulgaria). Nel 2011 Meszecsinka ha vinto un tour nordamericano grazie al concorso Folkbeats. Nel 2013, la band ha suonato 13 concerti in 11 città di Usa e Canada, compresi alcuni grandi club di New York e Toronto. Grazie al successo ottenuto, Meszecsinka furono invitati a tornare negli Stati Uniti nel 2014.
Nel 2012 l’ungherese Narrator Records gli pubblica il disco d’esordio, e un video dove Annamari esprime la sua maniera personale di suonare la chitarra. Nel maggio 2014 Meszecsinka si esibisce in Russia, a Mosca dove realizzano il video di “Hajnali ének/Cigane”. Un altro video dei Meszecsinka, quello del brano “Kinyílok”, diretto da Eszter Csepeli. È salito nella Top 10 della classifica del World Music Network and Roots. Lo scorso anno è uscito un nuovo ep “Ai” e in autunno il video de “La piconera”. Sempre nel 2015 Meszecsinka si sono esibiti al Womex (World Music Expo) a Budapest.
Álomban ébren (Awake In A Dream) è il nuovo lavoro della band, uscito a inizio luglio, che vede la collaborazione del chitarrista e produttore armeno-russo Karen Arutyunyan. La stampa magiara ha elogiato il disco, “geniale” per il magazine HVG e “forse il miglior album di world music dell’anno” per Magyar Narancs. Nell’album Meszecsinka vanno ancora più a fondo e più in alto nel loro unico mondo magico.

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