Tina Modotti, l’innovazione della quotidianità

L’istituto Cervantes di Palermo e l’ambasciata del Messico inaugurano una mostra in onore della fotografa, Tina Modotti, la rivoluzionaria dietro l’obiettivo

Ventisei immagini, ventisei squarci di quotidianità scattate tra il 1923 e il 1927 esposti nel capoluogo siciliano dal 16 Gennaio al 27 Febbraio, presso l’Istituto Cervantes. Il Messico il suo contesto preferito, nel quale è anche morta nel 1942. Tra simbolismo e innovazione, ha segnato la prima metà del secolo scorso, tanto da guadagnarsi l’epiteto di “rivoluzionaria”, come la mostra che nel 1929 venne pubblicizzata come “la prima mostra rivoluzionaria in Messico”. Da lì, una parabola discendente che allontana la Modotti  dalla macchina fotografica. Assunta Adelaide Luigia Modotti Mondini, conosciuta come Tina Modotti, nasce a Udine nel 1896, da una famiglia di umili origini. In cerca di lavoro, la famiglia è costretta a migrare per varie mete quali: l’Austria, San Francisco, Los Angeles, Città del Messico, Mosca, Parigi, Madrid. Dalle esperienze di giramondo, uno stile di reportage fotografico inconfondibile, dal forte impatto estetico e simbolico, capace di veicolare un messaggio non solo formale ma anche politico. Vicina alle correnti della sinistra messicana, ha tratto ispirazione da pittori quali Diego Rivera e Clemente Orozco, tra gli altri, fondatori della testata giornalistica “El Machete”, voce istituzionale del Partito Comunista Messicano. Dalle esperienze europee, l’incontro con Pablo Neruda, quando all’indomani dello scoppio della guerra civile nella Spagna del 1936, si unisce alle Brigate internazionali.

Una donna libera la Modotti, che attraverso l’arte della fotografia avverte il bisogno di comunicare il disagio dell’America Latina degli inizi del ‘900. Nelle sue immagini, una varietà entusiasmante: dai soggetti floreali tratti dallo stile del suo mentore, Edward Weston, agli scatti di reportage sociale, in cui si pone l’accento sulla classe operaia, sull’oppressione che attanaglia la loro vita, sui mezzi arretrati con  i quali lavorano, sul disincanto dei bambini, sul riscatto anelato e cercato. In ritagli in bianco e nero, scarne e minimali scene di vita, capaci di traghettare l’osservatore in un contesto difficile ma sempre attuale, quello dell’oppressione del prossimo. Una combattente, una pasionaria, le cui  fotografie sono state pubblicate in  riviste prestigiose quali Forma, New Masses e Horizonte. Legata indissolubilmente alle sue idee politiche, la fotografia di Tina Modotti subisce una evoluzione artistica che porta in dote una maggiore consapevolezza verso i propri mezzi e verso il proprio talento. A cavallo tra gli anni venti e trenta, conosce lo scrittore John Dos Passos  e stringe amicizia con la pittrice Frida Kahlo, della quale esiste uno scatto  tanto fiero quanto veritiero. Nella Mostra itinerante che fa tappa a Palermo, la fotografa originaria di Udine rende omaggio alla dignità, alla speranza oltre l’inganno, alla fierezza oltre la vigliaccheria. D’altronde, nella sua vita ha tanto amato, senza mai risparmiarsi. Nei suoi scatti, un chiaro ed eloquente messaggio di fiducia oltre l’inquietudine

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