La Compagnia Teatro della Fede presenta “Il silenzio”

Tratto dal libro-indagine  “Silenzio Amico” di Giampiero Beltotto (ed. Marsilio)
 per la regia di Alfredo Traversa
 La clausura rappresentata nelle carceri: due mondi simili ma diametralmente opposti a confronto
 Per la prima volta in uno spettacolo teatrale rappresentato solo in carcere parole, emozioni e pensieri di donne che hanno scelto la clausura
 

Si terrà nel carcere di Venezia martedì 14 maggio e nel carcere di Taranto, sabato 18 maggio, lo spettacolo teatrale Il silenzio, per la regia di Alfredo Traversa e con protagonisti Antonella Fanigliulo, Tiziana Risolo e Tano Chiari, prodotto dalla Compagnia Teatro della Fede che vedrà uniche spettatrici le detenute delle due carceri.
 
Una scelta coraggiosa quella del regista Alfredo Traversa, per l’adattamento teatrale di un soggetto arduo come quello rappresentato nel libro Silenzio amico del giornalista Giampiero Beltotto, attuale responsabile comunicazione del Teatro La Fenice di Venezia. Ambientato negli anni Settanta, sulla scena si vive un contrasto, solo apparente, tra il fuori e il dentro, tra la vita pubblica e la vita di clausura.
“Non ho incontrato sepolte vive o donne fuori dal mondo, ma una esperienza consapevole sia dal punto di vista ecclesiale che da quello culturale, un gruppo di donne che, in nome e in forza di una fede incarnata nel tempo, nella storia e nelle vicende umane, autogestiscono materialmente e spiritualmente la propria esistenza”. Cosi l’autore descrive l’incontro con le monache di clausura di Valserena.
 
Con queste prime particolarissime rappresentazioni  la compagnia mostra di non cercare il plauso del grande pubblico ma, come afferma il regista “ vogliamo approfondire ed affinare la proposta teatrale che sarà prossimamente in tournee. Al termine delle rappresentazioni sono stati concordati con le direzioni carcerarie dei momenti di discussione e confronto con le detenute: per loro lo spettacolo sarà momento di svago ma anche uno specchiarsi in analoghe situazioni quotidiane”.
Per gli attori una prova difficile: uno spettacolo che nessuno potrà vedere, salvo le detenute.
Per tutti la consapevolezza delle opposte motivazioni che portano a vivere l’allontanamento dal mondo, la comunità dalle regole precise, la convivenza con chi non si conosce: le suore di clausura per scelta, le detenute per obbligo.
Un contrasto forte, cui nessuno intende sottrarsi, che fornisce a questa iniziativa una valenza in più mettendo in campo – “Proprio nell’Anno della Fede” sottolinea Traversa  – il valore più alto che il teatro possa generare: l’incontro .

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