R.I.P. Franco. Ci lascia il maestro Battiato: poeta, cantautore, artista eclettico e onirico

Per molti rimarrà un “Centro di gravità permanente”, come recita uno dei suoi brani più famosi. Si è spento nella sua casa di Milo, alle pendici della Sua Etna.

Il mondo della musica piange uno dei suoi interpreti più raffinati e sensibili. Aveva compiuto 76 anni lo scorso 23 marzo. È morto Franco Battiato, nato a Jonia, in provincia di Catania, il 23 marzo del 1945. Il cantautore si è spento oggi nella sua residenza di Milo.

Franco Battiato ha costruito un percorso davvero unico nel panorama italiano. Un ironico libero pensatore che ha praticato l’arte della provocazione e che ha avuto pure una breve esperienza all’interno della politica. Ha spaziato tra una grande quantità di generi, dalla musica pop a quella colta, toccando momenti di avanguardia e raggiungendo una grande popolarità.
Negli anni ’70, produceva album sperimentali come «Fetus» e «Pollution» che hanno fatto scoprire all’Italia le risorse della musica elettronica e le concezioni più avanzate del rock di quelle stagioni e le contaminazioni con i grandi autori di musica contemporanea. L’album “Fetus“, considerato un’opera molto originale e innovativa nel panorama della canzone italiana, contiene brani dal sapore mediterraneo (Una cellula, Energia, Mutazione) intermezzi surreali (Cariocinesi) e brani per chitarra e sintetizzatore (FenomenologiaAnafase e Meccanica). Il disco è una sorta di viaggio interiore psichedelico con balzi dal microscopico della cellula all’infinito dello spazio, traendo la sua ispirazione dall’opera letteraria Il Mondo Nuovo di Aldous Huxley.
Il successivo “Pollution, continua il percorso già tracciato dall’album precedente, e ottiene maggior successo, risultando il 59° album più venduto dell’anno.

Battiato è stato uno studioso dagli orizzonti amplissimi che ha saputo praticare l’arte della canzone pop ma che, grazie alla sua cultura, ha usato linguaggi e riferimenti diversissimi, sia in campo musicale che in altre forme di espressione artistica, come il cinema, la pittura e l’opera.

Attorno al 1990, infatti, il musicista inizia a percorrere altri campi espressivi, avvicinandosi con diletto e curiosità all’esercizio pittorico.
Per l’artista catanese il senso stesso del dipingere risiede in una specie di esperimento continuo di autoanalisi e miglioramento di sé affermando che «Nella pittura vedo tutti i miei difetti, e mi interessa migliorare. Ne sono ingordo e non vedo l’ora di mettermi a lavorare» d’altronde, lo stesso Battiato non ha mai amato definirsi pittore, ma semplicemente un “uomo che dipinge“.

La musica di Battiato ha spesso guardato in direzione della canzone d’autore e del pop: due generi che ha rivisitato in maniera colta e raffinata, contaminandoli con stili musicali sempre diversi fra cui la musica orchestrale, il rock progressivo, la musica etnica e quella elettronicaI suoi testi, inusuali e di carattere citazionista, sono spesso dolenti e pieni di riferimenti polemici alla società dei consumi e alla classe politica italiana. Tuttavia, i primissimi album della sua discografia sono caratterizzati da un “sound” progressivo e sperimentale.
Successivamente, Battiato rinuncia al formato “canzone” abbracciando l’avanguardia contemporanea giocata sul collage e sull’improvvisazione dell’organo o del pianoforte fino agli anni novanta quando si intensifica la ricerca del cantautore verso nuove direzioni, specchio fedele dell’Italia dell’inizio anni ’90 e la rilettura colta di brani classici come in “Cammello su una grondaia“.

 

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