Intervista allo scrittore, Enrico Fagnano

“Contra Catilinam” sferzanti, ironiche, riflessive frasi, aforismi, brevi composizioni in versi sugli esseri umani visti “con lente d’ingrandimento” dal famoso scrittore, Enrico Fagnano.

Dopo il gradito riscontro da parte dei lettori e della critica del tuo libro dal titolo: “La storia dell’Italia unita” hai presentato, in questi giorni, al pubblico il tuo ultimo lavoro dal titolo: “Contra Catilinam”. Parlaci di questo libro?

“Contra Catilinam è una raccolta di miei aforismi, brevi composizioni in versi e brevi racconti, nei quali descrivo l’uomo di oggi, così come lo vedo io. Uno dei primi pezzi del libro dice: L’uomo del Duemila, l’uomo che si piega molto e all’occorrenza si spezza anche. Basta guardarsi attorno, per rendersi conto che è proprio questo il modo in cui i nostri contemporanei si destreggiano nelle cose della vita: l’importante è restare a galla”.

Per chi apprezza l’ironia di Enrico Fagnano, in questo libro di un poco più di un centinaio di pagine si possono trovare aforismi che sono legati a differenti argomenti. Tanti i temi trattari dell’autore che, con mano leggera ed a volte pesante come il “piombo”…, sa bene destreggiarsi su tante visioni della vita. È’ una lettura adatta a tutti, ma certamente a chi vede il mondo con disincanto. L’amaro viene in chiusura, ma è capolavoro! Cosa vuoi aggiungere, gentile Enrico?

“Io trovo che in questi pochi righi Lei abbia colto perfettamente il senso del mio lavoro e mi verrebbe da dire che non c’è nulla da aggiungere. In effetti il libro è rivolto a tutti, perché tutti sono in qualche modo capaci di coglierne l’ironia, ma sotto il sorriso in realtà si nascondono le mie riflessioni amare, come dice lei, sul mondo in cui viviamo, o meglio ancora su questi strani tempi, dei quali ci è toccato essere protagonisti. Ed è questo livello di lettura che rimane nascosto, come una parte del testo tenuta nell’ombra, accessibile solo a chi sappia guardare con disincanto e con ironia (e in particolare, con autoironia) alle piccole e grandi miserie dell’uomo contemporaneo”.

Vorrei che tu riportassi per intero tre frasi del tuo libro e le spiegassi ai lettori di Globus Magazine?

Comincerei dalla prima frase, quella che introduce il libro: Solo poche persone hanno realmente qualcosa da dire; l’importante è non farle parlare. Il mondo di oggi è pieno di millantatori e mistificatori, che sul nulla costruiscono le proprie fortune. Se improvvisamente arriva qualcuno che parla chiaro e descrive le cose come stanno veramente, per loro è un grosso guaio. E devono trovare ad ogni costo il modo di farlo tacere, o almeno di screditarlo.

La seconda frase è questa: Mi fa paura l’Aldilà, ma da qualche tempo per la verità neanche l’Aldiqua mi fa stare troppo tranquillo. Quando ero giovane guardavo al futuro con speranza e avevo mille sogni, molti dei quali li ho anche realizzati. Le cose, però con il tempo sono cambiate. Un giovane di oggi non può fare a meno di guardare al futuro con perplessità, con mille dubbi e forse anche con qualche timore.

Chiuderei con questa: Siamo tutti sulla stessa barca, però c’è sempre chi rema e chi prende il sole. È vero che l’intera umanità è accomunata dall’identico destino, ma nell’attesa che si compia ci sono sempre i privilegiati, quelli che vivono nel loro mondo dorato, e quelli invece che devono lottare ogni giorno per conquistarsi la sopravvivenza”.

Il tuo libro verrà in futuro presentato anche in Sicilia?

“Da ottobre sono previsti diversi miei interventi in Sicilia legati al mio libro precedente ‘La storia dell’ltalia unita’, ma ricorderò sempre anche questo nuovo lavoro, al quale tengo molto e che intendo promuovere ogni volta che mi sarà possibile”.

Tu vivi tra Napoli e la Calabria, regione che ami e della quale con il tuo lavoro intendi mettere in luce gli importanti aspetti culturali. Quando ci siamo incontrati per la precedente intervista, avevi da poco tenuto alla libreria Victoria di Praia una conferenza sulla civiltà calabrese nel Medio Evo. Ci vuoi aggiornare sulle successive iniziative’?

“Prima dell’estate per il liceo classico e per l’istituto alberghiero, sempre di Praia, ho tenuto una conferenza su ‘Cosenza città d’arte’, nella quale ho coinvolto gli studenti con ricerche su monumenti, artisti e avvenimenti storici. Molto c’è ancora molto da dire e lo farò nei prossimi interventi previsti in Calabria a partire da ottobre. Anche in occasione di questa intervista, però, intendo fare qualcosa per promuovere questa magnifica regione. Infatti fotograferò i miei libri insieme ad alcuni prodotti tipici calabresi molto particolari, che rappresentano solo una piccolissima parte dell’incredibile produzione legata alle tradizioni calabresi”.   

Ma alla fine, chi sono i “Catilina” ed i “Ciceroni” di oggi e c’è un suggerimento da parte tua per difendersi dai primi e per farsi amici i secondi?

“I Ciceroni sono quelli che hanno rispetto per se stessi e per gli altri, orgogliosi del contributo che riescono a dare alla società. I Catilina sono quelli che hanno come unico obbiettivo il proprio tornaconto personale, senza tenere in alcuna considerazione l’interesse generale. Quando ero ragazzo (più di 40 anni fa) i Ciceroni erano moltissimi e d’altro canto sono stati proprio loro che, con enormi sacrifici e con uno sconfinato senso del dovere, hanno fatto grande l’Italia negli anni Sessanta. Già c’erano i Catilina, però erano pochi e messi in disparte. Oggi i Catilina tra quelli che amministrano la nostra povera Terra sono la stragrande maggioranza e i pochi Ciceroni presto sono ridotti al silenzio. I Ciceroni non potranno mai travestirsi da Catilina, la loro natura glielo impedisce. I Catilina, invece, tentano continuamente di travestirsi in Ciceroni per ingannare il popolo e tutti quelli che hanno anche fare con loro. Però presto o tardi una parola fuori posto, un’espressione sbagliata, un atteggiamento di arroganza li tradiranno. Come distinguere i veri Ciceroni dagli impostori? E come difendersi da loro? C’è un solo modo. Affidarsi all’istinto, guidato dal nostro inconscio, che è infallibile e non sbaglia mai”.

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