L’ultima iniziativa del Centro Italiano Opere Femminili Salesiane: oltre cinqunat’anni di lavoro al servizio di donne sole, ragazze nadri, con disagi economici e sociali
Imparare un mestiere, ma anche a diventare cittadine d’Europa, accompagnate per mano nella pratica da un lato, e dall’altro, nella conoscenza sui diritti e doveri in un mondo del lavoro sempre più precario e mal pagato. Questo lo spirito con cui una ventina di donne provenenti dalla Nigeria, richiedenti asilo politico, ospiti al centro Cara di Mineo si sono accostate al corso di formazione “Sarta su misura” del Centro Italiano Opere Femminili Salesiane (CIOFS), una delle più antiche istituzioni italiane, nata nel ’56 con una mission ben precisa: stare al fianco di donne sole, dal passato tormentato fatto di miseria e sfruttamento. “Dal dopoguerra a oggi – ricorda la presidente CIOFS suor Mariella Lo Turco – abbiamo formato sarte, segretarie d’azienda, dattilografe, maestre d’asilo, che sono state il fiore all’occhiello del nostro ente”. E così, ogni mattina le venti donne nigeriane arrivano in pullman puntuali alle otto per frequentare fino a marzo prossimo le 450 ore di lezioni grazie alle quali avranno un’opportunità in più per ricollocarsi in realtà produttive, in particolare nel settore dell’abbigliamento industriale o artigianale. Con loro che rappresentano il settanta per cento dell’intera classe, ci sono anche italiane che versano in gravi condizioni economico-sociali.
Il CIOFS, che dal ’74 è anche centro di formazione, ha avviato nel 2001 lo sportello multifunzionale “Stella Maris” più di un centro di informazioni, non certamente un ufficio di collocamento, ma una rete di sistema integrato di orientamento, consulenza e sostegno che garantisce numeri altissimi di inserimento al lavoro.
“Sono ancora tante le donne italiane che non riescono a trovare uno sbocco professionale – spiega Rita Tomasello, una delle responsabili dello sportello multifunzionale – costrette se separate, sole, che lasciano la strada, a svolgere lavori umili senza avere garanzie salariali e previdenziali”. “Mentre le donne immigrate che si rivolgono a noi rappresentano circa il 30, 40 per cento – aggiunge Giovanna Panarello, orientatore sportello – ma la percentuale è destinata ad aumentare”. “Il nostro compito – sottolinea Olga Mangiafico, orientatore sportello – non è informare sui sistemi di sostegno e assistenza, ma trasferire conoscenze e competenze che possano rendere ogni donna autonoma nella ricerca e nel mantenimento del lavoro, eliminando condizioni sperequative legate a sesso ed etnia e favorendo l’inclusione sociale”.