Teatro Massimo, omaggio al Cigno catanese nel 180° anniversario della scomparsa

Tradizionale concerto commemorativo dedicato al genio di Vincenzo Bellini

               

“Salutata da ventun colpi di cannone, giunge a Catania la pirofregata “Guiscardo” che reca a bordo la salma di Vincenzo Bellini (prematuramente scomparso a Puteaux il 23 settembre 1835). Hanno inizio tre giorni di onoranze ed esequie solenni. La città intera è infiorata, grandiosamente illuminata e sul mare ha luogo una fantastica esplosione di fuochi. Il giorno 25 vengono tolte le bende alla salma imbalsamata, dove i resti del compositore appaiono ben conservati”. Così la stampa riportava, venerdì 22 Settembre 1876, la notizia dei festeggiamenti per il rientro in città delle spoglie del Cigno. E, come da consuetudine, il tempio catanese della musica non ha fatto mancare il tradizionale concerto dedicato alla memoria dell’illustre compositore. Il 23 settembre scorso ha, infatti, avuto luogo presso il Teatro Massimo, allo stesso intitolato, uno speciale concerto fuori cartellone in occasione del centottantesimo anniversario della morte. Un evento che, dopo gli appuntamenti del programma estivo, anticipa di esattamente una settimana la conferenza stampa di presentazione della nuova Stagione Artistica, annunciata dal Sovrintendente Roberto Grossi come “ricca di importanti appuntamenti musicali”. Settimane cruciali, insomma, quelle che verranno, per il futuro e per la definitiva fase di rilancio del Teatro, in attesa degli ultimi due allestimenti in cartellone per la Stagione lirica 2015. Non è stato celato un cauto ottimismo.

Le vicende e le problematiche che hanno afflitto l’Ente catanese sono ben note ma, anche nei tempi più bui, il sostegno e la partecipazione di un affezionato pubblico non sono mancati. E anche in questa occasione il supporto di fedelissimi e di occasionali frequentatori è stato puntuale, facendo riscontrare un nutrito e variegato pubblico. Anche se per una singola sera, il Teatro, dopo la pausa estiva, torna a popolarsi: numerosi anche i più giovani.

Il programma non ha sicuramente visto le pagine più familiari e note del Cigno e la scelta non è ricaduta sul ben più amato repertorio operistico, con arie e sinfonie celeberrime. Composizioni giovanili (parlando di Bellini può sembrare un nonsense) dalla destinazione sacra e profana. Uno stile dolcemente affettato, suadente e spigliato, benché imperfetto, che rispecchia le attitudini del giovane compositore. Dal podio, la sapiente direzione orchestrale, affidata al Maestro Giovanni Ferrauto, è stata segnata da mano esperta e competente riuscendo a restituire al meglio tanto lo stile che contraddistingue l’autore della partitura, quanto il dolente lirismo. Il coro, istruito da Ross Craigmile, asseconda l’impeccabile esecuzione strumentale dei professori dell’orchestra: entrambe le rodate compagini si confermano un affidabile punto di forza, continuando ad abituare il pubblico del “Bellini” a standard – a modesto parere di chi scrive – molto elevati. Il programma ha visto la vivace ed esuberante Sinfonia in Re minore, i quattro “Tantum Ergo Sacramentum” (inno liturgico estratto dal “Pange Lingua” di San Tommaso d’Aquino per la celebrazione del Corpus Domini e musicato, tra l’altro, da innumerevoli compositori) e la Messa in sol minore. Le voci soliste del soprano Piera Bivona, del contralto Patrizia Perricone, del tenore Riccardo Palazzo e del basso Daniele Bartolini, già ben note al pubblico catanese, hanno riscontrato il sincero gradimento da parte di quest’ultimo. Interpreti e protagonisti di una prova briosa e non deludente, hanno proceduto con voce sicura, rendendo ora dolcezza ora sacralità. Una prova decisamente convincente rispettosa della limpidezza delle melodie nate dal genio compositivo di Bellini.

  Non è mancato, tuttavia, qualche polemico commento disfattista e poco costruttivo, a rimarcare il declino e i disagi subiti dal Teatro, imputabili – come noto – a cattive gestioni e all’insipienza politica. Di contro, ci sembra eccessivo che qualche nostalgico abbonato di vecchia data si abbandoni ad affrettate critiche e atti di sfiducia. Sicuramente sono esistiti tempi migliori, è innegabile. Ma è altrettanto vero che un Teatro, luogo deputato alla salvaguardia di un genere eccellente del nostro patrimonio culturale, ha vita finché esiste un pubblico, pronto a difenderlo e a supportarlo. Abbandonare al proprio destino un pezzo della nostra storia non è un tormentato e rassegnato atto d’amore, ma una volontaria e sconsiderata condanna.  L’augurio è che i veri appassionati del belcanto e i sostenitori della “cultura viva” non facciano mai mancare il proprio supporto al Teatro Massimo “Vincenzo Bellini”.

 

 

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