Intervista con….Swami Kriyananda

Swami Kriyananda  è il fondatore delle comunità spirituali Ananda sparse per il mondo, il suo libro “Il nuovo Sentiero. La mia vita con Paramhansa Yogananda” sarà presentato, a Catania, al Palazzo della Cultura, sabato 23 marzo, alle ore 18.

CATANIA – E’ considerato uno dei massimi esponenti dello yoga in Occidente.  Insegnante spirituale e scrittore, Swami Kriyananda (all’anagrafe J. Donald Walters) è  l’ultimo discepolo diretto del guru indiano Paramhansa Yogananda (autore di Autobiografia di uno Yogi) ed è il fondatore delle comunità spirituali Ananda sparse per il mondo. Nato in Romania da genitori americani, ha al suo attivo oltre novanta libri – tutti best seller – pubblicati in ventotto lingue e distribuiti in novanta Paesi. E’ appena uscito in Italia il suo ultimo “Il nuovo Sentiero. La mia vita con Paramhansa Yogananda”, nominato miglior libro spirituale negli Stati Uniti, che verrà presentato al Palazzo della Cultura di Catania sabato 23 marzo alle ore 18, nell’ambito dello Yoga Festival, la kermesse dedicata alla pratica orientale che per tre giorni, dal 22 al 24 marzo, catalizzerà tutti gli appassionati di yoga ma anche neofiti e semplici curiosi.

Swami Kriyananda, le società occidentali sono preda del consumismo, ed in più adesso sono terrorizzate dalla crisi. Come può venirci in aiuto lo yoga?

«Lo yoga può rendere le persone più in pace con se stesse, e più disposte a donare grazie alla sua enfasi sul superamento dell’ego. Il vero problema oggigiorno, tuttavia, non è il consumismo, ma l’avidità. Le persone dovrebbero comprendere, e praticare il detto di Gesù Cristo: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere”».

Da anni Lei insegna  la necessità di praticare lo yoga e la meditazione, la realtà della reincarnazione, la necessità di superare la rigidità concettuale che le grandi religioni impongono, il raggiungimento della pace e della saggezza interiore. Il popolo mondiale segue i suoi insegnamenti o procede inesorabilmente verso un’altra direzione?

«Quanti intende per “popolo mondiale” rispetto a sei miliardi di persone? Molte più persone credono negli insegnamenti che diffondo da 64 anni di quando iniziai ad insegnare. Ma quante persone sono state cambiate dai miei insegnamenti, nello specifico? Non mi sono preoccupato di saperlo. So che la tendenza è in crescita, non solo per i miei sforzi, ma anche grazie agli sforzi di molte altre persone. Il fatto è che, come il mio paramguru Swami Sri Yukteswar ha dichiarato, siamo entrati in una età superiore detta Dwapara Yuga, un’epoca di energia. Nessun individuo può esercitare grande influenza su queste tendenze cosmiche. Tuttavia, credo che il mio Guru, Paramhansa Yogananda, fosse l’avatar, o incarnazione divina, inviata da Dio sulla terra per influenzare il mondo verso le direzioni positive del Dwapara Yuga».

Molti credono che lo Yoga sia solo una buona pratica fisica al pari del fitness. Ci può spiegare cosa è esattamente la pratica Yoga e a cosa serve?

«Patanjali, l’antico esponente dello yoga, ha definito questa scienza con queste parole: “Lo yoga è la neutralizzazione dei vortici del sentimento.” Questa definizione ha poco a che fare con hatha yoga, e ancora meno con il fitness fisico».

Lei per alcuni anni è stato discepolo di Paramhansa Yogananda. Come è avvenuto il vostro incontro e perché ha scelto di seguirlo?

«Lessi il suo libro, “Autobiografia di uno Yogi”, a New York nel 1948, in un momento in cui desideravo ardentemente conoscere Dio. Presi il primo autobus per Los Angeles. Le mie prime parole a Yogananda furono  “Voglio essere suo discepolo.” Il mio incontro con lui è meglio descritto nel mio libro appena uscito in Italia, “Il nuovo sentiero”».

Se dovessimo spiegare in poche parole chi era Paramhansa Yogananda, come lo potrebbe riassumere?

«Fu il più grande uomo che io abbia mai conosciuto: saggio, amorevole, umile,  rispettoso verso tutti, e con un meraviglioso senso dell’umorismo. Nulla poteva scuoterlo. Guardare nei suoi occhi era come guardare nell’infinito. In verità, egli era della stessa statura spirituale di Gesù Cristo, Krishna e Buddha».

