Intelligenza artificiale e realtà virtuali: un sottile filo di lama verso la psichiatria – Intervista

Nell’era moderna, l’evoluzione della tecnologia ha rivoluzionato radicalmente il modo in cui interagiamo con il mondo che ci circonda. In particolare, l’avanzamento dell’Intelligenza Artificiale (IA) e la diffusione della realtà virtuale hanno aperto nuove frontiere in campi vari, plasmando la nostra esperienza quotidiana in modi mai immaginati in precedenza.

La tecnologia, in tutte le sue forme, si è affermata come un motore trainante per l’innovazione, la crescita economica e il progresso sociale. L’Intelligenza Artificiale, con la sua capacità di apprendere dai dati e adattarsi alle informazioni in tempo reale, ha rivoluzionato settori come la medicina, l’industria, la ricerca scientifica e la gestione delle risorse. Questa potente tecnologia offre nuove possibilità di analisi avanzate, automazione di compiti complessi e assistenza decisionale, spingendo i confini delle nostre capacità.

Parallelamente, la realtà virtuale ha trasformato il modo in cui percepiamo e interagiamo con l’ambiente circostante. Attraverso l’immersione in mondi virtuali simulati, la realtà virtuale offre esperienze sensoriali straordinarie, che vanno dalla formazione professionale all’intrattenimento e alla terapia medica. La capacità di creare ambienti virtuali coinvolgenti ha aperto nuove prospettive per l’apprendimento, la comunicazione e la comprensione del nostro mondo. In particolare, parliamo di “metaverso“, che si riferisce a un concetto complesso e in evoluzione che denota un ambiente virtuale online persistente, in cui le persone possono interagire tra loro e con oggetti virtuali. È un concetto che è emerso inizialmente nella narrativa fantascientifica e che ora sta diventando sempre più concreto grazie agli sviluppi tecnologici attuali.

Tuttavia, mentre celebriamo queste straordinarie opportunità, è fondamentale riconoscere e affrontare le sfide etiche, sociali e di sicurezza che accompagnano l’adozione massiccia di tecnologie avanzate. La protezione della privacy, la prevenzione del bias o distorsione cognitiva nell’IA, la sicurezza cibernetica e la gestione delle conseguenze sociali dell’automazione richiedono una riflessione critica e un impegno responsabile da parte della società e dei suoi attori chiave.

Altresì, è essenziale riconoscere che non tutte le forme di tecnologia apportano automaticamente benessere. Esistono aspetti negativi che richiedono un’attenta considerazione e gestione. Vi sono delle sfaccettature negative che richiedono un’approfondita riflessione. Esploreremo ora gli aspetti che possono generare problematiche e sollevare domande cruciali, con lo psichiatra Dottore Carmelo Zaffora.

Quali fattori contribuiscono alla dipendenza dal mondo virtuale, in particolare dall’uso di tecnologie quale l’Intelligenza Artificiale?

I principali fattori che determinano la dipendenza dal mondo virtuale sono da ricercare su differenti piani interpretativi. Senza dubbio uno di questi è da individuare sulla sollecitazione/fascinazione delle tecnologie digitali e delle loro applicazioni in termini di facilità di collegamento, prestazioni abbinate, rapidità di ricerca, semplicità d’uso. La crescente offerta prestazionale dei software che arrivano sul mercato inducono infatti gli individui a ricercare sempre di più altre ed ulteriori “app“ che nell’immediatezza appaiono come semplificatori della vita quotidiana che, sotto un certo profilo, è anche vero. Come per esempio whatsApp, video chiamate a costo zero, e-mail, acquisti online, prenotazioni di voli, di concerti, di accertamenti medici, di video collegamenti per meeting, incontri scientifici, di ordini per cibo a domicilio etc. Sotto un altro punto di vista però l’apparente facilitazione della vita, grazie a questi strumenti, determina una palese dipendenza da tutte queste offerte creando una condizione psichica che induce gli individui a credere che non si può più fare a meno di tutto ciò creando una vera e propria “necessaria” dipendenza“.

Foto 1 Io e Caterina – 1980 – con Alberto Sordi

In che modo l’abuso dell’intelligenza artificiale potrebbe influenzare negativamente la salute mentale delle persone?

L’abuso di questi strumenti inevitabilmente ha un impatto sulla salute mentale, poiché possono rappresentare, per molte persone particolarmente vulnerabili, paradossalmente, l’illusione dell’uscita dalla solitudine e dall’isolamento relazionale, attraverso piattaforme social come Facebook, Instagram, Tik-tok e altri determinando da un lato la sensazione che non si è più soli, ma dall’altra la frattura della reale e oggettiva comunicazione interpersonale che si evidenzia solo con la presenza fisica dell’altro. Elemento, quest’ultimo, fondamentale per la cura di molti i disagi psichici, sia che si tratti di ansia, panico, psicosi, depressione o disturbi di personalità.

Quali sono i rischi legati all’eccessivo affidamento sull’intelligenza artificiale per la gestione delle relazioni sociali?

I rischi reali sono legati appunto all’aumento dell’isolamento sociale, soprattutto nelle grandi metropoli, nelle immense periferie, nei quartieri degradati luoghi dove spesso mancano centri di aggregazione, piazze, associazioni comunitarie, centri di creatività condivisa, spazi dove praticare sport.

