Intervista all’artista Albert Edwin Flury

Albert Edwin Flury, portrait artist. Intervista scoop all’artista conosciuto in tutto il mondo per i suoi ritratti a persone famose.

Albert, lei ha origine svizzera e italo inglese; nei suoi ritratti d’autore si rivela molta psicologia nascosta e palese agli occhi dei protagonisti dei ritratti stessi?

Sì, ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia che mi ha permesso di assorbire, contemporaneamente, più culture. Mio padre, nato in Inghilterra da madre inglese e padre svizzero. Mia madre, invece, italiana. Questo mio vissuto famigliare fatto di viaggi, esperienze e visite culturali, si riversa naturalmente nelle mie opere nelle quali riscontriamo l’estetica classica italiana unita alla nobiltà e discrezione inglesi e ad un certo rigore svizzero. Ritengo che un ritratto abbia molta psicologia che io definisco attiva. Ovvero, è l’osservatore stesso che attribuisce al soggetto dipinto, uno stato d’animo o una introspezione a seconda della sensibilità del momento. Io stesso provo emozioni differenti osservando un ritratto, nel mutare del momento e del mio stesso umore”.

Lei, Albert, ha affermato che dietro ogni suo ritratto c’è il vissuto di ogni persona. Ci spieghi meglio questo concetto di non facile interpretazione.

Nel rappresentare un soggetto, non mi limito mai a rappresentare pedissequamente i suoi lineamenti o le sue forme. Cerco di andare oltre, esaltando alcune particolari doti del soggetto poiché sono le nostre qualità quelle che poi verranno ricordate maggiormente. A volte anche l’ausilio di uno sfondo particolare, che collochi le figure in un proprio contesto e spazio aiuta a meglio rendere e trasmettere il vivere della persona (o delle persone) effigiata”.

Perché hai scelto l’iperrealismo e perché soprattutto ritrai personaggi famosi?

A dire il vero, io non sono un iperrealista. Anzi, ho dovuto a lungo trattenermi dalla troppa influenza della fotografia. Sono certamente un pittore figurativo, realista, ma non smanioso di abbandonare la pittura libera.  Adoro infatti i grandi ritrattisti del XVIII e XIX secolo tra i quali Gainsborough, Reynolds, Vigée-Le Brun, Hayez e Appiani, solo per citarne alcuni. Ricollegandomi a questi autori, si vedrà come i miei ritratti, pur somiglianti e fedeli ai personaggi, non rinuncino mai al sogno che solo una pittura libera può donare al dipinto. Quindi figurativo sì, realista sì ma eseguire copie di fotografie non mi ha mai attratto un granché. La mia tecnica è molto personale forse proprio perché autodidatta; dopo aver tracciato le linee del disegno, procedo con una grisaglia a tinte leggere (quindi non monocolore). Procedo poi a strati, man mano che il colore sottostante si asciuga, stendo poi quelli sovrastanti, sia in pasta, sia a velatura. Questo dà, ai miei dipinti, un cromatismo molto particolare che, credo, riveli sempre la mia mano nelle mie opere. Tra i personaggi che ho ritratto vi sono persone famose e non, non è un elemento discriminante, anzi. Sono semplicemente i miei committenti, a volte privati, a volte incarichi ufficiali e di Stato.

Nel tuo ritrarre personaggi famosi, ti senti più simile ad un pittore di una corte nobiliare  o ad un pittore “pop”?  Quali dunque le tua “influenze artistiche”?

Mi sento certamente molto più vicino ad un pittore di corte che non ad un pittore “pop” ma, credo, questo si possa capire anche da un solo sguardo ad un mio dipinto. Fin da bambino, infatti, ho sempre amato i grandi Maestri del passato, la cui semplice visione delle opere induce ad una forma di reverenziale rispetto mista a profonda ammirazione. Amo tutto ciò che è “Il bello” nella sua accezione più tradizionale del termine. Quindi elementi quali simmetria, bilanciamento cromatico, eleganza e pertinenza della posa nonché l’ attenzione agli abiti indossati non devono mai essere lasciati al caso. Oltre ai pittori che ho citato in precedenza, ve n’è un altro che amo particolarmente: Franz Xavier Winterhalter, ritrattista che operò nell’800 e che girò quasi tutte le corti d’Europa e non solo. Ricordo, in particolare, che a sedici anni andavo quasi quotidianamente a sfogliare le pagine di un volume ad egli dedicato alla libreria Rizzoli in Galleria a Milano sotto lo sguardo arcigno della commessa…Costava centosessantamilalire e, con la mia paghetta di allora, occorrevano settimane! D’altro canto, l’era di internet era ben lontana (i giovani d’oggi non immaginano quanto fosse dura una volta procacciarsi anche solo delle immagini!). Detto questo, risparmiai ed infine andai a comprarlo con grande soddisfazione della commessa della libreria (e mia). Conservo ancora quel volume tra i ricordi più cari”.

Ti si potrebbe definire artista internazionale. Noti delle differenze nel modo in cui viene percepita la tua arte in Italia e all’estero?

Adoro e mi affascina al contempo lavorare per l’estero. Con i miei trascorsi, sono piuttosto aperto al mondo. Il mese scorso, ad esempio, ho terminato ed inviato un ritratto a Lafayette, negli Stati Uniti d’America; trovo molto gratificante che, pur essendoci molti artisti anche negli USA, questi miei committenti siano arrivati fino a me, in Italia, per affidarmi l’incarico di fissare, su tela, il loro amore. Sul fatto della differenza di percezione delle mie opere a seconda del Paese non credo ve ne siano in particolare. Posso fare una differenza di sensibilità ma non legata ad un’etnia o ad un Paese…Semplicemente è un fatto culturale. Il ritratto, come si disse una volta, è per molti ma non per tutti; deve piacere e, soprattutto, dev’essere giustificato da un bagaglio culturale che te lo fa apprezzare per il valore che ha. Non manco mai di ricordarlo: Un ritratto è l’unico mezzo con il quale una persona può entrare da protagonista in un’opera d’arte proprio perché si fonde con essa…Pensiamo alla Gioconda: dove finisce il personaggio e dove inizia l’opera d’arte?

Chi è Albert artista e quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Sono semplicemente un uomo che ama dipingere bellezza. Lavoro per questo; in un mondo che sembra volgere alla volgarità, all’abbandono di valori e tradizioni, alla spasmodica ricerca di una scorciatoia per il successo, io ho scelto un’altra strada. Una strada più difficile, fatta di tanti piccoli gradini a salire…Il mio obiettivo per il futuro? A Dio piacendo, continuare a salirla, quella scala, gradino dopo gradino! M° Albert Edwin Flury Pittore Ritrattista – Portrait Artist

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