Nessuno tocchi l’editoria. La Commissione Cultura del Senato a sfavore dei rincari sull’Iva

La Commissione si batte per l’eliminazione della norma contenuta nel decreto Ecobonus per l’aumento dell’Iva sugli allegati dei giornali

 

Stavolta la sentenza suona come un avvertimento “Con la cultura non si mangia”, aveva tuonato qualche anno fa l’allora Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Sorvolando sulla infelice esclamazione, che per un paese dal ricchissimo patrimonio culturale, rasenta la beffa, ancora oggi ci confrontiamo con politiche volte a rendere esanime il mondo della cultura, nella fattispecie dell’editoria.

       

Aumento dell’Iva dal 4 al 21% sugli allegati dei giornali, che siano Dvd, Cd, o qualsiasi altro inserto abbinato. La causa? Trovare denaro per i fondi previsti dal Decreto Legge “Ecobonus”. Per carità, ben vengano le agevolazioni che ricadono a pioggia sulle attività legate alla green economy – sia che riguardino la riqualificazione energetica degli immobili, che tutte quelle attività mirate alla salvaguardia ambientale. I buoni propositi in tal senso, però, non possono essere pagati dal mondo dell’editoria, legati già a compensi che rasentano la gratuità; non possono trovare lo sparring partner in un settore agonizzante, disilluso e bistrattato. Ecco il motivo per il quale la Commissione senatoriale ha chiesto l’eliminazione della norma del Decreto Ecobonus. Norma che va contro il  mondo editoriale e discografico. Il parere favorevole all’abrogazione fa eco alle lamentele esternate dall’Associazione Italiana Editori, la Federazione Italiana Editori Giornali e la Federazione Industria Musicale Italiana.
Il presidente FIMI Enzo Mazza afferma: “Gli esponenti delle associazioni hanno effettuato un’ampia analisi dello stato del settore e delle conseguenze sul mercato collaterale di questo aumento. I rappresentanti di editoria, musica, audiovisivo e giornali – continua Mazza – hanno anche evidenziato come i calcoli del governo in merito al gettito aggiuntivo di 125 milioni di euro siano fondamentalmente errati e basati su stime di crescita laddove il mercato è in contrazione anche nell’edicola. Il risultato di tale improvvida manovra, secondo gli industriali, sarà un flop per il fisco e accentuerà invece il declino dei supporti allegati come cd e dvd con conseguenze nefaste per tutta la filiera”.

Non serve un genio per capire come l’aumento dell’Iva alimenti ulteriormente il mercato illecito – specie quello discografico – con l’aumento della pirateria digitale e del contrabbando, i cui prezzi di mercato sono nettamente inferiori a quelli prospettati da ulteriori rincari. Che la cultura, nelle sue molteplici sfaccettature, non dia il pane è opinabile; che la stessa sia trattata a pesci in faccia, a testimonianza di una deriva sociale ed economica, è un dato di fatto. Aumentare l’Iva di 17 punti per ciò che concerne editoria e discografia, avrebbe lo stesso sapore di una sentenza di morte.

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