Premio Nazionale “Efesto – Città di Catania” 2014

Giunto alla seconda edizione, il Premio si conferma una florida realtà nel panorama culturale catanese. Associato al premio un momento di solidarietà con una raccolta per un pranzo ai poveri della città: testimonial Salvo La Rosa e Sebastiano Mignemi.

Presso la suggestiva cornice del Teatro Angelo Musco – storica sede dell’ente Ente Teatro di Sicilia, poi Stabile di Catania – si è tenuta la cerimonia di premiazione del Premio Nazionale “Efesto – Città di Catania” edizione 2014.
Dopo un inizio scoppiettante, con la prima edizione dello scorso anno, Santino Mirabella ripete il “miracolo”. In più di un’occasione abbiamo già avuto modo di apprezzare la versatilità del Magistrato/Scrittore, che, nemmeno stavolta, ha deluso le aspettative.
Il Giudice, in forza alla Terza Sezione Penale del Tribunale di Catania, si è ripetuto nell’“impresa”. La serata, che avuto luogo il 22 dicembre, è stata presentata da Valentina Ferrante, attrice che recentemente abbiamo potuto ammirare al “Brancati”, sul palco Cristina Mirabella valletta di famiglia.
Tre le sezioni del Premio: la prima, quella di poesia, intitolata al compianto Edo Gari, grande appassionato, per l’appunto, della quinta arte; la seconda, di narrativa, dedicata al celebre scrittore catanese Ercole Patti; la terza, quella dedicata al testo teatrale, è stata intitolata alla grande Mariella Lo Giudice, prematuramente scomparsa nell’agosto del 2011.

A comporre la giuria, “addetti ai lavori” e non, numerose personalità di spicco appartenenti al mondo della cultura: Tuccio Musumeci, Pippo Pattavina, Miko Magistro, Arianna Attinasi, Carmelo Zaffora, Francesco Spadaro, Giuseppe Giuffrida, Salvo Trombetta, Francesca Amoroso, Francesco Turrisi, Giuseppe Speciale, Gregorio Scuto, Gabriella Vergari e Rosalia Messina.

L’evento ha visto anche la presenza in sala di Salvo La Rosa, Sebastiano MignemiMatteo Musumeci, Nino Milazzo, Sarah Zappulla Muscarà, Rita Gari Cinquegrana, Domenico Trischitta, Agostino Zumbo, Debora Bernardi, Guido Torrisi, Vera Ambra, Enzo Stroscio.
Gli intermezzi musicali sono stati eseguiti da Gregorio Scuto e Paolo Capizzi. Insomma, tante personalità e amici che hanno abbracciato il progetto e l’iniziativa, offrendo il proprio contributo con il piccolo-grande gesto della partecipazione. A dimostrazione del fatto che la realtà culturale catanese non si è totalmente assuefatta all’immobilismo che oramai, a guardare la situazione con occhio disincantato, attanaglia, di fatto, il Paese.

E’ proprio in un’epoca di crisi, tanto economica quanto culturale, che un Premio letterario casca a pennello. Non tanto quale sede di una becera competizione di virtuosismi e ricercatezze poetiche, quanto come sede di condivisione e di partecipazione all’arte. Una sede privilegiata, di certo, ma dove la poesia, la narrativa e il teatro possano trovare una fruizione collettiva e partecipata.
Il teatro è la bella copia della vita reale e, citando O. Wilde, “la terra è un teatro, ma ha un repertorio deludente”.
Del resto, solo agli amanti dell’arte, e delle sue mille sfaccettature, è concesso di coglierne l’essenza. La cultura oggi dovrebbe essere un bene primario, del quale nutrirsi giornalmente. Un tale, ex Ministro dell’Economia e delle Finanze, di nome Giulio Tremonti, ebbe il coraggio di sostenere che “con la cultura non si mangia”. Ebbene, quest’affrettata sentenza di condanna è stata recentemente smentita dall’Università di Firenze, che ha condotto uno studio secondo il quale il ricavo, in percentuale quantificabile, degli investimenti sulla cultura sarebbe intorno al 150% (in breve, investendo € 1, il guadagno sarebbe di € 2,50).
Paradossale parlare di crisi proprio in Italia, terra che, a partire dai tempi dell’Impero Romano, è stata culla della cultura e della civiltà europea? Decisamente sì. Soprattutto se si considera che il nostro Paese potrebbe diventare un immenso villaggio turistico per giapponesi…
Dove sta, allora, il problema? Non siamo più capaci di valorizzare il nostro patrimonio culturale, sul quale, da sempre, abbiamo basato la nostra egemonia (in passato, anche economica).
Valorizzare è qualcosa che riesce molto bene a quelli che oggi sono i colossi economici europei (basti pensare alla sproporzione tra i costi eccessivi del biglietto di uno spettacolo teatrale a Londra o a New York e il prezzo, irrisorio, di uno in Italia). Eppure, all’estero, il bussiness del teatro è ancora in ottimo stato di salute (a differenza dell’Italia, dove il pubblico continua a “stagionare” e i giovani ad allontanarsi dal teatro): gli stabili della Piccadilly e di Broadway propongono per oltre una decade lo stesso spettacolo, con almeno due rappresentazioni giornaliere, registrando puntualmente il sold out!
Del resto, “l’erba del vicino è sempre più verde”? O è semplicemente un problema di programmazione?
A Catania, invece, un teatro di fine ‘800, che può vantare una tra le migliori acustiche d’Europa, rischia la chiusura e lascia i propri dipendenti senza stipendio per mesi a causa dei tagli ai finanziamenti regionali. E, così, la realtà che fino agli anni ’50 ha costituito l’unica e più elementare forma di intrattenimento e di istruzione (tanto la lirica quanto la prosa) è oggi in caduta libera. Sarebbe necessario, infatti, produrre cultura viva affinché studio ed esperienza (quest’ultima oggigiorno sempre più rara) conducano a una cognizione intellettuale a seguito di una personale rielaborazione, in modo da convertire le nozioni da semplice erudizione a conoscenze, competenze ed elementi imprescindibili e costitutivi del singolo individuo. La cultura è strumento di discernimento, per saper distinguere un demagogo e per non vendere il proprio voto al prezzo di 80€.

