R.I.P. Glenn Frey, chitarrista e cofondatore degli Eagles

E’ morto nella sua abitazione di New York, all’età di 67 anni, Glenn Frey, cofondatore e chitarrista della band Eagles.
Soffriva da tempo di Artrite Reumatoide.

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Il mondo della musica non si è ancora ripreso dalla scomparsa del grande David Bowie che arriva, pesante come un macigno, la notizia della morte di Glenn Frey, chitarrista e cofondatore della band Eagles. Il rock mondiale piange ancora.

Anche il 2016 si è aperto nefasto per il mondo della musica, dopo la scomparsa di David Bowie, avvenuta l’11 gennaio, stamattina si è appreso della morte del cofondatore degli Eagles, Glenn Frey.

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La notizia ufficiale della sua dipartita è stata data dalla sua famiglia e da Don Henley, Joe Walsh, Timothy B. Schimt: in un post comparso sulla pagina ufficiale della band.

È con grande dispiacere che informiamo della scomparsa del nostro compagno e fondatore degli Eagles Glenn Frey, avvenuta a New York lunedì 18 gennaio 2016. Glenn ha combattuto nelle ultime settimane una battaglia coraggiosa“.

E ancora: “Glenn ha combattuto una battaglia coraggiosa per le ultime settimane, ma, purtroppo, ha ceduto alle complicazioni da artrite reumatoide, alla colite ulcerosa acuta e alla polmonite”.

Già da dicembre le sue condizioni di salute erano peggiorate e, dovendo sottoporsi ad un intervento all’intestino, ha dovuto disdire degli impegni ufficiali con la band, come la cerimonia a cui avrebbero dovuto far parte, il 6 dicembre, insieme al regista George Lucas e Carol King.
Il gruppo californiano lo saluta ricordando sul sito il testo di “It’s Your World Now”, scritta da Frey e Jack Tempchin. Per Don Henley, altro fondatore degli Eagles, il senso del testo è quello di “essere parte di qualcosa di buono, e lasciarsi qualcosa di buono alle spalle“.

https://www.youtube.com/watch?v=puHoadtIivc

Glenn Frey e Don Henley si erano conosciuti a Los Angeles nel 1970, quando Glenn aveva 22 anni e Don 23 e insieme decisero di formare gli Eagles, portando al successo mondiale brani come Hotel California e Take it easy e vendendo oltre 150 milioni di dischi con la raccolta “Their Greatest Hits”, secondi solo a “Thriller” di Michael Jackson.

La band si sciolse nel 1980 ma tornò insieme nel 1994 per alcune date dal vivo e un nuovo album che fu pubblicato nel 2007.

Frey, aveva pubblicato da solista ben 5 dischi (No Fun Aloud, The Allnighter, Soul Searchin’, Strange Weather e After Hours), in The Allnighter era presente la canzone “The heat is on” che fu parte della colonna sonora di Beverly Hills Cop, divenendo una top hit nel 1984. Ebbe anche una breve parentesi cinematografica comparendo nel film “Jerry Maguire“ di Cameron Crowe.

https://www.youtube.com/watch?v=1-mU-YSk32I

Don Henley ha voluto ricordare il fraterno amico in un comunicato diffuso subito dopo la sua morte: “Era come un fratello per me, eravamo una famiglia e come molte famiglie c’erano anche problemi. Ma il legame che abbiamo stretto 45 anni fa non si è mai rotto, neanche durante i 14 anni di pausa dagli Eagles. Eravamo due ragazzi che fecero un pellegrinaggio a Los Angeles con lo stesso sogno: lasciare il nostro segno nella musica, e con perseveranza, un grande amore per la musica e l’alleanza con grandi musicisti e con il mostro manager Irving Azoff abbiamo costruito qualcosa che è durato più di quanto potessimo sognare. Ma è stato Glenn a cominciare tutto. Era lui l’uomo con un piano preciso. Aveva una conoscenza enciclopedica della musica popolare e un’etica del lavoro che non conosceva soste. Era divertente, testardo, volubile, generoso, profondamente talentuoso e deciso. Amava la moglie e i figli più di tutto il resto. Non sono sicuro di credere nel fato, ma incrociare il cammino con Glenn Frey nel 1970 ha cambiato la mia vita per sempre. Sarà strano andare avanti in un mondo senza di lui. Ma ogni giorno sarò grato di averlo avuto nella mia vita. Riposa in pace, fratello mio. Hai fatto quello per cui ti eri messo in viaggio. E anche di più“.

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Così lo ricorda il giornalista e photoreporter Carlo Massarini: 

Gli anni 70 stanno lentamente venendo a mancare, pezzo dopo pezzo. Dopo Bowie, Glenn Frey degli Eagles.
Quel suono dalla West Coast, che poi era un miraggio visto da molto lontano, fantasticando come Salgari su terre che non avevamo mai visto…quelle armonie vocali che sembravano salire verso il cielo blu col sole a picco, capaci di farti volare via con un sorriso sulle labbra…quelle canzoni che mi avevano accompagnato nel primo (One Of These Nights) e nel secondo sbarco nella Città degli Angeli (Hotel California) uscendo a palla dalla scassata radio AM di una Mustang verde ancor più scacia mentre andavo su e giù per Sunset Strip in cerca di chissà cosa…
Gli Eagles fanno parte dei miei ricordi, del mio vissuto, di quel legame che ti intreccia per sempre con la luce, gli odori, il suono, i volti di un luogo. Come l’ultimo Desperado, cantato con la mano sul cuore e gli occhi chiusi sulle gradinate del Palasport mentre il primogenito mi guardava con aria comprensiva e il tempo sembrava confondersi fra passato e presente.
Ho amato gli Eagles, come ho amato la California. Poi li ho lasciati perdere, era cambiato tutto ed ero cambiato anch’io. Infine, li ho riscoperti riguardando quel fantastico doc che abbiamo trasmesso a GB, in cui con humour, franchezza e sano cinismo raccontavano daccapo tutta la loro epopea, rinata in formato ecologico-nodrugsnoalcohol quando finalmente han smesso di fare i cazzoni sulla corsia di sorpasso.
Fine anche di questo viaggio.
Glenn, degli Eagles era – come ha ricordato oggi Don Henley – quello che aveva iniziato il tutto, quello con ‘il piano’. 45 anni sono tantissimi, mette i brividi pensare quanto tempo è passato, doveva essere solo un prendersela easy… e invece – almeno per un lungo momento – si sono presi il mondo. Ma tutto passa, e il mondo, e tutto quello che c’è dentro, passa ad altri. Come suggella bene la canzone con cui ha voluto salutare tutti, famiglia e fans. 
Ciao Glenn, e grazie per averci fatto volare in alto, con un sorriso sulle labbraFrey Massarini

Diciamo dunque addio a questo testardo ma generoso ragazzo degli anni ’70, sperando che, almeno per qualche tempo, la musica non subisca altre botte come quelle che si sono succedute da un anno a questa parte… Long Life to Eagles

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