Vecchio e Iachello, candidati a Rettore dell’Università di Catania, rispondono alla Cgil

Catania – In attesa delle prossime elezioni per il rinnovo della carica di Rettore dell’Università di Catania, la Cgil, durante un incontro per discutere del futuro della nostra Università, ha chiesto un “cambio di passo dell’Ateneo catanese”. Un atto che il sindacato ritiene “necessario, e non a caso – sottolinea in una nota – deve accadere in questo preciso momento storico.

A rispondere alla Cgil sono stati due dei candidati in lizza: il professore Giuseppe Vecchio,. Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali e il professore Enrico Iachello,. Ex Preside della Facoltà di Lettere.

Di seguito pubblichiamo entrambe le lettere.

 

Giuseppe Vecchio, “Disegnare un progetto di collaborazione istituzionale più ampio e significativo di quello garantito dalla legge”

“Accolgo subito l’invito della FLC CGIL CATANIA formalizzato da Angelo Villari: “I candidati al Rettorato esprimano le loro intenzioni sui punti chiave del confronto di questi ultimi anni”. Esprimo, innanzitutto, il mio apprezzamento per il tono e le considerazioni che si ricavano dal Comunicato stampa e resto in attesa del documento preannunciato.

Ho già provveduto a inviare la Bozza del mio programma al Segretario Generale per aprire una riflessione comune e per costruire un progetto convinti che l’Ateneo di Catania sia importante non solo per questa città, ma anche per l’intera regione. In questa Università si creano competenze importanti, che poi diventano patrimonio dell’intera comunità. Come si può desumere dalla bozza di programma e, mi permetto affermare, dalla mia storia personale di militanza sindacale, un punto (per me) fondamentale della mia proposta è il seguente:

Nell’esercizio della propria autonomia contrattuale  e della propria capacità di assumere impegni ciascuna università può liberamente autodisciplinare i propri rapporti con i terzi e, a maggior ragione, con il proprio personale. Al di là delle regole che reggono le relazioni di lavoro dipendente, immagino che l’autonomia possa consentire di organizzare rapporti e relazioni, definire percorsi fondati sul consenso e la contrattualità, disegnare un progetto di collaborazione istituzionale più ampio e significativo di quello garantito dalla legge.

La legge impone certe misure minime essenziali alle relazioni fra l’amministrazione e il personale (docente o tecnico e amministrativo), ma certo non può vietare, fatti salvi i limiti posti a garanzia dell’esercizio delle competenze istituzionali, che l’istituzione definisca percorsi di formazione della propria determinazione articolati e arricchiti dal contributo conoscitivo, esperienziale, motivazionale di quanti vogliono contribuire al suo progresso.

Ritengo che la sperimentazione di nuovi percorsi di ‘concertazione’ possa costituire un significativo ‘cambio di passo’, come manifestazione di attenzione al valore aggiunto costituito dall’acquisizione del consenso sostanziale nell’azione amministrativa.

Per quanto riguarda la specifica richiesta di sospensione della delibera relativa alle ‘linee guida’ sui procedimenti disciplinari, come ho già sostenuto pubblicamente, ritengo che molti degli aspetti affermati nella stessa delibera appartengono al quadro generale dei principi che reggono e garantiscono qualunque procedimento ‘giustiziale’ e che, pertanto, sarebbe stato inutile ribadirli se non in presenza di qualche forzatura “mediatica” avvenuta nei mesi scorsi da parte di qualche Collega. Ritengo, altresì, che tutto ciò che può contribuire a rasserenare il clima, quale ad esempio la sospensione della delibera di cui sopra, in una fase come quella che precede le elezioni del rettore (come una sorta di “semestre bianco”), debba essere accolto come segno prudenzialmente positivo”.

