Et Resurrexit alla chiesa della Badia di Sant’Agata

Concerto di Pasqua tra lirismo e misticismo per l’ottavo appuntamento della rassegna “In cordisjubilo”.

Un’atmosfera di intenso misticismo ha pervaso l’ottavo appuntamento della rassegna In cordisjubilopromossa dal Coro Lirico Siciliano e dall’Arcidiocesi catanese, nella monumentale chiesa della Badia di Sant’Agata. Ad omaggiare la festività religiosa, il Concerto lirico di Pasqua dal titolo Et Resurrexit, introdotto da Padre Massimiliano Parisi, che, nel ringraziare il direttore Francesco Costa, ha  ricordato alla platea il percorso di valorizzazione della cupola e terrazza della chiesa, per una fruizione turistica sia diurna che serale.

L’esibizione ha puntato i riflettori questa volta su  Maria Grazia Tringale, soprano, e Alberto Munafò Siracusa (controtenore, nonché presidente del Coro) che ha svolto per l’occasione il ruolo di sopranista, entrambi accompagnati dalla pianista Annalisa Mangano. I due artisti si sono compenetrati nel fluire melodico di un’oculata cernita sacra, ponendone in luce la bellezza spirituale con finezza  espressiva, tra i bei filati della Tringale e le arditezze di Munafò.

Un’ emissione nitida e trascinante, nonché  sensibile alle profondità testuali, che si improntava al massimo equilibrio sonoro, come ben si addice  a un contesto sacro,  dispiegando pagine suadenti di storia della musica: dallo Stabat  Mater di Giovan Battista Pergolesi ( Quando Corpus Morietur, Amen, Eja Mater) al Bizet di Agnus Dei, dopo il Gloria RV 589 ( Domine Deus) e il Magnificat RV 611( Esurientes) di Antonio Vivaldi, attraversando  il nutrito Ottocento di Gioachino RossiniVincenzo Bellini, Charles Gounod( o Divine Redeemer) e Gabriel Fauré (Pie Jesu dalRequiem op. 48).

Plurime le sfumature  rossiniane di una coinvolgente Petite Messe Solennellein Crucifixus e Qui Tollis,  nell’intimo raccoglimento  del duo,  che  ha poi toccato le corde belliniane di CorMundum Crea (accanto aSalve Reginae  O SalutarisHostia) e della Messa Seconda in Sol Minore (Laudamus Te) suggellandocon tangibile armonia il repertorio sacro del musicista catanese, antecedente al 1825.

Non da meno, il brano  GallusCantavit (nella trascrizione di Daniela Calcamo)  composto da Vincenzo Tobia Bellini (nonno del musicista) ha  fruito della ben articolata e lucida rilettura di Munafò lungo le sezioni del brano, tra punte impervie e distensioni amene. Su tale opera è da  menzionare una pubblicazione del musicologo Giovanni Pasqualino (Il GallusCantavit. Un enigma belliniano, ed. Tabula Fati), tra i presenti alla manifestazione. La platea, pur non numerosissima, ha manifestato ampiamente il suo caloroso consenso, ottenendo  il bis  dell’Ave Maria Di Schubert.

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