RIP Ray Dolby, padre del Dolby Surround

Ray Dolby, l’inventore americano che ha rivoluzionato l’audio nel cinema, è morto il 12 settembre a San Francisco. Aveva 80 anni. 

Dolby era malato di Alzheimer e a luglio gli avevano diagnosticato una leucemia acuta. “Abbiamo perso un amico, un mentore e un visionario“, ha detto il presidente e CEO dei Dolby Labs, Kevin Yeamen. “La nostra famiglia è molto orgogliosa dei suoi successi e della sua leadership. Ci mancherà molto, ma le sue scoperte continueranno a vivere“, ha dichiarato il figlio David

 

La qualità del suono moderna è a dir poco perfetta. Tuttavia, non siamo a conoscenza del funzionamento e della storia che questa qualità ha dietro di sé. Fino a poco tempo fa, una buona qualità sonora, era difficile da avere, fino a quando è arrivato il suono digitale, che ha pressoché eliminato qualunque tipo di distorsione.

Il rumore, quindi, è sempre stato un nemico della musica, e Ray Dolby questo lo sapeva, tanto che ha fondato un’azienda concentrata su questo ambito, che ha rivoluzionato l’era del suono pre-digitale, la Dolby Laboratories.

La riproduzione è la chiave dell’intuizione tecnologica di Dolby: il suono non viene solo prodotto e registrato, ma anche ri-prodotto. A partire dagli anni sessanta, i suoi laboratori hanno codificato forme interconnesse di registrazione e poi di ri-produzione che mettessero in primo piano il suono e in secondo piano il fruscio. Con parole tecniche, questo processo viene chiamato pre-enfasi e de-enfasi, ovvero è un sistema che registrava il suono più forte sul nastro e lo riproduceva più basso per ridurre il rumore di fondo.

Dolby notò che nei cinema l’audio veniva riprodotto male per eliminare artigianalmente il rumore di fondo che non lasciava sentire i dialoghi. Partì da lì, dai sistemi professionali per le sale. La storia di Dolby è strettamente legata al grande schermo, dal Dolby Stereo introdotto negli anni ’70 con Guerre Stellari. Negli anni ’90 debutta il Dolby Digital, il sistema che inaugura il vero effetto surround nel cinema, permettendo di codificare sulla pellicola un suono multicanale. 

Ma già da prima, dagli anni ’80, il marchio Dolby è associato anche a prodotti consumer, con sistemi di codifica sonora dati in licenza ai maggiori produttori del settore home entertainment. Il primo surround è per l’home video: una codifica che permette di produrre un suono che sembra arrivare da ogni angolazione.

Infine il suono in movimento: il Dolby B e C, il sistema di riduzione del rumore per le cassette magnetiche, che ha permesso a ciò che ascoltavamo su autoradio e walkman di essere perlomeno dignitoso. Ma le sue proprietà principali erano portabilità e personalizzazione (la possibilità di registrare, oltre che ascoltare). Non certo la qualità sonora. Il Dolby ha attenuato il loro peggior difetto, quel rumore di fondo che poteva anche rendere inascoltabile la musica: negli anni 70 e ’80 comprare o incidere una cassetta o un riproduttore senza Dolby voleva dire condannarsi ad un fruscio continuo in sottofondo.

Oggi il suono Dolby è quasi ovunque: forse il marchio è un po’ meno famoso di una volta perché diamo per scontato la qualità sonora che ha creato con quasi 50 anni di innovazione. Ma i tributi che sono stati fatti a Ray Dolby in questi giorni dopo la sua scomparsa non sono solo doverosi ma sono un piccolo ringraziamento a un uomo alle cui intuizioni le nostre orecchie devono tanto, tantissimo.

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