Tecnologia: smartphone, webcam e altri dispositivi. È vero che ci spiano?

Molte volte ci sarà capitato di dubitare della sicurezza della tecnologia e dei mezzi che ci offre, poiché su Internet tutto è possibile. Potrebbero esserci delle spie?

Ovviamente gli smartphone (ovvero telefoni intelligenti), non sono gli unici dispositivi moderni che ci permettono di connetterci alla rete e che interagiscono con terzi mediante sistemi alquanto sofisticati. Ultimamente, sentiamo parlare anche di “Alexa“, l’assistente vocale di Amazon che funziona con il collegamento a Internet. Con un prezzo relativamente basso è possibile porre domande di qualsiasi tipo, avviare la musica, effettuare chiamate vocali, registrare promemoria e molto altro ancora. Non bisogna però dimenticare che la comodità ha un prezzo. Le applicazioni che vengono installate sul nostro telefono, che ci permettono di monitorare e far funzionare ad esempio webcam, aspirapolveri elettroniche e smart tv, raccolgono i nostri dati personali, i quali vengono utilizzati spesso per monetizzare e per scopi statistici dalle aziende di marketing. Con alcuni algoritmi è infatti possibile che ci vengano proposti sui social, dei prodotti che abbiamo cercato sui motori di ricerca o tramite l’utilizzo dell’ assistente vocale. Certamente non si tratta di pure coincidenze; è chiaro che su internet diventiamo più vulnerabili e che la nostra privacy venga violata spesso e volentieri. Nel 2019 sono stati spesi oltre 700 miliardi di dollari di dispositivi in tutto il mondo e si prevede che tra un paio di anni verranno superati i 1000 miliardi. Ciò è possibile grazie alla “vendita” dei nostri dati e possiamo dunque affermare che tutti gli oggetti elettronici che possediamo in casa ci spiano, al contrario di quello che dovrebbero fare, cioè rispettare la privacy dell’acquirente. I dispositivi di sorveglianza si collegano a internet a più indirizzi IP, ma quelli più economici sono tra i più vulnerabili. I dati che inviano, sono il più delle volte criptati (solo l’azienda riceventi può visualizzarli), anche se appunto questo non vale per tutti, perché molti di essi potrebbero essere “pubblici” e visualizzati da chiunque. Viene chiaramente specificato nei “termini e condizioni” e se non si dovessero accettare, non si potrebbe utilizzare il dispositivo. In poche parole si è costretti a cedere determinate informazioni anche personali. È importante non sottovalutare, il mondo della tecnologia nasconde delle insidie che potrebbero rivelarsi pericolose. Ci sarà anche capitato di leggere e incontrare la parola “Cookie” e di aver anche accettato ogni volta che si capita su un sito web. A cosa servono? Cliccando su “accetta”, si dà l’autorizzazione a memorizzare le informazioni sulle abitudini di chi naviga. I gestori dei siti internet sono in grado di monitorare i visitatori in tempo reale, ossia sapere cosa si sta visionando precisamente, l’indirizzo IP e il tempo che si impiega per visitare la pagina. La divulgazione di questi dati sensibili avviene all’insaputa di molte persone che non conoscono queste condizioni. Una volta venuti a conoscenza di queste modalità, si presta più attenzione affinché la nostra privacy non venga minata ulteriormente. Anche quando utilizziamo l’app di Google Maps veniamo tracciati. Essa memorizza tutti i nostri percorsi, il tempo che impieghiamo per arrivare a destinazione, in poche parole ogni singolo metro che percorriamo. Impossessarsi dei dati di geolocalizzazione non è un’impresa così difficile e a volte questa condivisione avviene anche senza il nostro consenso. Altri esempi di app che hanno violato e che violano la riservatezza dell’utente sono Pokemon Go e Tik Tok. Pur sapendo questo lato oscuro, perché si continua a utilizzarle? Come si è potuto constatare, esse creano anche una forte dipendenza sia negli adulti che nei teenager, tanto da mettere in secondo piano questo importante aspetto. Il segreto è farne un utilizzo coscienzioso e soprattutto sorvegliare i minori per proteggerli da potenziali pericoli.

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