Richiesta dall’Istituto “Novecento” la rimozione dal frontespizio di Palazzo Zanca della lapide imposta a Cannizzaro

La richiesta è stata inoltrata all’Ing. Leonardo Santoro, Commissario del Comune di Messina dall’ISTITUTO per lo studio della Storia del NOVECENTO

Per formalizzare quanto richiesto a voce, l’ISTITUTO per lo studio della Storia del NOVECENTO, di Viale pr. Umberto 49 – Compl. Le Terrazze a Messina, ha inviato la presente nota (Prot.01/2022) all’Ing. Leonardo Santoro, Commissario del Comune di Messina anche a nome di Enzo Palumbo, Dario Caroniti, Aldo Di Blasi, Piero Chillè, Nino Arcoraci, Nino Quartarone, Angela Rizzo, Domenico Interdonato, Mariano Sprizzi, Roberto Sciarrone, Pippo Previti, Antonio Morreale, Antonio Artemisia, Emanuele Castrianni, Giuseppe Restifo, Rosaria Landro, Dino Smedile, Michele Alvaro, Marco Bonanno ed altri. Nel primo anniversario del terremoto si decise di affiggere una lapide e si diede incarico a Tommaso Cannizzaro di scriverne l’epigrafe. Sulla Gazzetta di Messina e delle Calabrie del 27-28 dicembre 1909 venne pubblicato quanto vergato da Cannizzaro, che, tra l’altro, aveva avuto modo di scrivere “tra la maggior desolazione ed il colpevole abbandono”. Era indubbiamente il giudizio negativo e veritiero che meritava, per quello che non aveva fatto, il governo del re e, in modo particolare, il presidente del consiglio Giolitti. Tale giudizio, peraltro, era pienamente condiviso dai cittadini messinesi, perché le malefatte governative le avevano vissuto sulla propria pelle. Poiché quella frase era scomparsa dalla lapide, che venne affissa sul viale S. Martino, il cronista del giornale si recò a trovare Tommaso Cannizzaro, nel villino di via S. Giuseppe, a Catania, per appurare quali erano stati i motivi che avevano indotto Cannizzaro a modificare il testo, peraltro già comunicato alla stampa. Quanto da lui riferito venne riportato sul giornale (Gazzetta della Sicilia e delle Calabrie del 4-5 gennaio 1910). “Essendo stato incaricato dal Comitato Messinese a comporre una epigrafe commemorativa per le vittime del disastro ho scritto alcune righe che qualche giorno dopo ho potuto leggere e consegnare ad alcuni membri del Comitato stesso venuti da Messina per ritirarli. Dopo un paio di giorni la sera del 21 ricevetti successivamente due telegrammi. “Intervento autorità consentendo comitato deciderebbesi togliere epigrafe colpevole abbandono; pregola autorizzarmi debbiasi sostituire altra frase o togliere completamente. SCHEPIS.” “Riferimento telegramma Schepis pregola consentire venga tolta epigrafe frase colpevole abbandono onde commemorazione possa essere unanime e solenne. R. Comm. SALVADORI”. Avendo rilevato dai due telegrammi che il Comitato e il R. Commissario erano perfettamente d’accordo sulla soppressione delle parole colpevole abbandono io ho sostituito le medesime con le parole tra lo scompiglio e la desolazione. Però animato dallo stesso principio che mi aveva suggerito la prima frase ho aggiunto in seguito alla seconda linea dell’epigrafe le parole seguenti: solo da città sorelle e da stranieri soccorsa.  Sennonché la sera del giorno 22 è venuto a trovarmi in persona il R. Commissario Comm. Salvadori, questi ha insistito che si togliessero le parole colpevole abbandono nonché la seconda linea aggiunta, facendo osservare che altrimenti né egli né alcun’altra autorità sarebbe intervenuta alla funebre cerimonia, intervento al quale giusta il telegramma Schepis il Comitato non aveva creduto rinunciare. A questo punto io semplice incaricato del Comitato malgrado la protesta della propria coscienza ho dovuto trascrivere l’epigrafe togliendone le parole incriminate, non senza però aggiungere in fondo alla pagina le seguenti parole. N.B. Ho creduto di modificare la epigrafe così salvo approvazione del Comitato, scaricandomi di ogni responsabilità”. Tommaso Cannizzaro ha scritto “malgrado la protesta della propria coscienza”. Sig.Commissario per farlo stare in pace con la sua coscienza le chiedo di togliere dal frontespizio del palazzo comunale la lapide con l’epigrafe che gli è stata imposta con cerimonia pubblica, il prima possibile. Con questa sua decisione non solo si ristabilirebbe la verità storica ma si onorerebbero anche i nostri poveri morti. Ci sarà tempo per sostituirla e sostituirla con altra che riporti il più fedel-mente possibile, quanto da lui dettato, da ricostruire con la collaborazione degli specialisti della Soprintendenza ai BB. CC.AA.

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