Inaugurato con un concerto, il nuovo corso del Conservatorio Bellini di Catania

La festa per la trasformazione dell’Istituto Musicale Bellini nel nuovo ente, svoltasi nel teatro cittadino al Cigno intitolato.

Può la festa di statizzazione di un Istituto musicale divenuto Conservatorio, diventare un grande concorso di popolo, ovviamente di parenti e interessati e studenti del medesimo ma anche cittadini che gioiscono di un percorso durato oltre settanta anni? Si, può accadere, se si legge come paradigma del secondo dopoguerra.

Il concerto inaugurale dell’anno accademico 2023 dell’ex Istituto musicale “Bellini” di Catania, come lo abbiamo  appellato per decenni, adesso lo definiremo Conservatorio di Stato, svoltosi nel pomeriggio di domenica 22 gennaio, in quel teatro inaugurato nel maggio 1890 a nome proprio del Cigno etneo  (non dobbiamo mai dimenticare tale inaugurazione: le aquile simboliche del prospetto, mentre ci parlano degli uomini illustri che vollero la sua costruzione, in primis il Ministro e Senatore, Salvatore Majorana Calatabiano poi il Sindaco Giuseppe Pizzarelli, custodiscono mute il loro segreto arcano) , ne ha definito forme e modi.

Dopo i saluti di rito del Sovrintendente del Bellini, Giovanni Cultrera di Montesano, del professore Carmelo Galati Presidente della istituzione musicale, del Maestro Epifanio Comis, Direttore del Conservatorio e di altri, l’illustre amico e docente del medesimo consesso nonché valente musicologo professore Giuseppe Montemagno, ha mirabilmente e sinteticamente tracciato il percorso che, dalle feste belliniane -indimenticabili per chi c’era- del 1951, s’avviò per la nascita dell’allora Istituto, fino alla collocazione negli anni Ottanta nei  locali dell’ex Sacro Cuore, dove trovasi tuttora.  Un percorso che non solo la burocrazia ma anche le vicissitudini della allora neonata Repubblica italiana (in una nazione sostanzialmente monarchica) hanno reso tortuoso, accidentato, fino al decisionismo di alcuni che lo vòllero definire con criteri precisi. Tra costoro, piace rammentare il Sindaco della Catania degli anni Ottanta (era bellissima la città in quel periodo… ma non lo sapevamo, oggi si!) Angelo Munzone, melomane raffinatissimo, che della gestione del teatro Bellini (prima comunale) e poi dell’Istituto musicale come del Museo belliniano, fece un personale punto di onore. Sono stati citati i docenti in pensione ma noi amiamo, nel sempre più sicuro colloquio coi morti, ricordare chi non è più: tra loro, la professoressa Agatella Catania insigne docente di pianoforte, che formò generazioni di ragazze e ragazzi da piccolissimi a grandi : seguace della metodologia sovietica, fu alunna dell’allora celebre Maestro Franco Cristina, che con la signorina Maria Gemmellaro formavano le due scuole pianistiche della raggiante Catania degli anni Cinquanta e Sessanta: abbiamo avuto, di quelle vètte di alto lignaggio, conoscenza diretta. Ancora i pianoforti delle allieve di Cristina, della professoressa Maria Valvo, della professoressa Catania e di altre, suonano melodie infinite ed a noi nostalgici accarezza il cuore che seppur per altre mani ove giunsero in atto di puro Amore, così avvenga.

Di queste pire il fuoco che si dipanò nella serata, la quale animata dalla Orchestra del Conservatorio, formata da elementi numerosi tra studenti di archi fiati di esso e qualche “rinforzo” del corpo docente, svolse il seguente programma, con la direzione del Maestro Comis: Vincenzo Bellini Sinfonia da Norma; Gioachino Rossini  «Oh patria! – Di tanti palpiti», Scena e Cavatina di Tancredi da Tancredi, cantata dal mezzosoprano Marianna Pizzolato (di recente assunta a insegnante della classe di Canto del medesimo Conservatorio); Sinfonia da La gazza ladra, La danza da Les Soirées musicales, n. 8;  Pietro Mascagni Intermezzo da Cavalleria rusticana; Giacomo Puccini Intermezzo da Manon Lescaut ; Pëtr Il’ič Čajkovskij   Valzer dei fiori da Lo schiaccianoci; Johann Strauss  Overture da Die Fledermaus.  Si chiuse da parte della Pizzolato, con un suadente “Non ti scordar di me”, fuori programma.     Dalla nostra (in questo caso…) posizione nel quarto ordine ove gòdesi di una acustica diversa, gradevole ma non estasiante, diciamo pure che l’Orchestra diede la miglior prova nel celeberrimo Valtzer dei fiori, che è più ballabile come entrato nella consuetudine pria delle Corti del secondo Ottocento e primo novecento, poi delle serate aristocratiche di un certo tono; la voce della signora PIzzolato piacque alquanto, dimostrandosi ella degna della luminosa carriera che la ha vista esibirsi come importante interprete rossiniana, nei teatri di tutto il mondo con i migliori artisti del momento.  Riteniamo altresì di esprimere piena adesione alle riflessioni della Pizzolato, in ordine a certe scelte di taluni registi, i quali -lo ha ella precisato in una recente intervista- ritengono di scartare alcune cantanti liriche perchè “curvy”, come oggi si dice. Noi che siamo, molti lo sanno, sfacciatamente di parte seppure amando la Bellezza qual sia e ove sia, largamente accordiamo a tale critica, anzi aggiungendo che le cantanti liriche che dimagriscono, inquietano: dovrebbero rimanere qual sono, il bello non ha confini, sia in voce che in aspetto. E’ il cuore, come ben disse Calvero-Chaplin nel film “Luci della ribalta”, “il grande enigma”. Il concerto vide un teatro stracolmo fino al loggione, cosa che empie di gioja ogni catanese a prescindere, e riscosse alcuni densi minuti di applausi, in una freddissima sera durante la quale i termosifoni dei corridoj fecero il loro dovere, non a caso aggeggi degli anni Sessanta! Tra i presenti, la Delegazione di Sicilia e Malta della Real Casa d’Epiro e la Legione Garibaldina Comando per la Sicilia; tra le artiste, menzioniamo la signora Orie Tanaka soprano e consorte del Maestro Costanzo noto per la sua scuola di canto, nonché la signorina Kasumi Hiyane soprano, di recente successo in una deliziosa edizione di Madama Butterfly; nonché il maestro chitarrista Davide Sciacca e il soprano Sachika Ito.

Il percorso del Conservatorio è in certo senso una ipostasi della città di Catania, “semprerifiorente” come la definiva il nostro Maestro professore Santi Correnti, distrutta più volte ma sorgente ex novo come la fenice (specchio dell’anima), la quale nasconde molte storie. Una antica leggenda narra di due anelli, uno perso dentro un particolare strumento musicale, l’altro portato al dito dalla persona in alcuni frangenti: perduti nel corrùsco fragore del tempo, custodiscono i loro segreti. Finché “il Bello e il Vero trionferanno ovunque nel mondo” (Mario Rapisardi). Solo la musica può coprire e disvelare il dilemma. Oltre, è il regno di Armonia. Auguri all’antico e nuovo Istituto-Conservatorio catanese!

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