Marsili, il gigante “addormentato” del Tirreno

Rischio di eruzione e tsunami, secondo gli esperti. Il Marsili, vulcano sottomarino situato nel Tirreno, potrebbe “ribellarsi” da un momento all’altro e mettere in pericolo tutte le coste tirreniche.

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Il tanto temuto vulcano  Marsili, è situato a circa 3000-3500 metri di profondità nel Mar Tirreno, ed è considerato uno dei vulcani più pericolosi che ci sia. A differenza di altri, come il Vesuvio, l’Etna e lo Stromboli, il Marsili non solo è il più esteso in Italia, ma il più esteso di tutta Europa, infatti raggiunge i 70 km di altezza e 30 km di larghezza, coprendo un’area di 2.100 km quadrati. L’Etna raggiunge i 3.350 metri di altezza, il Vesuvio 1.281 metri, e per finire lo Stromboli che raggiunge i 926 metri. Il Marsili, non è l’unico vulcano sottomarino presente nel Mar Tirreno, poiché se ne contano altri due: il Valivov, situato tra la Penisola Italiana e la Sardegna e il Magnaghi, situato nel Mar Tirreno meridionale e tutti e tre, appartengono all’arco Eoliano. Se il Marsili e il Valivov dovessero eruttare, costituirebbero un pericolo a causa del rischio di maremoti per via del collasso dell’edificio vulcanico che genererebbe una frana di circa 20 km cubici di materiale, come affermano gli esperti in geologia e vulcanologia. Per quanto riguarda il Magnaghi, nessuna allerta, perché un vulcano spento. Il Marsili è stato scoperto dal geologo Luigi Fernando Marsili, nel XX secolo, infatti il vulcano è stato battezzato con il suo stesso cognome, anche se gli studi sono cominciati nel 2015 dalla nave oceanografica del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche). La sua attività risale a meno di 200.000 anni fa e si presume che ci siano stati dei maremoti nelle regioni costiere del Tirreno, per via del ritrovamento di tracce di collassi di materiale.

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Oltre ai noti Marsili, Vavilov e Magnaghi, vanno ricordati i vulcani sottomarini Palinuro, Glauco, Eolo, Sisifo, Enarete e i numerosi apparati vulcanici della catena. I bacini di Marsili e Vavilov sono divisi da una soglia batimetrica con direzione Nord-Sud espessore crostale superiore a 15 km.

vulcani_italia_d0a-620x541Non è possibile prevedere quando ci sarà un’eruzione e se ci sarà in un futuro, ma il rischio è reale e rimane comunque. L’unico modo per tenere sott’occhio il pericolo, è monitorare. In caso di tsunami, le onde raggiungerebbero in poco tempo la Sicilia settentrionale, la Calabria, arrivando perfino anche in Campania. Enzo Boschi, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, nel 2010 ha dichiarato: «Potrebbe succedere anche domani. Le ultime indagini compiute dicono che l’edificio del vulcano Marsili, non è robusto e le sue pareti sono fragili. Inoltre, abbiamo misurato la camera magmatica che si è formata negli ultimi anni, ed è di grandi dimensioni. Tutto ciò ci dice che il vulcano è attivo e potrebbe eruttare all’improvviso.»

Due anni fa, una scossa di magnitudo 4.4 della scala Richter (il cui epicentro si trovava a 389 km di profondità), è stata registrata nel Mar Tirreno. Sembra che il Marsili si sia proprio risvegliato, scatenando di conseguenza anche un sisma sull’Etna, ma di magnitudo inferiore. Lo Stromboli si è trovato anche coinvolto, la popolazione ha avvertito la scossa, perché a poca profondità dal suolo ed è stata colpita da attimi di puro terrore. Alcuni esperti, vorrebbero trarne vantaggio, da questo vulcano, estraendo l’energia geotermica (forma di energia rinnovabile e alternativa). Il progetto è chiamato “Marsili Project“, ma è un’impresa tutt’altro che facile, quindi era stato anche fermato perché potenzialmente pericoloso, considerando il fatto che il Marsili si trovi anche a migliaia di km di profondità.

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