Come l’abuso dell’intelligenza artificiale potrebbe contribuire a sentimenti di isolamento e alienazione nelle persone?

Già questa tendenza a isolare le persone tra loro è una realtà evidente. Si pensi per esempio agli acquisti online che, nell’apparente praticità, rapidità ed economicità, evitano che la gente esca per negozi, s’incontra, decida, stabilisca e passi il tempo in modo vivo e reale. Si pensi al fatto di ordinare da mangiare a casa, senza mettere il muso fuori, senza esplorare spazi diversi, senza parlare con il cameriere che prende le ordinazioni o il gestore della trattoria orgoglioso dei suoi piatti. Si pensi alla chiusura irreversibile delle sale cinematografiche che falliscono uno dopo l’altra perché Netflix, Sky o Amazon Prime porta un’offerta davanti al tuo divano che non puoi rifiutare. Questo è isolamento e alienazione. Immobilità, nevrosi, carcere esistenziale. Assenza di movimento e dinamicità. Governo dei gusti e manipolazione collettiva delle menti.

Foto 2 Io e Caterina – 1980 – con Alberto Sordi

Come l’abuso dell’intelligenza artificiale potrebbe generare ansia e stress nei contesti lavorativi, soprattutto in relazione alla paura della sostituzione da parte delle macchine?

La realtà attuale è già un’evidenza oggettiva di quanto sta accadendo. Con la delega di tante funzioni all’intelligenza artificiale aumenterà il tempo libero a cui occorrerà dare un contenuto. Se questi contenuti sono poveri, assenti, insufficienti, allora la probabilità di una catastrofe esistenziale potrà essere probabile con disturbi somatici e psichici sicuramente in crescita esponenziale.

Quali sono i rischi legati alla dipendenza emotiva da assistenti virtuali e chatbot, e come ciò potrebbe impattare sulla capacità di gestire le emozioni in modo sano?

I rischi sono quelli di perdere la propria capacità di critica e di giudizio, il libero arbitrio, la libertà di scegliere o anche di sbagliare. L’emotività è un mondo complicato e spontaneo che si vive in prima persona. Essa veicola scelte e modalità comportamentali che mettono l’individuo di fronte a condizioni intime verso le quali occorre trovare sempre soluzioni. Il modo migliore per difendersi è quello di vivere quanto di più all’aria aperta, un recupero del rispetto della natura, l’incantarsi di fronte a un fiore o alla corsa di un cane, l’ascoltare il mare o il proprio silenzio. Coltivare una spiritualità vera ed essenziale, la semplicità delle cose.

Foto 3 Io e Caterina – 1980con Alberto Sordi

Come l’abuso dell’intelligenza artificiale potrebbe contribuire a un senso di perdita di controllo sulla propria vita e sulle decisioni personali?

È ormai evidente che la manipolazione delle informazioni e la pletora di notizie condiziona scelte politiche, alimentari, sanitarie e consumistiche. Bisognerebbe stare sempre all’erta e avere un poco di sospetto critico su quanto viene ammannito e allestito dalle holding che detengono le piattaforme delle informazioni.

Esiste una cura specifica contro l’abuso derivato dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale?

Certamente. Significa leggere un verso, un libro, fare un viaggio a piedi, scalare una montagna, dare spazio alla propria creatività, ritornare a sognare con i propri neuroni senza l’ausilio di aiuti esterni e falsamente fascinosi, come accade con il fenomeno degli influencer.

Foto dal Film Robocop – 1987 – diretto da Paul Verhoeven

Quali approcci può adottare uno psichiatra per trattare o contrastare pazienti che sono   completamente dipendenti dal mondo virtuale?

Il modo migliore è quello di favorire un ritorno al mondo reale, con le sue difficoltà e le sue contraddizioni. Un recupero della sofferenza, della rinuncia, del saper attendere, della pazienza e della speranza, affinché si possa scandire il proprio tempo personale in modo naturale e senza ausili artificiali. Una via alla conoscenza del proprio sé e del valore che esso ha per il bene del mondo e di tutta l’umanità.

Siamo destinati a un futuro in cui queste tecnologie continueranno a modellare il nostro mondo in modi straordinari, e la comprensione approfondita di questo scenario diventa essenziale per navigare in un mondo sempre più interconnesso e digitalmente avanzato. Ma, l’Intelligenza Artificiale e la realtà virtuale offrono numerosi vantaggi per il progresso sociale, ma è cruciale affrontare le sfide correlate.

Un approccio etico e consapevole all’adozione della tecnologia è essenziale per massimizzare i benefici e mitigare gli impatti negativi sulla società e sull’individuo. Il fine ultimo dell’utilizzo eccessivo del mondo virtuale, sia quale forma di comunicazione a scopo sociale e relazionale sui social che per motivi professionali e lavorativi, può portare a un crescente senso di solitudine. La dipendenza da queste tecnologie può condurre a un isolamento emotivo e sociale, poiché le interazioni umane diventano sempre più mediare da schermi e algoritmi. La ricerca di una connessione virtuale può, paradossalmente, intensificare la distanza emotiva, lasciando coloro che abusano di queste tecnologie in una sorta di solitudine digitale.

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