Il Fantastico Mondo Mitologico Siciliano: la Leggenda di San Giorgio e il Diavolo

Chiunque, almeno una volta nella vita, ha sentito parlare del celebre San Giorgio e delle sue imprese leggendarie. Non sorprende che sia uno dei personaggi religiosi più conosciuti nella tradizione cattolica. Una leggenda che ci riporta all’epoca in cui il difensore della giustizia divina era solo un giovane pastore. San Giorgio è un santo molto amato in Sicilia, specialmente nella parte orientale dell’isola.

San Giorgio – Chiesa Madre – Modica

In Sicilia, il culto di San Giorgio è profondamente radicato e c’è una ragione precisa per questo legame con l’Isola. Il santo è venerato come martire cavaliere, protagonista della celebre leggenda del drago. Questa storia simboleggia la vittoria del cristianesimo sulla forza del male nel folclore comune. Nel corso del tempo, la leggenda si è arricchita di numerosi elementi che hanno contribuito ad accrescere la devozione popolare verso il santo. Le leggende su San Giorgio sono molteplici e testimoniano l’importanza del santo in Sicilia. Questo rilievo è evidente anche dalle numerose chiese a lui dedicate nell’isola. San Giorgio è il patrono di Modica, una città che celebra la sua festa con una tradizione secolare, attirando turisti e visitatori da tutto il mondo. Il simulacro raffigura San Giorgio a cavallo mentre trafigge un drago, simbolo del trionfo del bene sul male. Anche Ragusa Ibla ha un forte legame con il culto di San Giorgio.

San Giorgio che uccide il drago – incisione rinascimentale

Secondo la leggenda, San Giorgio era un giovane pastore che pascolava le sue pecorelle sull’Etna prima di diventare un cavaliere. Un giorno, mentre era con il suo gregge, incontrò il diavolo, che si era travestito da pastore e aveva un grande cane nero con sé. Il diavolo gli chiese se voleva vedere il suo gregge e San Giorgio, ignaro del pericolo, accettò l’invito. Il diavolo lo condusse alla Valle del Bove, un’enorme frattura situata sul lato orientale dell’Etna, dove in epoca preistorica si verificò un grande crollo. Lì, San Giorgio assistette a uno spettacolo terrificante: un cratere stava eruttando lava, circondato da lapilli e fumo, formando un grande lago di magma. In mezzo a questa scena infernale, migliaia di serpenti si contorcevano e si avvolgevano, emettendo sibili spaventosi mentre inghiottivano la lava con le loro code in movimento.

Lo scenario era veramente spaventoso, ma San Giorgio non si lasciò intimorire e, quando il diavolo gli propose una scommessa per vedere chi fosse il migliore, accettò con entusiasmo. Decisero che avrebbero diviso a metà ciò che incontravano lungo il cammino, lasciando a ciascuno la possibilità di scegliere la parte che più gli piaceva. Mentre scendevano dal monte, si imbatterono in un prato verde. Il diavolo, convinto che fosse erba, disse: “Scelgo la parte di sotto“, e San Giorgio accettò subito. Concordarono di ritrovarsi a giugno per vedere i risultati della loro scommessa. Quando si rincontrarono a giugno, ciò che il diavolo aveva scambiato per erba si rivelò essere un campo di grano rigoglioso, tutto per San Giorgio. Il diavolo, furioso per il suo errore, si morse la coda dalla rabbia.

Nonostante la sconfitta, il diavolo non voleva arrendersi. In un campo vicino, decise di scegliere la parte superiore, pensando che questa volta avrebbe vinto la scommessa. Tuttavia, anche questa volta, San Giorgio ebbe la meglio. Il campo era, infatti, di liquirizia, e come ben sappiamo, la parte più preziosa è quella delle radici. Il diavolo, infuriato per la sconfitta, iniziò a sbattere la testa contro una roccia, rischiando di rompere un corno per la rabbia. Rifletté sulla situazione per diversi giorni, e, considerando che San Giorgio sembrava più esperto di lui in campagna, decise di sfidarlo in mare.

