Teresa Mannino al Metropolitan di Catania: «Il primo desiderio è quello di ritrovarvi»

“Il giaguaro mi guarda storto” è stato sold-out ovunque, come la settimana al Teatro Metropolitan di Catania, da martedì 23 a domenica 28 aprile

L’abbiamo vista o sentita cavalcare letteralmente la scena in televisione, alla radio e al cinema: ma l’ambiente dove Teresa Mannino vive interamente ed esplosivamente la complice interazione con Il proprio pubblico è certamente quello magico del teatro. L’eclettica artista palermitana è narratrice e comica allo stesso tempo, ma anche regista ed autrice (il testo è scritto a più mani grazie a Giovanna Donini, in collaborazione con Maria Nadotti) di questo spettacolo “Il giaguaro mi guarda storto”, applauditissimo ovunque. Tagliata su misura per la Mannino anche la scena, opera di Maria Spazzi, imperniata su gigantesche bolle di sapone colorate su cui la comica si siede o usa a mo’ di trampolino per saltare giu.

Le mie parole come una ninna nanna

La realistica autobiografia della Mannino è il tema su cui fondere il proprio ironico vissuto e temi che normalmente non si possono affrontare a cuor leggero: eppure, la protagonista sa come fare, e trova l’asso nella manica. Coinvolge in maniera proattiva il pubblico e lo invita a dialogare costantemente con lei. Il fantastico risultato è che la riflessione che suscita in ognuno degli attentissimi presenti è anch’essa spettacolo, ironizzando con lei su temi e sentimenti “sensibili”, facendoli sembrare gioiosi. «Durante lo spettacolo -catechizza subito Teresa Mannino- potrete danzare con me, guardare in silenzio, fare domande o dare risposte. Potrete anche chiudere gli occhi, ascoltare le mie parole come fossero una ninna nanna e addormentarvi».

Il CAS proibito e la mutanda senza prezzo

Seduta sulle enormi sfere, ai piedi solo le comode ed evidenti calze giallo-arancio, Teresa Mannino salta sul palco e sarà un fiume in piena per novanta minuti filati. Il CAS, e tutti ridono, ma la Mannino spegne subito l’equivoco e ci tiene a precisare, Club Alpino Siciliano, era il suo sogno, ma solo il fratello poteva partecipare alle attività. Però, oggi, vivendo a Torino, è facile godere delle piste della Val di Susa e di Bardonecchia in particolare. Ma che freddo, un freddo insopportabile, e l’abbigliamento a strati la trasforma in un fagotto cui non è permesso andare a far pipì. Non si sogna nemmeno di svestirsi, pazienza, la farà…addosso, bagnandosi le cosce. Risate a gogò. E in tema di abbigliamento, ma intimo, ancora una gustosa scenetta sulle commesse dei negozi che ti propongono ogni sorta di promozione ma non hanno idea del prezzo di una sola mutanda.

Cleopatra è una pizzeria, parola di Alexa

Il divertentissimo racconto del rapporto tra la mamma e la figlia adolescente, tra il rifugiarsi dietro le porte chiuse e i dinieghi. E, ancora più indietro, i bambini convinti che le mamme sapevano tutto e avevano sempre ragione, e poi nei loro disegni erano altissime, più che le stesse case. Il riferimento al mondo adolescenziale è d’obbligo: si andava in biblioteca, altro che “wikipedia” a casa. Oggi si chiede ad Alexa chi fosse Cleopatra, ad esempio; la risposta sconcerta, il passo verso la pizzeria è dietro l’angolo. Altro racconto ironico, inerente ancora la tecnologia, riguarda la vita dei ragazzi di oggi: le mamme li sorvegliano grazie ai cellulari e alle “app” di geo localizzazione. È proprio vero, con rimpianto, non ci sono più le mamme di una volta!

Una stella cadente fa sognare o incendia la testa?

Lo spettacolo scivola facilmente, i tempi sono maturi per l’affondo della Mannino, che accompagna il pubblico al nocciolo dello spettacolo, l’assenza di desiderio che si impadronisce di tutti. Perché il desiderio è spazzato via dalla paura? perché se si vede una stella cadente, invece di sognare, si pensa che incendi la testa? Cita lo scrittore Kurt Vonnegut per tornare in una posizione migliore di quella da cui si è partiti, anche Hitler, solo per mettere in guardia da chi utilizza terrore e forza per avere la meglio. Le domande fioccano: ma come è possibile? come siamo arrivati a questo? Puntuale il riferimento alla pandemia di Covid, poi scongiurata, parlando di assenza epocale e la perdita della speranza.

La breve vita del maschio di formica tagliafoglie, ma…

Come ci salveremo? Cita ancora l’antico sofista greco Protagora per cui “l’uomo è misura di tutte le cose”: il messaggio è chiaro, e lo ribadisce. Restare umani! Ora è tempo di tornare a sorridere, e, in fondo, la pandemia un bel favore l’ha fatto a tanti giovanissimi musicisti che frequentano la scuola dell’obbligo. Troppe goccioline di saliva in giro, allora si elimina il flauto dolce, quasi fosse un’arma di distruzione di massa. Ma, ahimè, l’hanno sostituito con il “glockenspiel”, strumento ifiofono, evoluto da un metallofono. “Scioccati con la paura e storditi con il glockenspiel”, chiosa la Mannino sull’argomento. Per chiudere, non senza riferimenti a donne e uomini, esprime pieno consenso alla vita matriarcale delle formiche tagliafoglie, tutte femmine. I maschi, servono solo alla riproduzione, “la loro vita, per quanto breve, è una unica grande scopata”.

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