Da Zō, la “verità surreale” di Scimone e Sframeli in “Il cortile” chiude AltreScene

Il 7 maggio ultimo atto della rassegna di arti sceniche contemporanee di Zō Centro culture contemporanee di Catania, con il fortunato testo di Spiro Scimone – con lo stesso Scimone, Francesco Sframeli e Gianluca Cesale in scena, diretto da Valerio Binasco, e vincitore del premio Ubu nel 2004 come “nuovo testo italiano”.

Nel pomeriggio i due attori messinesi prenderanno parte alla presentazione del libro “Oratorio Carmelo Bene” di Jean-Paul Manganaro. Sabato 7 maggio, ottavo e ultimo appuntamento per AltreScene 2022, la rassegna di arti sceniche contemporanee di Zō Centro culture contemporanee di Catania, diretto da Sergio Zinna. In scena Il cortile, testo di Spiro Scimone, regia di Valerio Binasco, produzione del 2003 della Compagnia Scimone-Sframeli degli attori messinesi Spiro Scimone e Francesco Sframeli. Lo spettacolo nel 2004 ha vinto il Premio Ubu come “nuovo testo italiano”. In scena, con Scimone e Sframeli, l’attore Gianluca Cesale. Lo spettacolo, oltre la Compagnia Scimone-Sframeli, vede la coproduzione della Fondazione Orestiadi Gibellina, del Festival D’Automne À Paris, del Kunsten Festival des Arts de Bruxelles, e del Théâtre Garonne De Toulouse. Scena e costumi sono di Titina Maselli, il disegno luci è di Beatrice Ficalbi, regista assistente è Leonardo Pischedda, assistente scene e costumi è Barbara Bessi. Lo spettacolo è realizzato con la collaborazione della Rete Latitudini, che ne cura il tour siciliano.
Prima dello spettacolo in scena alle ore 21, nel pomeriggio, alle ore 18.30, i due attori prenderanno parte alla presentazione del libro “Oratorio Carmelo Bene” di Jean-Paul Manganaro, professore emerito di Letteratura italiana contemporanea all’Université di Lille 3, saggista e traduttore. Il libro, edito da Il Saggiatore, sarà presentato dal filosofo Alberto Biuso e dal critico e saggista teatrale Oliviero Ponte di Pino. Introduce Salvo Gennuso. Carmelo Bene diceva che Manganaro era l’unico “grande amore” della sua vita. E Manganaro ha “ricambiato l’amore” rimanendo fedele all’uomo e all’artista, scrivendo, non senza ritrosia, un ritratto che è una molteplicità di ritratti, di immagini, di figure che si moltiplicano rimandando a un unico fatto, Carmelo Bene. L’opera di Carmelo Bene ha attraversato un’intera epoca e ha segnato come poche altre le arti performative del nostro paese. Jean-Paul Manganaro ne compone un ritratto al vivo: “Oratorio Carmelo Bene” è romanzo, autobiografia, saggio letterario e tutte queste cose insieme.
Spiro Scimone, attore e drammaturgo di grande incisività e Francesco Sframeli, attore dal grandissimo talento naturale, formano oramai da anni un gruppo che i festival nazionali e internazionali si contendono. E sebbene i maggiori successi li abbiano raccolti all’estero, soprattutto in Francia, sono da considerarsi come punto di riferimento di una nuova scrittura forte e agguerrita grazie ad un teatro che assorbe i grandi riferimenti del teatro internazionale (da Pinter a Beckett sino a Pirandello) per restituire uno spaccato originale e fortemente contemporaneo. Lo spettacolo “Il cortile” è un testo di grande verità e allo stesso tempo surreale. I protagonisti vivono fra vecchie motociclette e spazzatura in una discarica degna di qualche desolante suburbio della più povera delle metropoli. Sono tormentati dalla decadenza fisica e affetti da una sorta di malinconia per i tempi migliori. Viene evocata una quotidianità grottesca ma, a ben vedere, non dissimile dalla realtà, dal degrado e dall’angoscia che ci circondano. Peppe, Tano e Uno non hanno più la cognizione del tempo, ma ancora tanta voglia di vivere. Sono solo tre uomini-bambini con i loro piccoli gesti, con il bisogno d’ascoltarsi, con il gusto del gioco. Disperati all’apparenza, nel loro cortile nessuno può togliergli il piacere di giocare. Non sappiamo da dove vengono, né quale rapporto li leghi. Lo spettacolo alterna crudele astrazione e poetico realismo, innesta le domande più aspre del presente nelle piccole ossessioni della quotidianità, con un ritmo comico e una precisione che non lasciano scampo. Il tragico ha anche effetti esilaranti: si ride ma senza mai smettere di pensare.