Questa volta,” disse il diavolo, “prenderò io le cose più grandi e tu quelle più piccole.” San Giorgio acconsentì senza problemi. Come andò a finire? Al diavolo toccarono gli scogli e le rocce, mentre San Giorgio si prese le perle e i coralli dal fondo del mare. Il diavolo rimuginò sulla sconfitta per un’intera stagione. Non poteva credere che quel semplice pastore potesse batterlo ogni volta! Continuò a pensare a come superarlo, e riflettendo sulle sue abilità di costruttore, decise di sfidare San Giorgio a costruire una casa. Chi avrebbe costruito la più bella e confortevole avrebbe vinto. San Giorgio accettò senza esitazione.

Il diavolo accumulò tutta la lava disponibile e in un batter d’occhio costruì una torre immensa, alta quanto un grattacielo moderno. La differenza era che, mentre nei grattacieli moderni si usano vetro e cemento, qui il cemento era sostituito dalla lava nera, dando alla struttura un aspetto cupo e minaccioso, come un enorme dito oscuro puntato verso il cielo. San Giorgio, invece, costruì una piccola villetta, ma la sua grazia e semplicità la rendevano deliziosa. Le mura bianche e luminose si armonizzavano perfettamente con il verde circostante, facendo sembrare la casetta un’opera d’arte senza tempo. Quando il diavolo vide la casa costruita da San Giorgio, si rese conto di aver perso ancora una volta: non sempre il più grande è davvero grande. La sua torre era solo un’enorme struttura, ma ciò che davvero colpiva gli occhi e toccava il cuore era quella piccola villetta, così bella e armoniosa. Il diavolo scoppiò in lacrime, diventando più brutto che mai nella sua disperazione.

Raffaello Sanzio, San Giorgio e il Drago, 1505, Musée du Louvre, Parigi

San Giorgio si commosse vedendo il diavolo così abbattuto e decise di consolarlo regalandogli la sua casetta. Il diavolo accettò, ma appena stava per entrare vide un piccolo altare con il segno della croce sulla soglia. Questo era troppo! Il diavolo, furibondo, saltò in aria e fuggì verso il monte, tornando alla sua lava e ai suoi serpenti, rendendosi conto che non poteva competere con San Giorgio. Mentre tornava indietro, con la testa china e riflettendo amaramente sulle sue sconfitte, il diavolo incontrò un uomo con una borsa. L’uomo si sedette su una roccia, aprì la borsa e cominciò a contare con cura le mazzette di soldi che ne estraeva, con un sorriso di soddisfazione.

Il diavolo lo osservò attentamente e lesse nel suo animo: avarizia, cupidigia, sete di potere e brama di ricchezza. Era un usuraio che contava i soldi ottenuti dalle sue vittime e pianificava i suoi prossimi guadagni. Il diavolo pensò che quest’uomo fosse il compagno ideale, uno con cui avrebbe potuto vincere tutte le scommesse. Gridò: “Ehi, amico, vieni con me, che insieme ci divertiremo!” Così, il diavolo lo prese a braccetto e se ne andarono insieme, pronti a fare baldoria.

Salvador Dalì – San Giorgio e il drago – 1942

La leggenda di San Giorgio e il diavolo è ricca di simbolismo e porta con sé significati profondi, spesso legati alla lotta tra il bene e il male. In questa leggenda, San Giorgio rappresenta il bene, la virtù, la saggezza e la fede, mentre il diavolo incarna il male, l’inganno e la corruzione. L’insegnamento principale che la leggenda vuole trasmettere è che il bene alla fine trionfa sempre sul male. Nonostante le diverse sfide e scommesse, San Giorgio riesce sempre a prevalere, dimostrando che le qualità positive come la saggezza, la compassione e la fede sono più potenti dell’inganno e della malizia del diavolo.

