Università romena a Enna: scoppia il caso

Polemiche infuriano sul caso dell’apertura di corsi di medicina di un’università romena a Enna

 

Da due giorni, la città di Enna è nell’occhio del ciclone a causa della notizia che  si sarebbe aperto un corso di Medicina dell’Università romena “Dunarea de Jo” di Galati nel capoluogo ennese. Pronta la risposta del ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini:Abbiamo diffidato tutti i soggetti coinvolti.  Dal rettore della Kore, ai vertici della Fondazione Proserpina al presidente della Regione siciliana “a non fare nulla, a stare inattivi prima che il ministero abbia chiarito gli eventi”. La voce del rettore, dell’Università di Catania, Giacomo Pignataro, è ferma: bisogna che ci sia “certezza delle regole”. La diversa posizione di Vladimiro Crisafulli, ad della Fondazione Proserpina: “L’obiettivo sarebbe quello di allargare l’offerta formativa in Sicilia”.

Il ministro ha sottolineato che la convenzione firmata con la regione Sicilia comunque “ha finalità più generiche” pur facendo cenno all’attivazione di corsi. “Formulo l’auspicio che l’atto di diffida si concluda con un chiarimento” ha concluso il ministro precisando che se i dati a disposizione verranno confermati nel “caso Enna” si tratterebbe di un’università italiana che in una propria sede attiva corsi co-gestiti con un ateneo straniero”.

Le norme di legge richiedono un’autorizzazione ministeriale per insediare università straniere nel nostro Paese, il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca ha inviato ieri all’Università di Enna, all’Università rumena di Galati, alla Fondazione Proserpina nonché alla Regione Siciliana, una diffida a porre in essere attività non conformi a tali normative, disconoscendo tutte le eventuali attività in violazione di legge. Il Miur ha, inoltre, chiesto di ricevere con assoluta urgenza chiarimenti sulle iniziative già intraprese.

Il rettore dell’Università di Catania Giacomo Pignataro, presidente pro tempore del Coordinamento delle università siciliane, ha voluto pertanto ringraziare “anche a nome dei Rettori di Messina e di Palermo, il Ministro Stefania Giannini e il Capo dipartimento Marco Mancini, per la tempestività del loro intervento e per la chiarezza e il rigore della posizione assunta”.

“Auspico – prosegue il rettore Pignataro – che la Regione Siciliana intervenga con altrettanta tempestività e chiarezza, nell’esclusivo interesse delle migliaia di ragazze di ragazzi che si apprestano a svolgere i test di ingresso a Medicina e che hanno bisogno, da parte delle Istituzioni, di garanzie sulla certezza delle regole”.

Anche secondo quanto pubblicato dall’agenzia di stampa Dire.it, Pina Onotri, segretario generale Sindacato medici italiani  ha espresso il suo dissenso. “Questa vicenda è grottesca: non sono chiari i fatti, ma se fosse confermato il progetto di aprire una facoltà di medicina di un altro stato, in questo caso la Romania, assisteremmo a un’operazione che danneggia i giovani studenti e i futuri medici del nostro Paese, ma anche a un uso spregiudicato delle risorse e delle strutture pubbliche”. “Che senso ha calcolare il fabbisogno di medici ogni anno e, quindi, mantenere il numero chiuso- aggiunge- e poi permettere che questo sbarramento si possa raggirare iscrivendosi in una facoltà straniera, sempre in Italia. La logica dei furbetti è da respingere, i ministeri competenti impediscano questa operazione”.

La voce fuori dal coro è quella dell’ex senatore Vladimiro Crisafulli, amministratore delegato della Fondazione Proserpina. Secondo quanto dichiarato al Corriere del Mezzogiorno “Il progetto è stato approvato dalla Regione siciliana. Non tocca la programmazione italiana e non rientra nelle scelte del governo italiano. Abbiamo fatto una convenzione con la Regione per utilizzare per il praticantato le strutture delle cliniche ospedaliere.”

 

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