Enrico Panvini da Catania: scultore e pittore che degnamente rappresenta il suo territorio

Con le radici dell’ulivo crea dei capolavori unici che emozionano ed incantano.

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Quando è cominciato il suo percorso artistico?

“All’età di 14 anni, con la realizzazione della mia prima opera intagliando uno scarto di legno d’ulivo che mio padre aveva messo da parte perché danneggiato”.

Quali sono stati i riferimenti artistici e culturali che l’hanno maggiormente influenzato nel corso del tempo?

“Al primo posto sicuramente mio padre, ero affascinato ed attratto dal modo come lavorava, con quanta dedizione ed amore metteva in ogni sua creazione, poi durante la mia carriera scolastica ho scoperto il mondo dell’arte tracciata nel tempo da innumerevoli artisti (Michelangelo, Raffaello s., Giotto, Picasso, Mirò, Mondrian, Kandinsky, ecc…) che nelle varie epoche e correnti hanno lasciato la loro impronta, impreziosendo l’umanità intera con le loro ‘’Opere d’Arte’’, plasmando su marmo, legno, ceramica o pittura la loro stessa “Esistenza’’ rimasta in dono ai posteri.Tutto ciò mi ha affascinato a tal punto da non smettere mai di avere una visione particolare di tutto ciò che mi circonda, creando sempre delle opere in base ad un sentire profondo che mi porta principalmente ad un benessere e nutrimento dell’anima”.

 Come nasce una sua opera? Che cosa è per lei l’ispirazione?

“Spesso si cerca l’ispirazione lontano da noi, in qualcosa di esterno al nostro essere, quando invece basterebbe ascoltare e vedere cosa risiede nel nostro cuore, non a caso secondo C. Sagar In qualche luogo l’incredibile aspetta di essere scoperto. In me l’ispirazione nasce nel momento in cui determinati condizioni coincidono: Materiale, tempo, serenità d’animo. Quando tutte queste tre cose coincidono… inizia la mia CREAZIONE. Il materiale con cui inizio a lavorare ha un’importanza fondamentale, la mia scultura nasce da quella scintilla dettatami dalla forma della radice d’ulivo, dal suo movimento intriso nei suoi lineamenti, mentre per i quadri mi colpisce la bellezza profonda di un paesaggio, di un fiore, di un tramonto o di un casolare abbandonato intravisto durante una passeggiata, quella bellezza, quel particolare provoca in me una tale emozione da spingermi nel cercare e nel volere immortalarlo con il colore sulla mia tela”.

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L’albero d’ulivo ha sempre un significato importante: storico, filosofico, religioso. E’ per questo che le radici da cui trae ispirazione sono  così importanti?

‘’L’olivo è il più importante fra tutti gli alberi’’, così scriveva nel I secolo dopo Cristo, Lucio Giunio Columella, nel suo ‘’De re rustica’’, poche parole ma sufficienti a indicare l’importanza che da sempre ha avuto questo albero nella vita dell’uomo. Per gli antichi simbolo di gloria e di benedizione divina, fonte di legno da opera, di frutti per alimento, di olio per fare luce e curare i malati, oggi simbolo di pace e prosperità. L’ulivo è la pianta centrale nella storia delle civiltà che si affacciano sul Mediterraneo. La scelta da parte mia non è causale, bensì legata a radici profonde e forti come quelle dell’albero d’ ulivo. La sua capacità d’ispirazione è infinita: il senso profondo della famiglia, dell’appartenenza a questa terra, del suo crescere con estrema lentezza affondando più saldamente le proprie radici fino a diventare un albero grande e forte capace di durare per millenni… il tutto mi insegna ad avere pazienza ed ad attendere con fiducia i frutti che non tarderanno ad arrivare. In particolare sono attratto dalla sinuosità delle sue forme che mi spingono a cercarne il messaggio contenuto in esse, in ogni singolo suo tratto si cela un qualcosa di prezioso che con meticolosa pazienza lentamente si svela attraverso il movimento delle mie mani, una forma spesso nascosta da detriti, da strati esterni costruiti e sedimentati nel tempo che aspetta con estrema pazienza di essere mostrata in tutto il suo splendore ai miei occhi e portata finalmente alla luce”.

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L’intervista si fa più interessante; pongo al maestro anche una domanda che ripercorre i sentieri del suo passato e domando cosa suo padre, anch’egli scultore di fama internazionale, gli ha insegnato di regole  morali di vita? 

“La regola più importante che penso tutti i padri dovrebbero insegnare ai propri figli è quella della “Caparbietà”, non abbandonare mai i propri sogni, non mollare mai, malgrado tutte le vicissitudini avverse che possano presentarsi sul proprio cammino, non dobbiamo mai stancarci di credere con estrema pazienza e fiducia che prima o poi… anche in forme diverse, i nostri sogni potranno realizzarsi”.

Come, secondo lei, un giovane ed inesperto artista potrà oggi districarsi all’interno del mondo dell’arte ?

“Secondo me l’arte è priva di sistemi e questo che i giovani d’oggi e ancor di più un’artista dovrebbe riuscire ad individuare. L’artista messo in un sistema corrotto o fortemente limitante non è più un artista, può essere un artigiano, un bravo operaio, costretto dal dio denaro a fare delle cose, con la consapevolezza di fare per avere e non per il piacere insito del fare per donare… questo a mio parere è la distruzione della creatività e di noi stessi. Si dovrebbe “creare” in base a ciò che il proprio cuore e la propria anima suggeriscono, in quel caso l’opera realizzata sarà sicuramente una vera ‘’opera d’arte’’.

Nelle sue tele e sculture non soltanto si può dedurre amore per la Natura ma  anche rispetto ed amore per la sua terra di Sicilia?

“Amore smisurato per tutto ciò che di bello mi circonda: la bellezza crea, si nutre e genera altra bellezza catturarne ogni più piccolo particolare,immortalarne l’immagine in un primo momento con uno sguardo fotografico per poi riprodurlo con il mio sentire sulla tela… genera in me un senso di appagamento e gratitudine infinita verso la vita che ricorderò per sempre”.

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