L’annessione della Crimea alla Russia

Si è votato per l’indipendenza della Crimea. Veto della Russia sulla risoluzione Onu. L’Ucraina chiede un aiuto militare agli Usa ma Obama è ancora orientato per la diplomazia 

In Crimea si è votato il referendum nel quale si è deciso per l’annessione alla Russia. A nulla è servita l’ultima, quanto inutile, risoluzione delle Nazioni Unite – presentata dagli Stati Uniti e da 41 Paesi tra cui l’Italia – in cui si dichiarava l’invalidità del referendum in quanto non autorizzato dall’Ucraina. Nel documento si riafferma «l’impegno dell’organo Onu per il mantenimento dell’unità e dell’integrità territoriale» dell’ex repubblica sovietica ed esorta tutte le parti «a trovare immediatamente una soluzione pacifica». La risoluzione, com’era facilmente intuibile, è stata bocciata per il voto contrario della Russia e l’astensione della Cina; astensione che conferma quanto l’alleanza strategica di Pechino con Mosca sia più importante della posizione strategica dell’Ucraina negli affari cinesi.

Non sono nemmeno serviti gli appelli dei paesi contrari al referendum che sottolineavano la solitudine della Russia. Poco importa, il referendum si farà. Da notare quanto i media mondiali hanno dato spazio alle manifestazioni in Russia contro l’intervento in Ucraina; ma è altrettanto importante, come ha sottolineato il Financial Times, l’ampio consenso di Putin in patria proprio perché la storia russa, per i russi, non è certo iniziata nel 1991. La volontà dello Zar si sposa alla perfezione con i sentimenti della società russa, sia tra gli intellettuali che tra il popolino. La dimostrazione è la lunga lettera, firmata da molte figure importanti del mondo culturale russo, nella quale sostengono la politica del Cremlino. Tutto ciò, naturalmente, non giustifica la politica di Putin ma dimostra la complessità nella società russa. Cionondimeno, i migliaia di manifestanti scesi in piazza contro l’intervento armato in Ucraina, costituiscono un segnale non di poco conto, ma che non sortiscono nessun effetto sul sornione Putin. Il rischio che il risultato referendario possa complicare ulteriormente le cose, rimane altissimo.

Da Kiev giornalmente si denuncia l’invasione russa in territorio ucraino (sabato la presenza di truppe russe dentro i confini ucraini ha fatto gridare apertamente all’invasione), e queste note hanno il doppio scopo di avvisare la comunità internazionale e provare a irretire gli Stai Uniti. A quanto pare Kiev ha chiesto un aiuto militare agli Usa, ma Obama è ancora orientato per la diplomazia, quindi la risposta, per ora, rimane negativa. Obama ha però visto John McCain e Dick Durbin, due degli otto senatori americani che hanno visitato l’Ucraina negli ultimi giorni e che stanno pero-rando la causa di Kiev presso il presidente, per cui qualcosina nei prossimi giorni potrebbe smuoversi. Gli Usa in questo momento non si sbilanciano, ma è chiaro che capiscono perfettamente quanto sia difficile giocare con gli interessi di Russia e Unione Europea. La strada autonoma, nonostante le rassicurazioni di Obama a Bruxelles, rimane ancora percorribile anche perché nelle regioni orientali dell’Ucraina la situazione è tutt’altro che pacificata.

Ma aldilà degli annunci di invasione, nelle zone di Donetsk e di Kharkiv gli scontri tra le opposte fazioni sono dure e non mancano i morti: due vittime a Karkhiv negli scontri tra filo-russi e rappresentanti di Settore Destro, le forze neonaziste che tanta importanza hanno avuto nella gestione militare della piazza a Kiev duranta la battaglia contro i Berkut di Yanukovich. Il Cremlino ha denunciato gli omicidi commessi da Settore Destro, mentre il ministero degli Interni ucraino a sua volta ne ha denunciato quelli di Mosca. Dal versante nazionalista e neonazista è interessante registrare l’appello di Mosca che ha chiesto a Kiev di allontanare questi gruppi. Konstantin Dolgov, responsabile del ministero degli esteri russo per i diritti dell’uomo, sabato ha twittato questo messaggio: «Nessuno ha annullato gli obblighi internazionali per combattere il razzismo, la discriminazione razziale e la xenofobia». Chi non ha peccato…

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