La preziosità di Fabergè: 170 anni di stile

170 anni fa nasceva a San Pietroburgo Carl Fabergè.  I suoi capolavori  divennero un vero e proprio oggetto di culto tra i potenti della Terra, oggetti che per preziosità materiale ma anche simbolica sono diventanti nell’immaginario collettivo emblema stesso del lusso. 

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Uovo del “Memoria di Azov”

Peter Carl Fabergè nasce a San Pietroburgo il 30 maggio 1846. Il nome Fabergè è strettamente legato alle preziosissime “uova” ideate e realizzate da Carl per lo zar Alessandro III.

Era il 1885 quando lo Zar chiese al “gioielliere per nomina speciale della corona imperiale” la realizzazione di un prezioso uovo in occasione della Pasqua come regalo per la zarina Marija.

Quella che doveva essere una custodia, preziosa, per custodire una sontuosa sorpresa, diventò una delle più alte espressioni d’arte orafa russa. Ne furono prodotte 52 per la casa imperiale russa, con un ritmo di due l’anno da 1886 al 1917.

Il primo uovo creato da Fabergè si ispirava al tradizionale tema delle Matriosche unito al tema religioso della Pasqua: un guscio di smalto bianco che custodiva un “tuorlo” d’oro che, a sua vola” conteneva una gallinella d’oro e smalti. Quest’ultima racchiudeva una copia in miniatura della corona imperiale contenente un piccolo rubino a forma d’uovo.

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Da allora ogni anno, fino alla Rivoluzione d’Ottobre, due uova furono donate alla zarina e alla madre dello zar. Sempre più preziose, sempre più articolate e sempre con una strabiliante sorpresa all’interno.

La realizzazione delle uova, tra fase ideativa, realizzazione e montaggio, richiedeva un anno e impiegava tutti gli artigiani della bottega Fabergè.

Le uova, realizzate con la tecnica dello smalto cloisonnè, recuperano anche un’antichissima tradizione artistica celebrando il collegamento tra la Russia degli Zar e la Costantinopoli degli Imperatori d’Oriente.

Il cloisonné, chiamato anche lustro di Bisanzio, è una tecnica di decorazione artistica a smalto, nella quale dei sottili fili (filigrane) o listelli o piccoli tramezzi metallici (di solito rame), alveoli, celle o (detti appunto in francese cloisons) vengono saldati o incollati ad una lastra di supporto dell’opera da costruire. Successivamente, nelle zone rilevate dal metallo, viene colato dello smalto, ottenendo una sorta di mosaico le cui tessere sono circoscritte esattamente dai listelli metallici. Questa tecnica è di tipo “additivo” di materia smalto su metallo, e non da confondere con la decorazione a smalto chiamata champlevé, che, come dice letteralmente lo stesso nome francese (campo levato) è invece sottrattiva; in quest’ultima tecnica infatti, il procedimento iniziale è simile, ma gli alveoli dove alloggia lo smalto non vengono aggiunti, bensì levigati a mano e quindi rifiniti.

L’anno successivo allo scoppio della Rivoluzione d’ottobre, la direzione della compagnia fu affidata al Comitato degli Impiegati della Compagnia C. Fabergé. Nel 1918, la Casa Fabergé fu nazionalizzata dai bolscevichi e tutti i pezzi, presenti in magazzino, confiscati.

Dopo la nazionalizzazione del lavoro della fabbrica, Carl Fabergé lasciò San Pietroburgo, con un treno diplomatico, verso Riga. A metà novembre, la rivoluzione aveva già raggiunto la Lituania e, nuovamente, Carl si spostò in Germania, insediandosi dapprima a Bad Homburg e poi a Wiesbaden. Eugène, il figlio primogenito di Carlo, riuscì a fuggire con la madre in Finlandia, ove giunse a piedi, nel dicembre del 1918. Durante il giugno del 1920, Eugène raggiunse Wiesbaden, ricongiungendosi al genitore ed accompagnando il padre in Svizzera, ove prese rifugio, con la famiglia, al Bellevue Hotel, a Pully presso Losanna.

Peter Carl Fabergé non si riprese mai dallo shock della Rivoluzione russa e morì, in Svizzera, il 24 settembre 1920. La sua salma riposa oggi nel Cimetière du Grand Jas, a Cannes, in Francia, assieme alla moglie, morta nel 1925.

La produzione delle Uova Fabergè divennero un vero e proprio oggetto di culto tra i potenti della Terra, dalla regina Elisabetta alla Casa Bianca, e protagonisti di tantissimi film, telefilm e anche anime e manga.

Oggetti che per preziosità materiale, ma anche simbolica sono diventanti nell’immaginario collettivo emblema stesso del lusso.

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