Ospedale “Cannizzaro” Catania, polmoniti e nuovi antibiotici

I nuovi antibiotici nella gestione delle polmoniti. Importante convegno con esperti relatori, coordinato dal dott. Carmelo Iacobello direttore UOC malattie infettive “Cannizzaro” Catania

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“Si sono registrati oltre 135mila ricoveri per polmoniti nei vari ospedali italiani, con un tasso di mortalità del 10% circa”.

Importante aggiornamento sui nuovi antibiotici per la cura delle polmoniti, sull’efficacia delle nuove molecole antinfettive nel trattamento delle patologie infettive. Con questo obiettivo si è svolto il convegno che ha trattato il tema “Il posizionamento dei nuovi antibiotici nella terapia delle polmoniti”, notevoli relatori ed esperti di assoluto prestigio e grande esperienza clinica hanno rappresentato un valore aggiunto alla giornata.

Un plauso va al coordinatore del convegno Carmelo Iacobello, direttore UOC malattie infettive, Ospedale “Cannizzaro” Catania, dedicando l’incontro all’aggiornamento su quelli che sono i nuovi antibiotici per la cura delle polmoniti “necessario un cambio di atteggiamento, osserva, nella prescrizione degli antibiotici”.

Oltre 135 mila ricoveri con un tasso di mortalità del 10%. Sono ancora importanti i numeri delle polmoniti in Italia, numeri più alti rispetto al resto d’Europa che interessano soprattutto 2 fasce d’età: i bambini e gli anziani, soprattutto quelli che presentano comorbidità. Anche per questo è fondamentale l’aggiornamento sulle nuove molecole antinfettive e sui nuovi antibiotici.

“I dati epidemiologici, dicono che si tratta di una malattia in continuo divenire, spiega Iacobello, perché evidentemente la patologia ha avuto un’evoluzione per quanto riguarda gli agenti microbici che sono responsabili delle polmoniti e  sono diventati sempre più resistenti e difficili da trattare”. Necessitano continue nuove molecole ad attività antibatterica, un argomento delicato poiché le polmoniti, come tutte le patologie infettive, se non vengono trattate con tempestività possono essere e causa di mortalità .È necessario un trattamento terapeutico tempestivo e  appropriato, un approccio multidisciplinare tra microbiologi, infettivologi e intensivisti.

Per Federico Pea, docente di Farmacologia dell’Università di Udine “Ci sono sicuramente delle novità interessanti, che ci consentono di contrastare i fattori resistenti che, purtroppo, nella realtà italiana tendono ad essere presenti a differenza di altri paesi europei. l’Italia, infatti, è un paese che a torto o ragione ha avuto un utilizzo di antibiotici un po’ più ampio rispetto ad altre realtà europee. Penso ad esempio al nord Europa e in particolare ai paesi scandinavi in cui l’utilizzo è stato molto più accorto e contenuto”.

La gestione delle polmoniti, negli ultimi anni, ha subito una radicale revisione, legata alla complessità acquisita, dagli agenti eziologici, e sostenute da patogeni MDR che impongono un trattamento terapeutico tempestivo e  appropriato.

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“La microbiologia – spiega Stefania Stefani, docente di Microbiologia dell’Università di Catania – ha fatto dei passi da gigante negli ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda quello che la tecnologia ha permesso per aumenterà la velocità della diagnosi. Questo significa essere più rapidi nell’individuare l’agente patogeno e nel poter dare una risposta per quella che sarà la terapia più appropriata. In poche parole, un bene per il paziente”.

Uno dei fattori che accomuna, nella maggior parte dei casi, le polmoniti è la fragilità del paziente: fattore determinante nel caso delle polmoniti da ventilatore.

“È una sindrome molto complessa – osserva Bruno Viaggi, dirigente medico dell’A.O Universitaria Careggi – che colpisce pazienti ricoverati in terapia intensiva e, appunto, collegati al ventilatore per la respirazione da più di 48 ore. Si tratta della maggiore causa di infezione in terapia intensiva e necessita di importanti approfondimenti clinici per essere affrontata nel dettaglio”.

Altro macro-settore di cui si è discusso durante i lavori è quello delle polmoniti comunitarie per le quali sono pronte nuove opzioni terapeutiche.

“Essendo strettamente correlato al fattore età – spiega Marco Falcone, docente Università “La Sapienza” Roma – il numero di malati di polmonite aumenta con l’aumentare dell’età media della popolazione. I virus e i batteri che causano la polmonite, poi, circolano nelle comunità, negli asili, nelle scuole, nelle palestre, nei locali pubblici e questa trasmissione di micro-organismi favorisce la diffusione di queste micro epidemie proprio in comunità”.

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Tra i numerosi interventi registrati durante i lavori è emerso essere imprescindibile un cambio di strategia e di atteggiamento nella prescrizione e nell’uso degli antibiotici. Le novità, però, non mancano soprattutto nell’ambito della ricerca. “Fortunatamente negli ultimi anni – spiega Carlo Tascini, dirigente medico U.O. Malattie infettive A.O.U.P Napoli – abbiamo nuove molecole antibiotiche. Questo ci fa ben sperare perché negli ultimi anni non erano stati più effettuati investimenti sulla ricerca per gli antibiotici perché non erano economicamente favorevoli per le industrie. Adesso gli investimenti sono arrivati, stanno arrivando nuovi antibiotici e possiamo curare al meglio i nostri pazienti, anche quelli che sono colpiti da questa patologia all’interno degli ospedali”.

“Il bilancio del congresso – conclude Iacobello è certamente positivo. L’obiettivo era quello di fornire un messaggio sulle nuove indicazioni per il trattamento delle polmoniti. Un update assolutamente necessario e decisamente positivo riguardo ad una patologia che sembra remota, antica e che può sembrare sotto controllo, quando in realtà non lo è”.

Argomento delicato quello degli antibiotici e delle loro prescrizioni su cui, negli ultimi anni, si sarebbe abusato: un modus operandi che, secondo gli specialisti, avrebbe provocato un effetto negativo, ovvero l’evoluzione dei germi e delle patologie.

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