Grazie Rori…! Con i CRABS Luca Madonia, Mario Venuti, Toni Carbone, Raffaele Gulisano, Francois e le Coccinelle, Appaloosa Victor, Johnny Lee e con Gino Astorina. Questo è il cast dell’evento per beneficenza organizzato al Piccolo Teatro di Catania per ricordare Rori Grasso, indimenticabile bassista e uomo di musica catanese, scomparso prematuramente.
Buona la prima: Rosario ‘Rori’ Grasso è riuscito a creare nel suo nome un grande momento di aggregazione musicale. Successo nella prima edizione del Grazie Rori…! Tribute, manifestazione in memoria organizzata da Gregorio Scuto dei Crabs e da Santino Mirabella e che ha visto a sorpresa la reunion sul palco dei mitici Denovo di Luca Madonia, Mario Venuti e Toni Carbone.
Una serata – quella del 4 Maggio 2018 – alla grande con tanti amici sul palco per un commovente Tributo alla figura di Rori Grasso. Pieno e straripante il Piccolo Teatro di Catania. Presente la mamma Carmelina e tanti amici che hanno partecipato e sensibilizzato il ricordo dell’indiscusso ed apprezzato musicista catanese.
La ricca kermesse è stata introdotta e presentata dal giudice Santino Mirabella, uomo di scienze letterarie, che ha accompagnato – aiutato da un emozionato Gregorio Scuto, chitarrista e voce dei Crabs – sul palco tutti i musicisti intervenuti nei ricordi personali che ognuno ha potuto rinverdire.
Ha rotto il ghiaccio il country western di Appaloosa Victor e Johnny Lee (chitarra e piano) che si sono esibiti insieme agli amici Aldo Verdi (drum) e Silvio Chiodo (basso). Apprezzata poi l’esibizione al piano di Alessandro Ielo, figlio di Dario.
A sorpresa il palco è stato poi riempito dal c.d. Gruppo del Sabato Sera, casalinga kermesse di artisti che si riunivano e suonavano a casa Rori. Gregorio Scuto, Raffaele Gulisano, Nello Scuto, Angelo Molino, Claudio Capostagno e Silvia Di Mauro hanno deliziato la platea con brani Soul e Rock’nRoll.
Santino Mirabella ha poi presentato lo scatenato Francois e le Coccinelle con alcuni brani suonati al basso da Toni Carbone. Francois (al secolo Francesco Turrisi) ha ricordato come Rori Grasso fosse stato il primo produttore di un 45 giri della nascente band catanese.
Momento clou è stato quello dell’esibizione in reunion dei mitici Denovo, gruppo storico della Seattle etnea degli anni ’80, una città che nel giro di pochi anni ha sfornato talenti come Carmen Consoli (legata a doppio filo con i Denovo), Roy Paci, Moltheni, Boppin’ Kids e molti altri.
Luca Madonia e Mario Venuti alle chitarre e Toni Carbone al basso hanno fatto rivivere alcuni successi del gruppo, alcuni brani tratti dall’album Persuasione dell’87.
Incursione artistica nel ricordo del compianto musicista catanese dal bravissimo attore di cabaret Gino Astorina … e poi tanto Beatles sound.
Entrano in gioco i Crabs, tribute band del gruppo di Liverpool, dove Rori ha militato da fondatore. Emozionati come non mai, le ritmiche delle sonorità inglesi imbracciate dai fratelli musicisti di Rori hanno pervarso e fatto cantare tutto l’affollato teatro.
Gregorio Scuto chitarra e voce, il compagno di scuola Dario Ielo, alla chitarra e voce, Aldo Verdi, alla batteria, con Angelo Molino al basso …e partivano i ricordi e le emozioni.
Il giornalista Gianni Nicola Caracoglia così ricordava la partecipazione di Rori nel gruppo catanese: “Rori Grasso non solo amava i Beatles come fossero familiari, nei 53 anni di musica fatta con i suoi amici-fratelli Crabs, ha scritto la storia della musica rock in Sicilia. Oggi ci restano il ricordo del suo sorriso, il suo immenso patrimonio discografico sui Fab Four e non solo, fatto anche di numerose rarità, che meriterrebbe un museo, e il suo basso in cerca di nuovi amici. E non è poco“.
Ancora sui Crabs “Nel 1991 i Crabs hanno suonato al Cavern Club di Liverpool, lo storico club dove suonavano i Beatles degli esordi: Aldo Verdi aveva segnalato la band per la rassegna internazionali dei gruppi ispirati ai Beatles. Fu un grande successo per i ragazzi catanesi anche perché venivamo da quell’epoca e non volendo copiare i Fab Four ne incarnavamo lo spirito“.
Note beatlesiane dei Crabs sul palco dicevamo e partivano “A Hard Day’s Night”, “Day Tripper”, “Hey Bull Dog”, “With a Little Help ..”, la corale “Hey Jude”, “Back in The USSR” con uno scatenato Francois alla voce, “Get Back”, “Something”, “All my Loving” per finire con “Come Togheter” e la conclusiva – tutti sul palco – “Twist and Shout“.
