“Lo Schiaccianoci” di Volpini: originale ed intrigante rilettura di un classico

Al Teatro Vittorio Emanuele di Messina in scena “Lo Schiaccianoci” con le celebri musiche di Čajkovskij nell’accattivante originalità della rilettura coreografica di Massimiliano Volpini

Lo Schiaccianoci

È tradizione ormai che le atmosfere del periodo natalizio siano contraddistinte da puntuali e vari appuntamenti culturali, come le rappresentazioni teatrali, e in tale contesto “Lo Schiaccianoci”, celebre balletto classico con le musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij, si può affermare, senza ombra di dubbio, che ormai ne fa parte a pieno titolo.

Dalla prima rappresentazione, andata in scena al Teatro Mariinskijdi di San Pietroburgo, il 18 dicembre 1892, con la coreografia di Lev Ivanov, “Lo Schiaccianoci” è, ad ogni latitudine geografica, uno dei balletti classici dell’ottocento più conosciuti dal grande pubblico. Il 1938 fu l’anno in cui arrivò in Italia per essere messo in scena alla Scala di Milano mentre, tra le tante versioni proposte nel mondo, si può annoverare come “storica” quella di George Balanchine, nel 1954, dove, pur tenendo fede alla trama originale, si decise di dividere il balletto in due parti: la realtà e il sogno.

Lo Schiaccianoci 1

Il Teatro Vittorio Emanuele di Messina, per la Stagione di Musica 2019/2020, ha voluto confermare questa tradizione inserendo tra gli eventi in programma la celebre opera, in una interessantissima versione coproduzione del Teatro di Messina e Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania. E così domenica sera 29 dicembre, alle 21:00, è andato in scenaLo Schiaccianoci” con la Compagnia del Balletto di Roma e la nuova ideazione, drammaturgia e coreografia, di Massimiliano Volpini, artista di formazione scaligera nonché tra i coreografi prediletti dall’étoile Roberto Bolle, per il quale ha creato il suggestivo assolo Prototype e al cui fianco è presenza costante negli spettacoli in scena e in tv quali: “Roberto Bolle & Friends”, “Danza con me” e “On dance, la festa della danza”.

Una rilettura in chiave moderna di un “classico” quella di Volpini che, grazie alla sua vasta esperienza che attraversa tutti gli stili della danza, riesce a trarre una sintesi perfetta dal contesto dell’opera, tra innovazione e tradizione. Mantenendo i richiami all’originale di Petipa e Ivanov  finisce per raccontarci una storia diversa in cui non vi è più il taglio fiabesco, danzato solo sulle scarpette a punta, ma si innestano atmosfere legate all’oggi con le problematiche, le contraddizioni e le scelte che a un certo punto della vita si può essere chiamati, senza preavviso, ad intraprendere.

Lo Schiaccianoci 3

Non ha disatteso le aspettative del pubblico, la cui elevata presenza è stata quella che caratterizza gli eventi di una certa importanza, e già nel primo atto si assiste ad un totale ribaltamento dall’impostazione originale. Si spengono le luci in sala ed inizia la rappresentazione proprio dalla platea in cui si aggira un personaggio sinistro, “un cattivo” armato di pila elettrica e, con fare inquietante, te la punta addosso alla evidente ricerca di qualcuno che, si capirà dopo, potrebbe essere “un fuggitivo”. Sono attimi di suspense, creati ad hoc per preparare l’attesa dello spettatore ed accompagnarlo verso una originale narrazione mentre sulla scena, a sostituire la bellissima casa borghese in festa, si apre un’immaginaria e tenebrosa strada di periferia metropolitana. I tradizionali soldatini e topi scompaiono e si narra di una periferia che è il regno degli “invisibili”, dei senzatetto, degli ultimi che vivono tra gli stenti della quotidianità: uno spaccato sociale sulla parte più fragile e bisognosa dell’umanità. Lo Schiaccianoci, il classico protagonista, si sostituisce con il Fuggitivo che insieme a Clara, la sua amata, tenterà di oltrepassare un imponente muro, unica speranza per una vita diversa.