Inoltre, la leggenda sottolinea che la forza e la grandezza non sono sempre legate alla dimensione o alla potenza fisica. San Giorgio riesce a vincere anche con soluzioni intelligenti, mentre il diavolo, pur costruendo grandi torri e facendo affidamento sulla sua forza, finisce per perdere. Questo insegna che spesso è la qualità, non la quantità, che determina il successo. Infine, la storia mostra che il male è destinato a essere sconfitto e che le tentazioni del diavolo, anche se all’apparenza attraenti, portano sempre a risultati negativi. La morale può essere vista anche come un avvertimento a non cedere alle tentazioni e a rimanere fedeli ai propri valori e alla propria fede, poiché alla fine il bene prevarrà sempre sul male.

Nelle leggende siciliane, il diavolo e San Giorgio sono figure ricorrenti per una serie di ragioni culturali, storiche e religiose. La Sicilia è una regione fortemente cattolica, con una lunga tradizione di culto dei santi e di storie religiose. San Giorgio, in particolare, è uno dei santi più venerati nella Chiesa cristiana. Egli è spesso rappresentato come un cavaliere che combatte il male, incarnato spesso dal drago o dal diavolo. Questo tipo di narrazione ha radici profonde nella tradizione cristiana ed è facilmente comprensibile per un pubblico religioso.

Tintoretto, San Giorgio e il Drago, 1550

Alcune leggende siciliane traggono ispirazione da antiche mitologie e credenze popolari, dove il diavolo e i santi rappresentano forze sovrannaturali. In questo contesto, San Giorgio può essere visto come un eroe mitologico, mentre il diavolo è un personaggio antagonistico che rappresenta il caos e la distruzione.

Il drago è un simbolo antico che rappresenta il male, il caos e le forze distruttive. Nelle leggende cristiane, il drago è spesso associato a figure diaboliche o a forze che si oppongono alla fede. San Giorgio che combatte contro il drago rappresenta la vittoria del bene sul male, della fede sulla tentazione, e della giustizia sulla corruzione. Questa leggenda, che ha radici nella storia cristiana, è diventata particolarmente popolare nel Medioevo, un periodo in cui la lotta tra il bene e il male era un tema ricorrente nella cultura europea.

Il diavolo, come il drago, rappresenta le forze maligne, ma con un’accezione più vicina alla teologia cristiana. Nelle storie dove San Giorgio combatte il diavolo, il santo è visto come un campione della fede che si oppone alle tentazioni e agli inganni del maligno. Queste leggende mettono in luce la lotta spirituale e morale che ogni cristiano deve affrontare, incoraggiando la resistenza contro il peccato e le influenze negative.

Il drago simboleggia spesso una minaccia fisica, un’entità mitologica da sconfiggere per proteggere una comunità o salvare una persona.

Il diavolo è più legato alla dimensione spirituale, alla tentazione e alla corruzione morale. Le storie che vedono San Giorgio combattere il diavolo tendono a focalizzarsi sulla lotta tra il bene e il male a livello di fede e valori.

Sia il drago che il diavolo rappresentano ostacoli che San Giorgio, in qualità di santo e paladino del bene, deve affrontare e sconfiggere. Le leggende dove combatte contro questi due simboli riflettono diverse sfumature della battaglia tra virtù e malvagità.

Le leggende, nel corso del tempo, tendono a essere reinterpretate e riadattate. Alcune versioni della storia possono mostrare San Giorgio che sconfigge il drago senza necessariamente ucciderlo, forse per simboleggiare la possibilità di convertire o trasformare il male in qualcosa di più benigno. Questa interpretazione potrebbe voler trasmettere un messaggio di misericordia o di riconciliazione.

Nella tradizione iconografica, l’uccisione del drago rappresenta in modo chiaro e visibile il trionfo del bene sul male. È un’immagine potente che comunica immediatamente il concetto di vittoria e di eroe. I dipinti spesso devono essere comprensibili a colpo d’occhio, quindi la scena di San Giorgio che uccide il drago è una rappresentazione efficace di questa lotta tra il bene e il male.

Le diverse versioni della leggenda e le rappresentazioni artistiche possono riflettere sfumature differenti, con un focus sulla lotta tra bene e male, sulla misericordia, o sulla necessità di sconfiggere completamente il male per proteggere gli innocenti.

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