L’Arcivescovo di Catania ha visitato l’Istituto Mammola di San Giovanni Galermo, l’asilo comunale “adottato” dalla Fondazione Ventorino

«L’orgoglio più grande per un genitore è far studiare i propri figli» Monsignor Luigi Renna visita la “Mammola” a San Giovanni Galermo,  l’asilo comunale adottato dalla Fondazione Ventorino.

«Essere oggi qui significa scoprire un quartiere di Catania e la bellezza di un progetto di contrasto alla povertà educativa: quello che la Fondazione Francesco Ventorino sta portando avanti prendendo in gestione una scuola dell’Infanzia della quale il Comune non era più stato in grado di garantire il funzionamento». Queste le parole dell’Arcivescovo di Catania, Monsignor Luigi Renna, il quale ieri mattina (sabato 17 dicembre) si è recato presso l’Istituto “Mammola” di San Giovanni Galermo, per incontrare i bambini e le loro famiglie in occasione della recita di Natale. «I figli – ha aggiunto – sono un dono nella costruzione di una nuova società. L’orgoglio più grande per un genitore è poter dire: “mio figlio ha studiato”».

La “Mammola”, che sorge in uno dei quartieri della città in cui il fenomeno dell’abbandono scolastico incide con particolare severità, lo scorso anno ha rischiato di essere chiusa definitivamente. Il Comune di Catania si è visto costretto, a causa del dissesto, ad affidare a enti di terzo settore la gestione della scuola. A rispondere a questo appello è stata unicamente la Fondazione “Francesco Ventorino”, che si è assunta in toto gli oneri relativi ai costi del personale, dei servizi, dell’ammodernamento degli arredi scolastici e del materiale didattico. «La Fondazione – spiega il Presidente, avvocato Michele Scacciante – ha aderito con spirito sussidiario. Per farlo abbiamo coinvolto anche economicamente altri soggetti, a cominciare dalle famiglie che frequentano la nostra scuola paritaria di piazza San Domenico Savio. Il nostro desiderio è che questa scuola dell’Infanzia possa continuare ad esistere e che il servizio che offriamo possa continuare a essere garantito, perché se davvero si vuole cambiare qualcosa nella nostra terra la prima risorsa su cui far leva è l’educazione».
La reazione delle famiglie a questo progetto – spiega Antonio Zuccarello della Fondazione Ventorino – è stata molto positiva. «Superata la diffidenza iniziale, poiché il nostro operato non era noto a tutti, i genitori hanno apprezzato il modo in cui sono stati accolti i loro figli. Per farlo abbiamo puntato su personale dalla grande esperienza, che condividesse qui i valori sui quali si basa il progetto educativo dell’Istituto Ventorino. Il risultato è stato anche il fatto che, a distanza di un anno e mezzo dalla nostra gestione, con alcune famiglie si è creato un rapporto di amicizia». Un contesto che lascia intravedere spazi di costruzione e potenzialità sulle quali scommettere. «L’attenzione che genitori e bambini hanno riservato alle parole dell’Arcivescovo e la visita di quest’ultimo – conclude Zuccarello – sono un segnale importante di attenzione reale ai quartieri periferici, che per troppi anni sono stati non sufficientemente presi in considerazione. Noi però abbiamo potuto toccare con mano che un’altra visione è possibile».
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