INCOGNITO al Teatro Antico di Taormina. Contaminazioni Acid Jazz e Club Culture

Data unica in Sicilia per la Jazz-Funk Band Inglese di Jean Paul Maunick “Bluey”

INCOGNITO
 Contaminazioni Acid Jazz e Club Culture al Teatro Antico. 
Dopo il grandioso successo avuto a Catania, ha fatto tappa a Taormina il gruppo funk degli Incognito del jazzista ‘Bluey’

Un gradito ritorno in Sicilia quello della jazz funk band inglese degli Incognito, tra i fondatori del movimento acid jazz negli Anni ’90, che hanno suonato in luglio al Teatro Antico di Taormina, con la organizzazione di Catania Jazz di Pompeo Benincasa, in collaborazione con Taormina Arte. 

La band capitanata da Jean Paul Maunick, meglio noto come Bluey, è ritornata in Sicilia dopo il sold out di tre anni fa nel gennaio a Catania e per il Taormina Musica Estate 2010, ospiti a sorpresa nello Spazio Tempo Tour Estate di Mario Biondi and band (sul palco c’erano Bluey, le voci di Joy Rose e Vanessa Hynes e Matt Cooper alle tastiere).

Per il gruppo di Bluey è stato un nuovo contatto con l’Isola che ha dato i natali al suo amico Big Mario con cui hanno recentemente duettato anche alla Royal Albert Hall di Londra
Il concerto di Taormina ha attraversato tutta la lunga storia della band, dal primo album “Jazz funk” del 1981 all’ultimo “Surreal” dello scorso anno. La quindicesima fatica in studio della band inglese contiene quattordici tracce, che rappresentano ben 34 anni di fatiche musicali e che hanno fatto scuola di contaminazione per funky-jazz-band. 

Jean-Paul “Bluey” Maunick: «Per ognuno di noi partecipare alla realizzazione di “Surreal” è stata l’occasione per fare affermazioni audaci, affinare le nostre abilità, scavare in profondità nelle nostre anime creative e produrre un risultato di cui essere tutti estremamente orgogliosi».

Come promesso il concerto ‘tutto per loro’ è stato sanguigno ed esplosivo per la band dal nome latino che ha movimentato, al completo, la Club Culture dell’arena taorminese, orchestrato magistralmente dal service ‘tutto siciliano’ di Vito Torrisi. I brani scelti per la kermesse siciliana (come per quella romana) sono stati colorati di uno smooth jazz che ha coinvolto in soul-dance tutta la platea e gli spalti del Teatro Antico. Expresso Madureira, Talking Loud, Can’t get you out of my head, Goodbye to Yesterday, It’s just one of those things, 1975, Good Love, Still a friends of mine con un cambio di posizione strumentale dei musicisti davvero notevole e musicalmente incisivo. Poi Parisienne Girl, Colibri, Supersonic Lord Sumo, Don’t you worry, As, Nights over Egypt, Always there, per concludere con due bis d’effetto, Reach out e Everyday. Cancellata nonostante la people-request Lowdown, che li aveva visti trionfare insieme a Big Mario proprio nell’estate taorminese del 2010.

La formazione: Jean Paul Maunick, voce e chitarra; Mo Brandis, Vanessa Haines e l’inglesina Katie Leone Hector, vocalist; Francis Hylton, basso; il siculo Francesco Mendolia alla batteria; il fido Matthew Cooper, tastiere; Joao Caetano, percussioni; la sezioni fiati con Sidney Gauld alla tromba, James Anderson al sax e Nichol Thompson, trombone.

Bluey, nato alle Mauritius e cresciuto a Londra, si forma ascoltando Jimi Hendrix e, fra gli altri, Herbie Hancock, Ronnie Laws, George Duke. Forza motrice non solo degli Incognito ma anche dei Light of the World e di quel genere che i dj inglesi chiamano “brit-funk”, getta le basi della generazione “street soul” Anni ‘90.

Le strade di Bluey e degli Incognito si incontrano nel 1979 quando Jean Paul abbandona il progetto Light Of The World: «Per me la musica è la celebrazione della vita, la musica è la mia vita». Musica che per lui è diventato una sorta di marchio di fabbrica al quale è rimasto abbastanza fedele. «Bisogna essere fedeli al primo amore e i miei primi amori sono il jazz e il soul. La passione per la musica ti lascia, ovviamente, un’impronta che ti accompagna nel tempo. È la passione che mi fa andare avanti con l’entusiasmo di sempre».

Negli Anni ’80 Bluey si dedica agli Incognito e al lavoro di studio con altri produttori, soprattutto George Duke e Marcus Miller, collaborando con Sister Sledge, Carol Thompson e Maxi Priest. L’esordio degli Incognito su disco avviene nel 1981 con l’album “Jazz Funk”: servendosi della splendida voce di Maysa Leak.

Maunick riesce a creare un genere che mescola jazz e funk, ottenendone delle atmosfere uniche. Una decina d’anni dopo, questo nuovo stile si sarebbe chiamato acid jazz. «Acid jazz non era una formula matematica, era un movimento che avvicinava musicisti, dj e il mondo dei club che amano ballare, tre parti di un unico fenomeno. Per me si è trattata di una seconda carriera, considerata la mia prima attività di musicista e produttore». Un fenomeno musicale e sociale nato come fenomeno sotterraneo poi arrivato alla ribalta del pop. «E ancora oggi ci sono scene underground importanti come il broken beat o l’afro beat che nonostante non sono prese in considerazione dai grandi media sono molto vitali come fenomeno undeground. Anche il jazz è nato come fenomeno underground».

Negli anni a seguire la band, caratterizzata da una continua variazione dei propri componenti, ha prodotto ben 15 album in studio ed una serie continua di tour mondiali di successo. Nel 2010 viene pubblicato l’album “Transatlantic R.P.M.”, disco che vede gli Incognito collaborare con Al McKay, celebre chitarrista degli Earth Wind and Fire, con Chaka Khan, Leon Ware e Mario Biondi. Per “Surreal” Bluey si avvale della collaborazione del cantante e autore tedesco Mo Brandis e della nuova voce femminile Natalie Williams.

 

Viene dalle Mauritius ma è londinese da quando aveva solo 10 anni. Oggi Jean Paul Maunick, conosciuto da tutto il mondo della musica come Bluey, da quando venne “ribattezzato” così a scuola a Londra da un dirigente scolastico che non riusciva a pronunciare con esattezza il suo nome e cognome, è ampiamente riconosciuto come il “padre” di tutta la scena acid jazz grazie alla sua band, gli Incognito, che da più di trent’anni hanno rivoluzionato il modo di suonare jazz, soul e funk.  

Bluey, Re dei Sogni per Mario Biondi, oltre che suonare insieme, ha permesso al crooner catanese dalla voce ‘dannatamente attraente’ di duettare con Chaka Kahn. Nella foto sopra con Mario Biondi nel concerto taorminese del 2010.

 

a Cognita Design production
Torna in alto