Dal 1948 e per tre anni e mezzo ha vissuto a stretto contatto con Paramhansa Yogananda, c’è un aneddoto particolare che può raccontarci?

«Una storia che mi piace raccontare è di un giorno in cui ero seduto ai suoi piedi, mentre stava lavorando sui suoi commenti alla Bhagavad Gita. Stavo pensando quale benedizione divina fosse essere suo discepolo. Dopo circa mezz’ora mi chiese di aiutarlo ad alzarsi. Poi, guardandomi gioiosamente negli occhi, rispose al mio pensiero : “Solo un’onda sull’oceano !”».

Lei ha più volte affermato che Yogananda cambierà il corso della storia. In che senso e in che modo?

«Per prima cosa, grazie ai suoi insegnamenti, la gente in tutto il mondo capirà che la religione non è una questione di mera credenza, ma di esperienza interiore diretta. Lui affermò che la religione del futuro sarà basata sulla realizzazione del Sé».

E’ appena stato pubblicato in Italia la sua autobiografia, Il nuovo sentiero. Che cosa ci può dire di questo libro? Sappiamo che si sta producendo un film “intitolato “The Answer” ispirato da questo libro. Quando potremo di vederlo?

«Il film dovrebbe uscire il prossimo novembre, almeno in India. Il libro narra la mia ricerca della verità, che mi ha portato a diventare discepolo di Paramhansa Yogananda, e racconta cosa significasse essere suo discepolo».

Quali sono i punti di contatto e le differenze tra lo yoga e la religione cattolica?

«La religione cattolica sottolinea la necessità di credere. Tuttavia, la credenza non è sufficiente. Per secoli, la gente ha creduto che la terra fosse piatta. La loro credenza non la rese così! Lo yoga sottolinea l’importanza dell’esperienza spirituale, personale e diretta».

Considerato che la Chiesa cattolica ha appena rinnovato il proprio vertice, che consigli si sente di dare al nuovo Papa e alla comunità cattolica mondiale?

«Ho speranza per questo Papa. Il fatto stesso che ha preso San Francesco come modello è un buon segno. Direi che il Papa dovrebbe guidare tutti i cattolici romani sul sentiero dell’amore per Dio».

Ci può dare qualche consiglio per vivere meglio?

«Rendere la devozione a Dio il fatto centrale delle proprie vite».

Secondo Lei, qual è il senso della vita?

«Il mio libro, “Il nuovo sentiero”, descrive la mia ricerca giovanile del senso della vita. Ho seguito la ragione, purtroppo. Fortunatamente ragionavo onestamente. Per prima cosa ho provato l’astronomia e, per estensione, la scienza in generale. Ma ho concluso che conoscere le cose solo con l’intelletto non poteva essere significativo per nessuno, perché non dava ispirazione di cuore. Poi ho provato i sistemi politici, e anche mi sono coinvolto nel comunismo. Ho concluso, tuttavia, che nessun sistema da solo potrebbe rendere qualcuno bravo. L’auto-miglioramento non poteva che venire da dentro. Poi mi sono rivolto verso l’arte – musica, poesia e scrittura in particolare. Decisi di diventare drammaturgo. Col tempo, tuttavia, mi resi conto che il mio desiderio di condividere la verità con gli altri era inutile finché non avessi conosciuto la verità io stesso. Questo mi ha portato alla questione di fondo: Che cos’è la Verità? Ho finalmente capito che, senza Dio, non ci può essere verità. Dio è l’unica realtà che, attraverso tutta la storia, ha veramente elevato l’umanità. Avevo 21 quando ho avuto questa realizzazione. Mi sembrava di impazzire. Alla fine decisi che, folle o no, dovevo trovare Dio. In primo luogo, pensai di diventare un eremita in qualche giungla brasiliana. Ecco, se fossi riuscito a trovare Dio, sarei stato degno di condividere la verità con gli altri. E se non Lo avessi trovato, il mondo sarebbe stato bene senza di me senza di me comunque.  Fu allora che trovai “Autobiografia di uno Yogi”, e diventai un discepolo di Yogananda. Il senso della vita, quindi, è rendersi conto che siamo una parte di Dio, e che – come un santo indiano ha detto – ogni momento non dedicato a questa ricerca è un momento sprecato».

Il programma completo dello YogaFestival Catania su www.yogafestival.it

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