E, di contro, è sorprendente che un Premio così giovane, appena alla seconda edizione, abbia avuto un simile riscontro in termini di partecipazione da parte dei candidati. Veri e propri protagonisti si sono messi in gioco, presentando elaborati, qualitativamente parlando, di livello e assoluto spessore artistico.
Ad attribuire ancora maggior lustro al Premio è proprio la sezione dedicata alla minipièce teatrale, raramente proposta in seno a un contest letterario. Ho avuto modo di leggere e di apprezzare gli elaborati premiati grazie all’antologia editata. Parecchie sono state le pagine che mi hanno positivamente impressionato, tra i primi classificati e tra i seguenti in ordine di “arrivo” (?). E, forse, alcune delle parole/pagine più belle sono state messe su carta proprio dal patron del Premio, Santino Mirabella
Nella prefazione alla suddetta antologia scrive: “Partecipare ad un Premio Letterario è un gesto anche di coraggio, perchè ci si mette in gioco, non tanto (spero…) per la voglia di ‘concorrere’ e basta, ma proprio per essere partecipi di ‘qualcosa’, far parte di un gruppo a cui ‘partecipare’ le proprie cose, le proprie emozioni. Poi, inesorabilmente, vi deve essere una graduatoria, seppur sembra pazzesco, a ben pensarci, che possano in qualche modo classificarsi (prima, seconda, terza, et.) le emozioni”.
Mai considerazione più eloquente sarebbe potuta essere d’uopo. E se è vero che “uno scrittore professionista è un dilettante che non ha mollato”, consapevoli di quanto oggigiorno sia difficile emergere per i giovani talenti, ben vengano tali iniziative. Non a caso il Premio, già ricevuto il riconoscimento da parte del Presidente della Repubblica, ha ottenuto anche quello della Camera. Come ha simpaticamente commentato Mirabella, “quello del Senato lo riserviamo alla prossima edizione”.

Non possiamo che augurare al Premio Nazionale “Efesto – Città di Catania” un roseo futuro, ricco di numerose altre soddisfazioni e riconoscimenti. 

I PREMIATI:

A) Sezione “EDO GARI” – Poesia in Lingua

1. “Un’alba (il mio corpo senza crosta)” di Antonella Antinucci (Pescara)

2. “Dopo l’amore” di Rita Muscardin (Genova)

3. ex aequo

– “Seguendo Taylor” di Paola Carmignani (Altopascio – Lucca)

– “Le mie unghie dallo smalto color giardino” di Antonella Antinucci (Pescara)

– “Ti dirò di come” di Francesca Albergamo (Alia – Palermo)

– “Come polvere” di Francesca Albergamo (Alia – Palermo)

4. ex aequo

– “Le figure del sole” di Domenica Caponiti (Messina)

– “La storia di noi due” di Rita Muscardin (Genova)

– “Il gesto” di Giuseppe Melardi (Bronte – Catania)

– “Senza titolo” di Giovanni Battista Basile (Trento)

– “Due così” di Alessandra Distefano (Fiumefreddo – Catania)

– “Un’ombra danzò a tarda sera” di Angela Russo (Acicatena – Catania)

– “La fioritura” di Stefano Andretta – (Aci Castello – Catania)

– “Delusione d’amore” di Stefano Andretta – (Aci Castello – Catania)

B) Sezione “ERCOLE PATTI” – Racconto breve

1. “A distanza” di Riccardo Landini (Reggio Emilia)

2. ex aequo

– “L’ultima ombra” di Alessandro Cuppini (Bergamo)

– “Granellino” di Carlo Barbieri (Palermo)

3. ex aequo

– “Improvviso arcobaleno” di Lina Giuffrida (Misterbianco – CT)

– “Aspettando che ritorni il passato” di Carmen Giuffrida (Catania)

– “Un giorno di vento” di Barbara Mileto (Catania)

– “L’ascensore” di Pietro Rainero (Acqui Terme)

– “Dietro il naso da clown” di Maria Grazia Distefano (Acicatena – CT)

– “L’anima dei morti” di Enzo Quaranta (Torremaggiore)

– “La passione del signor Luciano, bibliotecario” di Angela Russo (Acicatena – Catania)

C) Sezione “MARIELLA LO GIUDICE” – Testo Teatrale

1. “Andromaca” di Clelia Lombardo (Barcellona Pozzo di Gotto)

2. “D’Annunzio e il pesce rosso” di Antonella Antinucci (Pescara)

3. “Frontera” di Gabriella de Fina (Potenza)

4. ex aequo

– “Il conto delle lune” di Egle Doria (Catania)

– “Che fine ha fatto Euridice” di Maria Carmela Russo (Augusta)

– “Il gigante della città” di Gabriella Russo (Augusta)

– “Insolita solidificazione” di Franco La Magna (Catania)

– “Vederci chiaro” di Michele Barbera (Menfi – Agrigento)

– “Gente in cerca” di Gaetano Lo Castro (Fiumefreddo)

– “Uno che conosci” di Alessandro Cuppini (Bergamo) 

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