La Compagnia Scimone Sframeli nasce nel 1994 grazie alla collaborazione artistica tra Spiro Scimone e Francesco Sframeli. In quell’anno, i due attori, spinti dalla necessità di ricercare nuovi linguaggi, mettono in scena l’opera prima “Nunzio” scritta da Scimone, in lingua messinese. L’opera (premio IDI “Autori Nuovi” 1994 e Medaglia d’oro IDI per la drammaturgia 1995), si rivela tappa fondamentale del loro percorso artistico, grazie all’incontro con una delle figure più eminenti ed autorevoli del teatro internazionale: Carlo Cecchi. L’artista, infatti, cura la regia dello spettacolo che, con la scenografia di Sergio Tramonti, debutta al Festival Internazionale “Taormina Arte”. Nel 1997 Scimone scrive Bar, interpretato insieme a Sframeli con la regia di Valerio Binasco e la scenografia di Titina Maselli. Nello stesso anno Scimone e Sframeli vincono il Premio Ubu, rispettivamente come “Nuovo Autore” e “Nuovo Attore”. Nel 1999 i due attori interpretano “La festa” di Scimone (premio Candoni Arta terme per la nuova drammaturgia 1997) con la regia di Gianfelice Imparato e la scenografia di Sergio Tramonti. L’opera nel 2007 viene messa in scena dalla Comédie Francaise al Théâtre du Vieux-Colombier di Parigi con la regia di Galin Stoev e l’anno dopo viene inserita nel programma della stagione culturale della Presidenza francese dell’Unione Europea per essere rappresentata, nei paesi dell’est appartenenti alla Comunità Europea.
Nel 2003 la compagnia co-produce con il Festival d’Automne à Paris, il Kunsten Festival des Arts di Bruxelles, il Théâtre Garonne de Toulouse e le Orestiadi di Gibellina, lo spettacolo “Il cortile” di Scimone (premio Ubu 2004 nuovo testo italiano), con la regia di Valerio Binasco, la scenografia di Titina Maselli ed il disegno luci di Beatrice Ficalbi. Nel 2006 Scimone scrive La busta che, con la regia di Sframeli e la scenografia di Barbara Bessi ed il disegno luci di Beatrice Ficalbi, debutta al Festival di Asti (co-produzione del Teatro di Messina). Nel 2009 i due attori interpretano insieme a Gianluca Cesale e Salvatore Arena, lo spettacolo “Pali” (premio Ubu 2009 nuovo testo italiano) scritto da Scimone e diretto da Sframeli, con la scenografia di Lino Fiorito e il disegno luci di Beatrice Ficalbi. Messo in scena con grandissimo successo, in coproduzione con l’Espace Malraux, Scène Nationale de Chambéry e Asti Teatro. Nel 2012 debutta “Giù” di Scimone, con la regia di Sframeli e l’interpretazione dei due attori insieme a Cesale e Arena. Lo spettacolo (premio Ubu 2012 miglior scenografia a Lino Fiorito), disegno luci di Beatrice Ficalbi, è prodotto dalla Compagnia insieme al Festival delle Colline Torinesi e al Théâtre Garonne de Toulouse. Nel 2015 Scimone e Sframeli interpretano, con Cesale e Giulia Weber, “Amore”, scritto da Scimone e diretto da Sframeli, con la scenografia di Lino Fiorito e il disegno luci di Beatrice Ficalbi. Premio ubu 2016 miglior progetto drammaturgico e miglior allestimento scenico. Nel 2018 debutta “Sei” di Scimone, (adattamento dei Sei personaggi in cerca d’autore di Lugi Pirandello) con la regia di Sframeli, la scenografia di Lino Fiorito, i costumi di Sandra Cardini e il disegno luci di Beatrice Ficalbi. Lo spettacolo è prodotto dalla Compagnia insieme al Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro Biondo di Palermo e al Théâtre Garonne de Toulouse in collaborazione con la Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia.

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