Un sussidio di disoccupazione nel Job Act di Renzi

 La nuova proposta di riforma del lavoro, il Job Act, assicurerà un sussidio di disoccupazione universale per tutti, compresi i lavoratori precari

 

La nuova proposta di riforma del lavoro (il famigerato Job Act) costerà 1,6 miliardi in più di quanto oggi si spende per i sussidi – circa 8,8 miliardi in totale – ma assicurerà un sussidio di disoccupazione universale per tutti, compresi quel milione e 200 mila lavoratori precari attualmente fuori da quasi tutti i sostegni. La riforma potrebbe essere finanziata dallo spostamento di risorse dalla Cig in deroga il cui valore si aggira attorno ai 2,5-3 miliardi annui.

Di buono c’è che i lavoratori a tempo indeterminato che dal 2016 perderanno l’indennità di mobilità, e i lavoratori non protetti – contratti a termine, somministrati, interinali, a progetto… – messi fuori da ogni regola dalla legge Fornero per i requisiti troppo stringenti, riceveranno questo sussidio. Si chiamerà Naspi, Nuova Aspi, e sostituirà Aspi e mini-Aspi.

La Naspi spetterà a tutti coloro che hanno perso il posto e hanno lavorato almeno tre mesi. Però durerà più a lungo della legge Fornero anche se sostanzialmente uguale: due anni per i lavoratori dipendenti (la Fornero ne dà uno o uno e mezzo) esattamente come ne dà adesso l’Aspi per chi è sotto o sopra i 55 anni, e al massimo sei mesi per gli atipici come i cocopro, ad esempio.

L’entità del sussidio sarà per tutti fino ad un massimo di 1.100-1.200 euro mensili all’inizio del periodo di copertura, e andrà calando verso i 700 euro alla fine dei 24 mesi, come prevedono le regole Fornero in vigore: 75% della retribuzione dell’ultimo periodo con i tetti citati, percentuale che scende del 15% ogni sei mesi. Dunque l’importo è lo stesso, ma la durata è più lunga, sia rispetto all’Aspi che alla mini-Aspi. Inoltre è pari alla metà del numero di settimane contributive negli ultimi quattro anni.

Nel piano di Renzi anche una quantificabile riduzione della giungla di contratti – oggi almeno 40 – con cui ogni azienda e lavoratore deve fare i conti, e passaggio al contratto unico a tempo indeterminato e a tutele crescenti per i tanti, troppi giovani a spasso (gli ultimi dati Ista parlano del 42%). E poi nuovo codice del lavoro e Agenzia unica federale, come polo di coordinamento dei centri per l’impiego attuali. Ma soprattutto l’atteso e annunciato assegno universale per chi perde il lavoro, con obbligo di seguire un corso di formazione e di non rifiutare più di una proposta d’impiego.

Sostanzialmente la rilettura non ci lascia indifferenti, tutt’al più vorremmo capire come si comporteranno le piccole e medie aziende che oggi usano (correttamente) la Cig in deroga e domani se la vedranno strappata dalle mani: dovranno licenziare gli esuberi o se li tengono eccedendo nei costi? Se qualcuno sa la risposta gliene saremo immensamente grati.

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