Eutanasia: spazio di vita e di morte

Eutanasia: spazio di vita e di morte. Risuona forte l ‘urlo del “Diritto di decidere”. Ancora una volta le coscienze sono divise.

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Risuona forte l ‘urlo del “Diritto di decidere”. Ancora una volta le coscienze sono divise. Il caso di DJ Fabio solleva altre nuove domande che si aggiungono a quelle storiche di Eluana Englaro, Welby, Terry Schiavo.

Si dice che i vari casi sono differenti per entità, per evoluzione, decisioni, ma ciò che rammarica è che ancora oggi non si vuole comprendere che in uno Stato democratico tutti hanno diritto di scegliere cosa fare quando e se dovesse sopraggiungere un caso estremo.

Se ne parla da tempo, forse da troppo e da troppo siamo impantanati sul “Chi” debba decidere. E si che qualcuno decide, anche quelli che affermano che non è corretta, etica, morale una scelta piuttosto che un’altra. Qualcuno sta comunque decidendo, tranne l’interessato.

Stavolta però le cose sono andate diversamente. DJ Fabio ha potuto e voluto decidere. Di sé, per sé.

Laici e cattolici si dibattano ormai da tempo. Un problema bioetico, come l Eutanasia è rimpallato. Sin va e si viene con le decisioni altrui. Ma “IO” dove sono? Occorre una legge, occorre rinnovare la visione della vita che cambia; mutano esigenze, modi pensare oltre il moralismo per non sconfinare nell’aspetto più atroce dell’accanimento terapeutico che si traduce in Egoismo.

Nessuno vuole vedere morire le persone amate, nessuno vorrebbe che la vita si terminasse in maniera così atroce, ma ciò di cui dobbiamo prendere atto è che l’interessato DEVE potere essere in grado di decidere.

La disperazione di chi è immobile, di chi soffre, e soffre sicuramente di più di coloro i quali stanno da questa parte pronti a “decidere”. Non è la vita che si vuole togliere né con l’Eutanasia nè con il Suicidio assistito. Forse qualcuno sta chiedendo di potere “vivere la sua morte” con più autonomia. I malati non possono essere privati della capacità decisionale; la persona ammalata, terminale rimane comunque una “Persona, un’agente MORALE”. Questo va rispettato.

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