Il Triathlon, quando il Covid-19 distrugge anche lo sport

Tra le sofferenze in Covid-Time c’è uno sport abbastanza giovane e multidisciplinare che sebbene oggi abbastanza competitivo non ha visto sempre una grande luce nell’ambiente del Grande Sport, in quello che conta …poi in questo momento di Stop!!!triathlon-2

Anche uno sport può iniziare per scommessa, proprio così, Il Triathlon nato 1977 alle Hawaii è frutto di una scommessa fatta tra tre amici che cercavano di capire quale fosse la gara sportiva più competitiva sull’isola, tra le tre discipline sportive tipiche del luogo, la maratona, la gara di nuoto e la tappa ciclistica. Non trovando un punto di incontro e grazie al suggerimento dell’amico dei tre sportivi, il comandante della marina militare US John Collins, provarono a mettere insieme le tre specialità dando vita così vita alla nascita del Triathlon, il cui vincitore avrebbe preso l’appellativo di ‘Ironman'”.

Oggi il Triathlon è diventata una disciplina Olimpica che comprende il passaggio da una gara all’altra senza interruzioni, l’atleta dotato di forza, resistenza, coordinamento fisico ed equilibrio interiore, che avrà fronteggiato i propri compagni superandoli nelle gare di nuoto, ciclismo e corsa sarà ufficialmente considerato “L’uomo di Ferro”.images

Gareggiare all’aria aperta, è da sempre un tocca sana per la mente ed il corpo, purtroppo, oggi l’emergenza coronavirus ha costretto l’intero mondo a sospendere le attività sportive. Gli assembramenti sono vietati, non ci si può più allenare e correre né da soli né in gruppo, non si può assistere ad una gara sportiva, ed ancora chissà per quanto tempo.

L’umanità sta soffrendo, sotto tutti i punti di vista. Le restrizioni fisiche ed economiche hanno frenato ed al momento bloccato l’intero pianeta.

giudice Greco Maria LuisaIl Triathlon prende piede in Sicilia negli anni novanta, le edizioni di Mondello e di Avola sono da considerare storiche.

Globus Magazine ha voluto intervistare per voi la “siculo-canadese” Maria Luisa Greco, giudice di gara FITRI Federazione Italiana Triathlon.

Come le è nata la passione per questa disciplina?

La mia passione nasce agli inizi degli anni 2000, seguendo gli allenamenti di mio fratello Alessandro. In quei momenti notai che il suo totale coinvolgimento fisico gli comportava contestualmente anche una graduale crescita mentale, con il conseguente raggiungimento di un sano equilibrio interiore, elementi, questi, necessari ed indispensabili per poter partecipare ad una gara di Ironman.

Può raccontare la sua esperienza di giudice di gara?

Per un giudice, ogni gara, è una storia a sé. Tutte emozionanti, tutte importanti che ti lasciano scolpite nella mente e nell’anima i momenti vissuti con i colleghi, e l’adrenalina trasmessa dagli atleti. I volti dei gareggianti diventano immagini impresse come fotogrammi, gli sguardi fieri, il sudore che avvolge il loro corpi che traspirano forza, motivazione, vitalità, energia, la loro fierezza diventa quella collettiva.

Che emozioni avvolgono un giudice sportivo durante la sua prima gara?

La prima gara segna l’inizio del tuo percorso, non senza paura, del resto, non a caso ho fatto mia la frase “Non c’è paura senza coraggio”, quel coraggio che ti porta ad emozionarti dando il fischio per la partenza.

Il Triathlon è una gara individuale pur essendo uno sport che rappresenta l’emblema degli assembramenti?

Il Triathlon è uno sport soprattutto individuale. In realtà rappresenta l’emblema degli assembramenti a partire dalla zona cambio dove la distanza tra un atleta e l’altro è infinitesimale. Giudice Maria Luisa GReco

Quale è lo spirito con il quale gli atleti stanno affrontando questi lunghi momenti di isolamento e mancanza di allenamento all’aria aperta?

In questo periodo di isolamento gli atleti hanno rinunciato agli allenamenti ai loro combinati. Il Triathlon è uno sport che può essere svolto solo all’aperto. In molti si sono organizzati in casa con una sorta di allenamento virtuale, ma naturalmente è solo un “rimedio” momentaneo per mantenere la forma fisica. Il momento storico e sociale che stiamo vivendo è molto triste e demotivante e probabilmente lo è ancor di più per questi uomini di acciaio abituati ad allenarsi in gruppo e soprattutto all’aria aperta. Ci vorrà tempo, ma torneranno i gruppi di allenamento in vasca, le carovane di ciclisti ed i gruppi di run, e manifesteranno con gioia tutta l’energia fisica repressa in questa lunga attesa.

Che consiglio può dare agli sportivi scoraggiati dai lunghi tempi di attesa necessari affinché si possano ripristinare le normali attività sportive?

Il mio consiglio personale è quello di pazientare e di non mollare. Ecco! Tenetelo bene in mente il motto NON MOLLARE! Perché torneremo sui campi gara con una spinta in più, anche se purtroppo, all’inizio con tanta paura. La ricerca scientifica riuscirà nel tempo a debellare il covid-19, ed allora ritorneremo a vedere gli abbracci degli atleti sotto l’arco d’arrivo. Ritorneremo a vedere gli appassionati di Triathlon tutti vicini ad incitare gli atleti ormai stanchi verso il traguardo e gli spettatori vedranno ancora una volta me a svolgere con serietà il mio ruolo nelle vesti di giudice con fischietto e cartellini con la mia solita “LAGNUSIA” come dice sempre il Capo ALESSANDRO VONA! OPS ho detto Capo!

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