In corso l’interrogatorio di Napolitano al Quirinale

Processo Stato – Mafia:  assenti Riina e Bagarella, per esplicita pronuncia della Corte d’Assise 

Questa mattina è in corso al Quirinale l’udienza super blindata in cui Giorgio Napolitano è stato chiamato a deporre nell’ambito del processo sulla trattativa Stato – Mafia

La deposizione verrà registrata e trascritta per essere messa a disposizione della Corte. 

È la prima volta che un capo dello Stato italiano faccia da teste, nella speranza possa far luce su uno dei periodi più bui della storia della Repubblica italiana.

Presenti solo una quarantina di persone: primo tra tutti il giudice Alfredo Montalto, con i pm e i legali degli imputati (Totò Riina, Leoluca Bagarella, Antonino Cinà, Giovanni Brusca, Nicola Mancino, Marcello Dell’Utri, Mario Mori, Antonio Subranni, Giuseppe De Donno e Massimo Ciancimino) e il procuratore aggiunto Vittorio Teresi, che in prima persona chiederà a Napolitano di fra chiarezza sui timori di Loris D’Ambrosio, non solo relativamente alla lettera del luglio 2012 del giurista a proposito del timore “di essere stato considerato l’utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi”, ma anche di eventi relativi alla caldissima estate del 1993, dell’allarme attentati lanciato dal Sismi nello stesso anno contro Napolitano e Spadolini, nel periodo in cui Napolitano era presidente della Camera.

Non autorizzata dalla Corte la presenza all’udienza odierna di alcun imputato, ricordando le ‘speciali prerogative del Presidente della Repubblica’, nonostante l’esplicita richiesta – a mezzo dei propri legali difensori – nei giorni dei boss Totò Riina e Leoluca Bagarella. Tagliato fuori anche l’ex ministro dell’interno ed ex vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Nicola Mancino, anche lui imputato nel processo sulla trattativa stato mafia, considerato che ‘L’esclusione non appare contrastare con le norme costituzionali ed europee’, secondo quanto dichiarato da Montalto.

Non è ancora noto quante saranno le domande rivolte al Presidente, sebbene si vociferi di una ventina circa.

Nei giorni Napolitano ha comunque anticipato, a mezzo lettera alla Corte, di non aver nulla da dire in merito al caso D’Ambrosio.

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