Ebbene si, tanti miracoli in questa magnifica e raccolta serata. Aver rivisto unplugghed i Denovo di Venuti e Madonia con al basso il drummer di note che solo Toni Carbone poteva regalarci. Come quello di aver visto sia Venuti e Madonia suonare brani Beatles coi i Crabs (i Denovo hanno sempre risentito la forte influenza dei Beatles, forse il più forte anello di congiunzione culturale tra loro), e poi il Gran Finale con tutti gli artisti sul palco a chiudere il Primo Memorial di Rori Grasso.
Contenti tutti, emozionatissima la mamma di Rori, il pubblico, gli artisti, gli organizzatori, i tecnici, che hanno permesso al feeling di Rosario ‘Rori’ Grasso di essere presente nel segno del suo ricordo: Grazie Rori…!
Il Tributo del giornalista, musicologo e amico Nello Pappalardo
Un’amicizia nata fra i corridoi del liceo-ginnasio “Mario Cutelli”, quella con Rosario Grasso detto Rori, e durata per oltre un cinquantennio in virtù delle affinità elettive che ci hanno fatto incontrare più volte negli anni a venire. A cementare quest’amicizia, in prima battuta, è stata la passione per la musica in generale, per i Beatles in particolare.
Qualche scambio di battute durante la ricreazione – la si faceva, non scandalizzatevi ma erano quelli i tempi, in due spazi diversi, maschi da una parte e femmine dall’altra -, poi, nel pomeriggio o la domenica mattina, senza mai fissare un appuntamento preciso, ci si ritrovava nei tradizionali luoghi che, adolescenti, usavamo frequentare.
Fra gli appuntamenti fissi c’erano i cinema dove si proiettavano, nelle varie “visioni” (prime, prosieguo, seconde, l’importante era esserci), le pellicole interpretate dai Fab Four: “Tutti per uno”, titolo con il quale venne lanciato in Italia, regolarmente doppiato, il film “A Hard Day’s Night”, “Help”, “Yellow Submarine” li abbiamo visti insieme fin dalle primissime programmazioni.
Così come, in tempi recentissimi, abbiamo visto insieme “La segretaria dei Beatles”, “Eight Days A Week” e tanti altri.
Lo invidiai tantissimo, quando seppi che era riuscito ad andare a vedere i Beatles nell’unico tour italiano, nel 1965. Io non chiesi ai miei di mandarmi, sicuro che me l’avrebbero negato. Al concerto romano di Paul McCartney del 2003, poi, ci limitammo a sentirci telefonicamente, sperduti lui da una parte io dall’altra nell’immensa platea di via dei Fori Imperiali.
Usciti dal liceo, le nostre strade non si divisero. Lui continuò a fare musica – aveva già iniziato nel 1964, quand’eravamo ancora al ginnasio, con la cover-band dei Crabs -, si dedicò all’hi-fi e al collezionismo musicale ad altissimi livelli (è – mi piace usare il presente – uno dei più importanti collezionisti di memorabilia beatlesiane in campo mondiale), mentre io all’università rastrellai quanto più possibile di materie riguardanti la storia della musica e l’estetica musicale, chiudendo con una tesi sui cantautori degli anni Sessanta, poi allargai i miei orizzonti affiancando l’ottimo docente con cui m’ero laureato, il musicologo Salvatore Enrico Failla, nell’organizzazione di eventi musicali, quindi iniziai un’intensa attività pubblicistica che mi permise di frequentare assiduamente il mondo delle sette note.
Ma non è stata solo la musica a far sì che Rori Grasso fosse un carissimo amico. Di qualsiasi argomento parlassimo, andavamo incredibilmente d’accordo, condividevamo tante manie (le vecchie riviste con Marilyn Monroe e le dive dello schermo in copertina, ma anche l’oggetto vintage), progettavamo eventi, mostre, presentavamo pellicole naturalmente beatlesiane, era la prima persona alla quale telefonavo quando qualcuno mi dava l’incarico di organizzare serate di beneficenza, per le quali sceglievamo di mettere la musica dei Beatles come elemento centrale. Quasi mi rimproverò, una volta, quando, usai l’appuntamento, divenuto tradizionale, del 29 settembre alla Terrazza in via Crociferi, per celebrare Battisti, scomparso un paio di settimane prima, con una tavola rotonda alla quale invitai anche lui: “Ma stasera non suoniamo?”
Ciò che mi resta di Saro (mi piace chiamarlo così) è il grande senso dell’ironia, il piglio disincantato con cui osservava il mondo circostante e con cui dialogavamo sui massimi e sui minimi sistemi, il gusto nel creare calembour e battute. Non l’ho mai visto imbronciato o con la luna storta, ma sempre con un volto solare e sorridente. Così mi piace ricordarlo, conservarlo nella mia mente e nel mio cuore. Non riesco, però, a fare una battuta divertente né a creare un calembour.