Pet Sounds 52th Anniversary Tour. A Taormina successo per Brian Wilson

Il passato non passa mai. Brian Wilson, il genio della surf music, co-fondatore dei Beach Boys incanta i cuori dei numerosi spettatori del Teatro Antico di Taormina. Si festeggiano ancora i 50 anni e passa dell’album capolavoro “Pet Sounds”.DSC_0298 (Copia)

Tra i Musicisti di Wilson anche la team-up della band Californiana The WondermintsProbyn Gregory (multinstruments), Gary Griffin e Darian Sahanaja (tastiere)Mike D’Amico e Nelson Bragg (drums & pecussion), Brian ‘Douglas‘ Wilson al piano, Al ‘Alan Charles‘ Jardine (chitarra) e suo figlio Matt Jardine (chitarra), Bob Lizik (bass), Blondie ‘Terence William‘ Chaplin (chitarra), Nick Walusko ‘Nicky Wonder‘ (chitarra), Paul Von Mertens (flauto e sassofono).

DSC_0300 (Copia)Mettiamoci per un momento in testa, in quest’estate che volge ormai inesorabilmente al termine, la decisione di tracciare un bilancio su quanto i palcoscenici all’aperto hanno offerto allo spettatore in fatto di musica.
Un’offerta ampia, variegata, per tutti i palati, che non ha mancato di attirare il pubblico, che non s’è fatto spaventare dalla minaccia di un acquazzone fuori stagione, né dall’alto prezzo talora imposto ai biglietti, né da qualsivoglia difficoltà logistica. Non staremo qui ad indicare il concerto che ha raggiunto il sold out a pochi minuti dal suo primo annuncio o quello dell’apprezzato cantautore che viene a confermare l’efficacia della propria poesia in musica, tanto meno quello dell’acclamata star che accoglie grandi masse o della meteora, venuta fuori dall’ultimo talent show, che oggi fa il pienone ma forse il prossimo anno cadrà nel dimenticatoio e nessuno se ne ricorderà più.

Brian Wilson and bandNon accusateci di prepotenza o di velleità personali, se eleggiamo ad “evento dell’estate 2018” l’unica tappa italiana del tour mondiale di Brian Wilson, dedicato ai cinquant’anni dell’album capolavoro “Pet Sounds” del ’66, nella meravigliosa location del Teatro Antico di Taormina. Dobbiamo ciò che gli spetta al musicista che viene definito il “Mozart del rock” – e lo è al di là di ogni slogan e d’ogni luogo comune -, anche perché l’arena taorminese non era piena in ogni ordine di posti, come sarebbe stato opportuno e, soprattutto, come l’evento avrebbe meritato. Duole dirlo. I più hanno preso sottogamba l’occasione proposta, ma chi era presente può affermare con soddisfazione ed enfasi: “C’ero anch’io!

DSC_0306 (Copia)Festeggiato in tour sinfonico, oggi per i suoi 52 anni, Pet Sounds, l’album dal titolo sarcastico (tante le versioni sul perchè) e che include brani celebri come Wouldn’t It Be Nice God Only Knows, è considerato essenzialmente un lavoro solista di Brian Wilson più che un album vero e proprio dei Beach Boys.
L’album fu creato nel periodo in cui Wilson smise di andare in tour con il gruppo per focalizzare la sua attenzione sulla scrittura e la registrazione dei brani (era il maggio del ’66 quando venne pubblicato dalla Capitol Records con Brian produttore). bw-petsounds

In Pet Sounds Wilson arriva ad una musica molto più matura e lontanissima dal sound originario, quello del surf, grazie anche alla sperimentazione di strumenti insoliti come campanelli di biciclette, clavicembali, flauti.
E come dimenticare, per la canzone I Just Wasn’t Made for These Times,  il prestigioso Theremin (suonato poi da Paul Tanner per la mitica Good Vibrations) e l’abbaiare dei cani (tra cui Banana, il cane di Wilson).