 

Enrico Iachello, L’Università deve stabilire un rapporto costante con il territorio e con tutte le forze sociali”

“Ho sempre sostenuto (e praticato da preside) che l’Università debba stabilire un rapporto costante con il territorio in cui opera e quindi con le forse sociali, imprenditori e sindacati, con le scuole, ma anche con il variegato mondo dell’associazionismo civile e culturale e del volontariato. Lo testimoniano le numerosissime iniziative di carattere sociale e culturale che la facoltà di Lettere e filosofia da me presieduta ha intrapreso in collaborazione con i licei della città, con le istituzioni culturali (dal Teatro Stabile al Bellini, alla Biblioteca Regionale, alla Biblioteca civica Ursino Recupero), ai club service. Mi piace ricordare la ‘cena con gli immigrati’ che nel periodo natalizio abbiamo offerto (a spese dei docenti della Facoltà, e non con risorse pubbliche) in collaborazione con il Comune ai rappresentanti delle comunità di immigrati, o – nello stesso periodo – “l’albero della solidarietà”, raccolta di cibo, in collaborazione con la Caritas. Li cito perché, insieme alle attività culturali, testimoniano un forte impegno civile nel territorio. Io credo che, nella drammatica situazione di crisi, l’Università debba siglare un “patto con il territorio” e qualificarsi sempre più come una risorsa per il territorio. Questo, del resto, lo spirito della mia lettera aperta al Presidente della Regione, che contiene precise proposte, direi “offerte”, di collaborazione.

Di più: la nostra offerta formativa deve essere razionalizzata e calibrata a partire dai concreti bisogni del nostro territorio e quindi deve emergere non solo da un dibattito interno alle strutture accademiche ma  da un confronto con gli attori territoriali. L’ho praticato nei confronti con le scuole, vorrei diventasse una pratica diffusa e più ampiamente coinvolgente.

Per quel che mi riguarda, l’appello della CGIL, quindi,  sfonda – per così dire – una porta aperta.

Per quanto riguarda gli ulteriori problemi sollevati (stabilizzazioni, pagamento ricercatori), ho avuto modo di esprimermi pubblicamente e ribadisco che ho partecipato, da senatore accademico e ora da consigliere di amministrazione, all’avvio e al consolidamento dei processi di stabilizzazione; sui ricercatori occorre dire che ho anche io elaborato la proposta di destinare un fondo per l’attività di ricerca destinato ai ricercatori, a ‘bilanciamento’ dell’impegno gratuito per parte dell’attività didattica dagli stessi svolta. Nella situazione attuale non c’era alternativa: pagare integralmente significava chiudere molti corsi di laurea. I ricercatori, nella stragrande maggioranza, hanno accettato, con grande spirito di sacrificio e senso di responsabilità istituzionale, e infatti i corsi di laurea si stanno svolgendo.

Quanto poi alle cosiddette ‘linee guida’, al riguardo non può sfuggire che il “depotenziamento” del rettore, a cui compete l’avvio dei provvedimenti disciplinari, di fatto le ha già sospese. Solo in casi di estrema e palese gravità il rettore, in questa delicata fase che precede l’elezione del nuovo rettore, avvierà procedimenti disciplinari. D’altro canto, avendo già chiarito che tali ‘linee guida’ non rappresentano, a mio avviso, l’intenzione dell’ateneo di schierarsi contro la libertà di espressione, ma soltanto un invito a lasciare operare in serenità i colleghi a cui è stato democraticamente affidato l’ingrato compito di sedere nel collegio disciplinare (in linea con quanto ho sempre sostenuto, a tutela dell’autonomia della magistratura e della democrazia in generale, allorquando alcuni politici hanno provato a condizionare l’esito dei processi a loro carico con strumenti ‘impropri’), e avendo appurato che tale interpretazione delle “linee guida” trova pacifico e pieno accoglimento da parte della comunità universitaria, non ho alcuna difficoltà oggi a valutarne la sospensione, fermo l’auspicio – che verrà sottoposto con fermezza dal nostro ateneo all’attenzione del Governo nazionale – che venga prontamente rivista la previsione della legge 240/2010, che ha spostato in capo ai singoli atenei la competenza disciplinare, la quale va restituita al CUN, come richiesto anche dalle organizzazioni sindacali”.

 

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