Le brillanti voci della Accademia di Canto del Maestro Costanzo in concerto a Catania, al Museo Diocesano

Gli allievi hanno eseguito pagine d’opera di Bellini Puccini Verdi, ottima prova del soprano Katsumi Hiyane.

Scrivendo all’editore Ricordi nel gennaio del 1833 a proposito della Beatrice di Tenda, Vincenzo Bellini si lasciava andare: “frattanto spero tutto nella Pasta: àncora sicura in qualunque naufragio”. La conferma che, per il divin Catanese, le parti erano scritte e pensate per le cantanti, come ha sempre rivendicato -e dovrebbe essere, dònde la difficoltà del cantare Bellini- la più corretta filologia. Venne in mente codesto e altri pensieri, nell’ascoltare la sera del 23 ottobre, nella sala interna del Museo Diocesano di Catania, in Duomo, in collaborazione con la Camerata Polifonica Siciliana, il concerto degli allievi dell’Accademia di Canto del Maestro Giuseppe Costanzo.

Un concerto tutto colorato del fiore di ciliegio e del crisantemo, essendo i sei giovani interpreti di nazionalità giapponese, come anche la insegnante nonché consorte del Maestro Costanzo, signora Orie Tanaka.  Il proverbiale cielo azzurro di Catania, ponte ideale còlla Patria del Sole levante? Si da più di due lustri, se è vero che l’Accademia in questione opera nella nostra città dal 2010 e meritamente, considerati i risultati. Nel collaborare con diverse civiche e pubbliche istituzioni nonché affermati cantanti lirici, l’Accademia del Maestro Costanzo (allievo di Carlo Bergonzi) ha privilegiato la scelta di coniugare il gusto del pubblico occidentale ed in particolare italiano e catanese, con la luminosa tradizione orientale canora del Nippon.  Terra di orgoglio e poesia come di antichi combattimenti, parimenti patria di alta Poesia (lo Haiku, su cui forgiammo illo tempore le nostre prove letterarie, amato da Pound e da Borges, ha ivi una tradizione millenaria), la Monarchia del Tenno -il cui culto è squisitamente femminile e naturalistico, la dea Amaterasu essendo al centro della religione Shintoista che fa capo all’Imperatore, come in Inghilterra il Sovrano è capo della Nazione e defensor fidei-riporta all’amore per l’eterno femminino regale di carducciana memoria, indi all’Ottocento non solo di Bellini ma di Puccini e Verdi.

Intorno a questi tre compositori si è dipanata la scelta delle arie d’opera, con incursioni da Mascagni, Offenbach e Thomas. Il soprano Kanna Ogawa ha cantato “ah non credea mirarti”, “bambola” da Hoffmann e il duetto del secondo atto del Rigoletto; il baritono Tetsuj Yamaguchi ha cantato “rimorso” dalla Beatrice, Pari siamo dal Rigoletto e il finale; il soprano Katsumi Hiyane ha cantato “Son pochi fiori” dall’Amico Fritz e “che tua madre” dalla Butterfly; il mezzosoprano Saya Kamikubo si è esibita in Tu sola dai Capuleti, il soprano Hitomi Otsuki ha cantato “volta la terra” da Un ballo in maschera, il soprano Nakako Ito ha cantato “Connais tu le pays” dalla Mignon. Tutti accompagnati al pianoforte dal bravo Maestro Leonardo Catalanotto, ottimo pianista e attento esecutore di non facili pagine.

Se è vero che un saggio non può avere più che tanto pretese teatrali, se è indiscutibile che la sala dal tetto basso e troppo prolungata, si presta più ad esecuzioni musicali che vocali, gli è che la caratura vocale dei giovani cantanti, alcuni impostati secondo la metodologia di studio del Giappone ma qui adattati alla orecchiabilità armonica del pubblico italiano (quello che sa discernere, non più folto come un tempo), bisogna dire che degli artisti in questione, è emersa la bravura di Kanna Ogawa, i cui acuti e gorgheggi oltre ogni considerazione, le consentono di bissare a volte la partitura per lanciarsi in letture belliniane più che ardite: azzardo che la sua ampiezza vocale ancora da strutturare però veramente possente, può permettersi, in tale contesto. Così la bella voce baritonale di Tetsuj Yamaguchi, che non teme sbavature e interpreta un Rigoletto di intensa coloratura. Ma la stella fu la bella e luminosa Katsumi Hiyane, soprano di eccellenti qualità, nella nostrta città da tre anni (studia all’Istituto musicale cittadino ed ha completato il triennio della classe di canto, tra le migliori allieve) e messasi in luce, per la Catania musicale, in una coinvolgente “Butterfly” seppure in misura ridotta, svoltasi nel giugno scorso al museo Diocesano nonchè recentemente replicata al castello Ursino. Fu come scrivemmo, una sorpresa per noi che non immaginiamo Butterfly prima di un certo cursus di studi (e di età) , compiacerci non solo della compattezza armonica del ruolo che diede Katsumi, ma anche della sua abilità recitativa non comune. Nel recitativo brava e appassionata anche Kanna Ogawa, una “bambola” dalle notevoli doti sceniche e affabulatrici. Nel riudire la melodia immortale belliniana “ah non credea mirarti… che un giorno sol durò”, confessiamo un momento di commozione: fu cantata, dalla brava Manuela Cucuccio con una parte del Coro del teatro Bellini, la mattina del 18 ultimo scorso, ai funerali in Duomo dell’illustre Maestro e musicologo Domenico De Meo, la cui immensa cultura musicale e dedizione per il Cigno, lo hanno fatto amare a quanti ebbimo la gioia di frequentarlo: è il primo concerto per noi nella consapevolezza che Mimmo è andato avanti, che non può più con la sua voce ed i suoi ammonimenti, suggerire consigliare anche criticare, come soleva fare. Continuerà a starci vicino e a ispirarci, forse giuste costruzioni artistiche e commenti sottili, tra le colonne, come era nel suo stile di uomo libero. La sedia accanto a noi era vuota perchè il posto rimarrà sempre suo,  come rimarrà  di chi conosce la malìa di quel filtro, di quell’arcano potere del fiore che l’Amore diede e tolse, ma il cui Ideale di Armonia si continua a coltivare, nella speranza che un giorno torni a sorridere ancora.

Il pubblico gradì moltissimo il dipanarsi delle suddette prestigiose ed anche complesse, pagine operistiche, gratificando gli artisti con diversi minuti di appassionati applausi. Tra i presenti, il noto chitarrista e docente Davide Sciacca, il soprano Sachika Ito, la Legione Garibaldina Comando per la Sicilia e la Federazione di Catania della Associazione Italiana Combattenti Interalleati: sempre al servizio dell’Arte e della Bellezza.  Da Oriente a Occidente, la luce dell’astro orifiammante prosegue dalle isole nipponiche alla Sicilia, con il canto dei giovani dell’Accademia, “qual fiore di ciliegio \ denso fino alla morte \ come l’Amore, nel tempo di sempre e di mai”.

a Cognita Design production
Torna in alto