L’ultimo libro di Raimondo Raimondi: “STORIE HORROR IN SALSA SICULA”

Arriva fresco di stampa in libreria e su tutte le piattaforme on line una raccolta di “racconti del paranormale” dello scrittore siracusano Raimondo Raimondi dallo stravagante titolo “Satanassi e belle signore”.

Sono storie che raccontano al lettore la paura di essere aggrediti da forze che non possiamo dominare, la paura di far fronte alle sfide del reale e quella, speculare ed affine, di confrontarsi con un passato che non riusciamo spesso ad esorcizzare. Nei diciassette racconti che compongono la raccolta il fondale e l’ambientazione della storia evocano l’inatteso e innescano il meccanismo attraverso cui si propagano l’orrifico e lo sgomento. Così accade nel racconto La villa, nel quale la coppia di ladri d’appartamento si ritrova catapultata, improvvisamente, nella quiete di una innocua dimora borghese, in un luogo ostile popolato da oscure presenze, come accade nell’Hotel di Shining di Stanley Kubrick. Ne La trappola, invece, il rito catartico messo a punto da Gaudenzio, che fa a pezzi con una affilatissima katana il giovane omosessuale per purificare il mondo dalle sue lordure, si consuma in un anonimo appartamento «piccolo ma accogliente, arredato con gusto». Dietro l’apparente tranquillità e normalità del mondo borghese, dunque, si celano il male e la mostruosità.

In altri racconti, le situazioni perturbanti sono ricondotte dall’autore a espressioni dell’orrifico di consolidata tradizione. In Satanassi, la scena dell’orgia nella villa nobiliare in cui Lucifero in persona possiede l’ingenua Flora ammicca alla scena dell’orgia in maschera e al personaggio di Albertine nella novella Doppio sogno (1926) di Arthur Schnitzler; mentre, in Le Belle Signore, il protagonista Martino non si salva dal morso esiziale della Bella Signora che «cantò parole d’amore suadenti come un richiamo di sirena e lo avvolse nelle pieghe delle sue vesti leggere». In Incubi migranti l’incubo, con un esplicito richiamo-denuncia alla realtà odierna, si trasforma nel crudo fatto di cronaca che registra, come in una sequenza di film horror, l’abominio dei «corpi devastati, le orbite vuote, sbiancate dalla salsedine, divorate dai pesci… uomini, donne…e i bambini, corpi piccoli che galleggiavano dappertutto con le pance gonfie d’acqua di mare» nel resoconto allucinato del vecchio marinaio.

Raimondi passa in rassegna i personaggi-tipo della letteratura del terrore – mostri, diavoli, licantropi, streghe, fantasmi, killer seriali, creature del male – trasformandoli in metafore, ossia in figure retoriche costruite sull’analogia tra ambiti semantici diversi. I suoi racconti provengono dalla grande tradizione europea della shortstory, l’arte del racconto, genere letterario di complessa strategia narrativa che l’autore padroneggia con raffinata e colta maestria. Sono racconti essenziali, nudi e inquietanti, che si sciolgono in uno stile sobrio fecondato da risonanze raffinate, che sa essere acre nel testimoniare la «maleficità» dell’essere umano. Nella sobrietà, nell’implicito, nell’allusivo, Raimondi si rivela peritissimo e accorto narratore. L’ironia che si coglie nei personaggi, il sapere raccontare attraverso dialoghi autentici e veri, la perfetta comprensione degli stati d’animo dei personaggi, il ritmo e la qualità della scrittura, la capacità di descrivere atmosfere, luoghi, dimensioni infere e catabasi verso la gorge dell’esistenza umana danno la cifra di un’arte narrativa matura che seduce il lettore trascinandolo, come una Bella Signora, dentro le sue pagine sulfuree e ammagatrici.

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