Quando il Carnevale sfocia in Protesta

Nel giorno dei carri allegorici, a Blufi va di scena la rappresentazione di una donna in perizoma e in posizioni inequivocabili: scatta subito l’indignazione

 

Fine settimana all’insegna del dissacrante, dello stravolgimento delle regole tipiche delle sfilate carnevalesche. Anche a Blufi, un piccolo comune in provincia di Palermo, l’antica pantomima dei carri allegorici. Tra questi, l’oggetto dello scandalo: una donna in reggiseno e perizoma che allude ad atteggiamenti sessuali. C’è chi considera l’accaduto come una mera provocazione, c’è chi condanna l’accaduto sulla scorta delle tante violenze che il gentil sesso è costretto a subire, c’è chi come l’Avvocato Maria Vittoria Cerami chiama i carabinieri perché indignata dal messaggio veicolato, carico di “umiliazione e violenza” verso chi è stato vittima di femminicidio. Dalla vita reale ai social network, la via è breve, anzi brevissima. Poco dopo la sfilata del fine settimana siciliano, impazzano i commenti su Facebook, solidali verso le vittime di angherie a sfondo sessuale. L’offensiva rappresentazione non è giustificabile se rapportata ai crimini contro le donne. Purtroppo, però, se da una parte il carro allegorico è deprecabile, dall’altra è circoscritto ad un evento – il Carnevale – che per codice comportamentale deve sovvertire le regole sociali. Al di là  della criticabile scelta, è un dato di fatto che tv, libri, musica e spettacolo siano farciti di rimandi erotici o comunque di allusioni sessuali. Dalle trasmissioni di successo nelle reti nazionali, sino a quelle più di nicchia delle emittenti locali, un’unica e acclarata consuetudine è quella di puntare sul corpo delle donne, sulla loro mercificazione perché fa audience. Prima di condannare ed ergersi a paladini della moralità, sarebbe opportuno che revisionassimo la piega distorta che sta assumendo la cultura italiana. Sarebbe opportuno  prendere spunto dal recente successo de “La grande Bellezza” per fermarci a riflettere sul degrado che la cultura del Belpaese  ha subito nell’ultimo periodo. Prima di essere solidali, non sarebbe opportuno prevenire, affinché le efferate azioni contro le donne subiscano un freno? Appigliarsi al carro allegorico piuttosto che alle effimere pene verso chi si macchia di femminicidio, non è sinonimo di deriva culturale? Ai posteri l’ardua sentenza.

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