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Dalla parte di questa barriera, edificata sullo sfondo della scena, quasi a voler isolare in un angolo una parte d’umanità, la più fragile e bisognosa a piedi scalzi e “stracci” al posto dei tutù, si assisterà ad un violento scontro di strada contro “i cattivi” (che sostituisce la “Battaglia dei Topi”).

La giovane coppia potrà dare inizio ad un’altra vita grazie al coraggio di affrontare gli ostacoli e questa nuova opportunità dove, pur non conoscendo ciò che li attende dietro quel muro, li sostiene in ogni caso la voglia di avventura e la speranza.

Il secondo atto si ricollega a personaggi e ambientazioni della tradizione di Petipa/Ivanov in cui tra magia, luci e colori è possibile danzare tutti insieme, vigilanti e fuggitivi, nello scenario di un mondo gioioso dove ogni convivenza diviene possibile.

Massimiliano Volpini, con un tocco di festosità e di gaia ironia, reinventa con singolari variazioni, in sintonia con la tradizione musicale di Čajkovskij, una dimensione in cui i muri si convertono in ampi passaggi per l’ingresso di storie e di uomini da ogni parte del pianeta.

Massimiliano Volpini
Massimiliano Volpini

Ed ecco che arrivano gli originali e fantasiosi personaggi della Danza Cinese, Spagnola, Araba, Russa e dei Mirlitoni: è questo un segno che i muri e le barriere possono essere oltrepassate per accogliere le tante diversità del mondo? Potrebbe essere questa una delle chiavi di lettura che emerge dalla nuova visione de “Lo Schiaccianoci” di Volpini? La riflessione si potrebbe aprire su tanti altri aspetti, dallo smarrimento dell’identità sociale alla necessità della riscoperta della realtà che ci circonda e di noi stessi, ma ciò che si percepisce è che il coreografo utilizza il più classico dei balletti natalizi come mezzo per parlare della contemporaneità. Ed è presente, a tal proposito, il tema dell’ecologia che, avvertito ormai come una vera pressante priorità, si concretizza nella creazione delle belle scenografie e negli originalissimi costumi di Erika Carretta grazie alla tecnica del riciclo di materiali grezzi come vetro, plastica, legno, carta e cartone. Un plauso anche al light designer Emanuele De Maria per il sapiente uso di luci e proiezioni grafiche che, nell’evolversi del racconto, hanno saputo ben marcare significativi passaggi.

Le famose musiche di Čajkovskij, con la pregevole direzione del M° Giuseppe Ratti, sono state eseguite in maniera impeccabile dall’Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele così come, splendidamente, tutti i ragazzi del corpo di ballo della Compagnia del Balletto di Roma hanno saputo tenere alta l’attenzione, sino all’ultimo passo di danza.

Una vera standing ovation insieme agli interminabili applausi del pubblico hanno reso il giusto riconoscimento alla bella operazione artistica andata in scena che, per chi volesse vivere e scoprire questa ennesima e nuova “magia del Natale”, sarà replicata oggi, lunedì 30 dicembre, alle ore 17:30.

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LO SCHIACCIANOCI

musica Pëtr Il’ič Čajkovskij

nuova ideazione, drammaturgia e coreografia Massimiliano Volpini

scene e costumi Erika Carretta

light designer Emanuele De Maria

Balletto di Roma

direttore Giuseppe Ratti

Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele

coproduzione Teatro di Messina/Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania

durata 100 minuti

Teatro Vittorio Emanuele

Domenica 29 dicembre 2019, ore 21:00 – Fuori Abbonamento

Lunedì 30 dicembre 2019, ore 17:30 – Fuori Abbonamento

Lo Schiaccianoci - Locandina

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