Anche la complessità delle già intricate armonie vocali riceve un’ulteriore spinta in avanti con l’impiego di elaborate stratificazioni sonore a formare una sorta di “sinfonia pop barocca” (Wiki).
Matt Jardine, Nelson Bragg, Blondie Chaplin, Brian WilsonIl Concerto
Al centro del palcoscenico c’era il mito. L’unico superstite della famiglia Wilson, che di una band californiana fondata nel 1961, The Beach Boys, fece una delle formazioni più amate ed osannate di tutta la storia del rock. Brian Douglas, con i fratelli, i compianti Carl e Dennis, il cugino Mike Love e il compagno di scuola Al Jardine, si fece interprete della spensieratezza generazionale di quel tempo e la sublimò con un suono di altissima qualità e con brani portentosi.
Grazie alla guida del geniale Brian, i “ragazzi della spiaggia” si rivelarono presto in grado di fare di quei pezzi, apparentemente facili per la loro orecchiabilità, ma dalle sapienti costruzioni melodiche e dalle ardite architetture vocali, dalle preziose orchestrazioni e dagli arrangiamenti mai banali, hit che reggeranno al tempo, al passare delle mode e al cambiamento del gusto.

DSC_0301 (Copia)Purtroppo non si può dire che il musicista settantaseienne sia particolarmente in forma: al di là del fatto che si presenta in scena con deambulatore e tutore, sostenuto da alcuni collaboratori, a causa della recente operazione alla schiena, il suo vissuto personale non è stato dei migliori. Ossessionato dalla perfezione, Brian Wilson ha subito dipendenze da droghe e alcol, disturbi mentali, influenze mediche poco limpide, stati di depressione. Interessante, per conoscere questi aspetti, il biopic “Love & Mercy”, realizzato nel 2014 dal regista Bill Pohlad. Quei fatti negativi gli hanno condizionato la vita, gli hanno reso difficile il percorso artistico, l’hanno costretto ad abbandonare la band, ad avviarsi a una carriera solistica, poi a riprendere ma non gli hanno impedito di imporsi fra i musicisti più completi e più importanti del Novecento (ed oltre).

DSC_0308 (Copia)Ma la sua presenza fisica in scena, al di là degli interventi cantati e parlati e dalla sua presenza davanti alla tastiera di un pianoforte, assume un carattere carismatico, mentre una band di altissima scuola snocciola, con lui e per lui, gli evergreen di Brian e dei Beach Boys con una freschezza e un’efficacia davvero unica.
Il fido Al Jardine impugna la chitarra ed impone il suo vicariato, dividendo con il figlio Matt e gli altri anche gli oneri vocali. Stanno al gioco, rendendolo sempre vivace e irresistibile, il polistrumentista Paul Von Mertens, il batterista Michael D’Amico, il bassista Bob Lizik, il chitarrista Nick Walusko, il percussionista Nelson Bragg, Probyn Gregory alle prese con vari strumenti, i tastieristi Darian Sahanaja e Gary Griffin. A questi musicisti si aggiunge una sorta di guest che in realtà è “uno di casa”, che ha più volte diviso il palcoscenico con Wilson e compagni, Blondie Chaplin, magrissimo e dinoccolato chitarrista-cantante blues che sembra fisicamente una via di mezzo fra Tom Waits e Lou Reed, e buca la scena con grande maestria.

DSC_0334 (Copia)Brian e i suoi partono dai vecchi classici, a metà inseriscono i brani di “Pet Sounds”, rispettando lo score originale privo di due pezzi, per chiudere con una vera e propria festa in musica nella quale dominano ritmi delle immortali “Good Vibrations” e “Barbara Ann”, canzoni che sembrerebbero essere state composte solo il giorno prima. Pubblico in visibilio, a spellarsi le mani, a ballare e seguire il ritmo, soddisfatto senza riserve e convinto di avere vissuto un momento musicale straordinario, nel quale la storia diventa decisamente attuale e tende a proiettarsi nel futuro.
Ed è per questo valore aggiunto che consideriamo il concerto taorminese di Brian Wilson l’evento della stagione. Senza nulla togliere a tutti gli altri artisti che si sono succeduti lungo la calda estate 2018.DSC_0351 (Copia)

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E che dire! Brian Wilson poteva fare un concerto a Taormina senza i cuori degli irriducibili Two & Friends?
Poteva BarbaAnnizzare la platea senza essere al cospetto degli storici del Siculo Versante Est della musica suonata, filmata e scritta?

Era il 1966, veniva pubblicato il loro undicesimo album di studio, Pet Sounds, considerato da sempre uno dei massimi capolavori della storia della musica. Classificato al secondo posto nella classifica dei 500 migliori album di tutti i tempi stilata nel 2012 dalla rivista Rolling Stone.   Evidentemente God Only Knows!
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