L’Etna dà spettacolo: incantati i catanesi e turisti nella serata del primo dicembre

Parossismo dal fascino magnetico. L’Etna torna ad incendiare il cielo che, vestito di tinte notturne, sovrasta la Sicilia orientale. 

Fontane laviche sprigionate con forza dal Mongibello, illuminano la serata dell’uno dicembre catturando l’attenzione non solo delle popolazioni etnee ma anche dei turisti.

Il vulcano più alto d’Europa si ammanta nuovamente di quell’aura mistica che lo accompagna quando i suoi boati riecheggiano nell’etere. A tuonare, nello specifico, è ancora una volta il cratere di sud-est. Una volta conclusa l’altalenante fase stromboliana, è iniziato il fontanamento. A differenza di quanto accaduto in precedenza, il fenomeno è progredito fino a sfociare in flussi lavici.

Il vulcanologo dell’INGV di Catania Marco Neri ha specificato come il fenomeno in questione sia stato caratterizzato da un’attività stromboliana singolare. Si è infatti materializzato un lunghissimo preludio all’evento, della durata di oltre dieci giorni. “Prima della fontana di lava -afferma Marco Neriè avvenuto un singolare episodio di attività esplosiva di bassa energia a intermittenza. Si sono quindi avute delle mini eruzioni di dieci minuti con pause di un’ora o di settanta minutiDi questi episodi ne contiamo oltre 250“.

Come sempre, i getti di magma incandescente proiettano una nube piroclastica che può raggiungere un’altezza compresa tra i 2 e gli 8 km. Le fontane di lava generano un getto di magma che ricade al suolo, determinando la formazione di colate. Anche la cenere contribuisce alla formazione delle lingue di fuoco definite pure “flussi lavici“. 

I flussi lavici formatisi sono due: uno all’interno della Valle del Bove e un altro in direzione sud-ovest intorno a monte Frumento Supino. Il vento ha spinto la cenere in direzione nord-est: ovvero nella zona di Fiumefreddo di Sicilia. Marco Neri ha poi specificato che il motivo per cui il cratere di sud-est è quello sistematicamente interessato da questi fenomeni, è riconducibile al fatto che la “bocca” in questione, sorta nel 1971, ha un condotto eruttivo che pesca in modo più frequente dal serbatoio magmatico che alimenta le eruzioni.

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